7 dicembre 2016

IL PIANO DEL VERDE TRA NUOVI PAESAGGI URBANI E VISIONE METROPOLITANA

Una nuova strategia: qualità non solo quantità


Il paesaggio urbano è l’insieme degli spazi, urbanizzati, aperti, verdi, delle strade, dei viali, dei grandi parchi, dei giardini, delle case, delle aree dismesse, delle acque, delle cascine, dei campi agricoli. In breve, è quell’insieme di spazi, variegato e poliedrico, che compone e riempie il nostro vivere e percepire la città. Il paesaggio urbano è un elemento fondamentale dell’ambiente in cui viviamo e ogni suo aspetto contribuisce, e ha contribuito, al carattere storico, identitario, sociale e ambientale di Milano; il verde ne è una componente essenziale.

06grandi40fbMilano occupa una superficie di 182 milioni di mq; di questi 50 sono a verde e di questi ultimi 25 sono terreni agricoli; i restanti 25 rappresentano quindi il verde fruibile direttamente dai cittadini. Milano è una città circondata da una serie di grandissimi parchi che la connettono con i Comuni della cintura. Ciò la rende una città diversa dalla maggior parte delle metropoli italiane e le consente di avere, oltre al grande polmone verde che ancora la circonda (nonostante il consumo di suolo che negli ultimi decenni ne ha modificato gravemente l’aspetto), un’alta percentuale di spazi aperti e di suolo ancora intatto. Sono 31 le aziende agricole che appartengono al DAM (Distretto Agricolo-Rurale Milanese) e 33 le cascine che sorgono su terreni del Comune. Il numero di metri quadri di verde per abitanti è passato da 8 mq del 1980, a 13,5 mq del 2009, a 20 mq di oggi.

Ma non può essere solo la quantità di verde pro capite a determinare una migliore percezione del paesaggio e del verde urbano, quanto piuttosto la sua qualità. È necessario, perciò, valorizzare tutte le caratteristiche del territorio milanese; è indispensabile conoscere, connettere, utilizzare, condividere ogni spazio della città: in questa direzione si deve andare, quando si parla di Nuovo Piano del Verde Urbano.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera rivoluzione verde: una rivoluzione silenziosa, fatta di piccoli passi, di cambiamenti a volte impercettibili, di nuove visioni, di inversioni di direzione, di attenzioni a particolari a lungo ignorati e di un nuovo interesse delle persone a occuparsi direttamente degli spazi della città.

Non si è trattato di un processo fortuito bensì di una precisa scelta, che non deve e non può essere abbandonata: durante la passata Amministrazione si è dato avvio all’attività del Tavolo del Verde. Si è trattato di un processo innovativo anche nel metodo partecipativo (e molto partecipato), con l’apporto e la collaborazione di esperti, tecnici, assessorati, università, associazioni e comitati. Da esso sono scaturiti due strumenti indispensabili per il futuro della città: il Regolamento d’Uso e di Tutela del Verde Pubblico e Privato e il Documento Strategico per il futuro Piano del Paesaggio Urbano.

Il Regolamento d’Uso e di Tutela del Verde Pubblico e Privato (di cui su queste pagine ho scritto altre volte) è stato approvato nel mese di novembre dalla Giunta Comunale e in questi giorni è in discussione in Consiglio Comunale. I suoi contenuti sono rivoluzionari rispetto a quelli del regolamento di cui il Comune di Milano era dotato fino a oggi e dovranno diventare il vademecum di tutti noi cittadini, degli amministratori e di chi avrà in appalto la manutenzione del verde.

Si tratta di uno strumento che modificherà radicalmente il concetto non solo di fruizione del verde, ma anche della sua tutela e manutenzione. Inoltre, le norme e le indicazioni di comportamento si rivolgeranno non più solo al verde pubblico ma anche al verde privato; inteso, quest’ultimo, come una delle componenti di un bene che va inteso in parte anche come bene comune. Grande attenzione è posta alla tutela delle alberature, al rispetto per le piante e le specie autoctone, alla fauna, al ruolo fondamentale della biodiversità.

A monte di questo strumento dovremo collocare il Documento Strategico per il Piano del Paesaggio Urbano. Si tratta di un documento d’indirizzo che è stato approvato dalla precedente Giunta e che ora deve essere riportato all’attenzione dell’Assessorato per divenire un documento di attuazione di azioni strategiche, di sviluppo e di progettazione. Il Piano del Paesaggio Urbano affronta per la prima volta in modo organico il tema del verde e del paesaggio, tema complesso e molto articolato, e intende tracciare una nuova visione degli spazi aperti in ottica anche metropolitana.

Parte da esperienze esistenti (ad esempio quella, molto positiva, del recupero e della valorizzazione di alcuni grandi parchi della cintura) per delineare una “Visione Territoriale Metropolitana” che tenga conto non solo del sistema dei grandi parchi della cintura, ma anche dei parchi storici, dei giardini grandi e piccoli, dei filari alberati, delle aree degradate o dismesse, del sistema delle acque, delle aree pubbliche e private, delle connessioni ecologiche. In esso è racchiusa la strategia che potrà cambiare radicalmente il paesaggio della nostra città: spazi aperti, parchi, aree residuali, orti, giardini condivisi e, infine, le grandi aree dismesse (scali ferroviari e ex caserme) dovranno entrare a fare parte di un unico disegno e di progetti, anche partecipati, che vedranno coinvolti enti e cittadini, amministrazione e associazioni, agricoltori e giardinieri, agronomi e studenti, scuole e università.

Milano si sta preparando a una profonda trasformazione urbanistica attraverso alcuni importanti progetti in fieri. Da una parte la nuova linea della metropolitana M4, dall’altra il recupero di sette scali ferroviari in gran parte dismessi e quello delle aree delle caserme (la Caserma Montello e la Caserma Santa Barbara di Baggio, con i suoi 40 ettari della Piazza d’Armi).

Se il progetto per la M4 è vissuto oggi come una lacerazione molto pesante per la città (i cantieri dureranno almeno fino al 2021), se alcuni di noi pensano che si sia data attuazione a un progetto ormai vecchio che si sarebbe in parte potuto modificare, se dobbiamo fare i conti con interi quartieri che risentiranno anche economicamente dell’impatto dei cantieri, abbiamo però l’occasione di pensare alle opportunità che si apriranno in futuro. Le aree di cantiere potranno diventare oggetto di progetti, partecipati con la cittadinanza, di rigenerazione urbana e di valorizzazione dei viali e delle strade che le interessano: nuovi spazi con più alberi, più luoghi di sosta e di aggregazione, più verde, percorsi ciclabili, riduzione delle carreggiate. Il paesaggio urbano ne uscirà modificato e, se ne saremo stati capaci, lo sarà in meglio.

Impossibile infine parlare di nuovi paesaggi urbani senza parlare degli ex scali ferroviari. Il tema degli scali ferroviari è assurto agli onori della cronaca, suscitando l’interesse della città, solo di recente. Nel corso della precedente Amministrazione si è lavorato molto per raggiungere un accordo tra Comune e Ferrovie dello Stato. L’accordo, siglato nel 2015, come è noto, non è andato a buon fine e ora si deve avviare una nuova trattativa con FS – Sistemi Urbani. È un’occasione importantissima per la città perché, attraverso il recupero e le nuove destinazioni di aree molto estese (1.250.000 mq), si potrà modificare radicalmente il paesaggio urbano. Qualche settimana fa il Consiglio Comunale ha votato un nuovo documento d’indirizzo che sarà la traccia su cui redigere il nuovo accordo: più verde, meno costruzioni e meno edilizia residenziale, connessioni, valorizzazione e sviluppo del sistema della rete ferroviaria esistente, servizi alla città.

Milano ha imboccato una nuova strada e i milanesi ne sono consapevoli ed entusiasti. Basta pensare alle tantissime persone che si soffermano a fotografare i prati fioriti di papaveri e fiordalisi delle nostre aiuole, o a quelle che coltivano piante e ortaggi nei giardini condivisi. È la strada della sostenibilità, della valorizzazione del nostro paesaggio, della condivisione e della partecipazione attiva: non percorribile a ritroso.

 

Elena Grandi



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