9 novembre 2016

ARGONNE – PLEBISCITI: CRONACA DI UNA CICLABILE NEGATA (DA M4)

Arroganza delle imprese o colpevole disattenzione verso i cittadini?


Nella vita quotidiana di una città ci sono piccole storie che però raccontano molto del rapporto tra cittadini, istituzioni pubbliche e grandi opere. È il caso della ciclabile che collegava piazzale Risorgimento con viale Argonne e da lì fino al parco Forlanini, costruita sul sedime di una vecchia linea tranviaria. Uno dei pochi “raggi verdi”, immaginati dal paesaggista Andreas Kipar in vista di Expo 2015, che poteva definirsi, per quanto involontariamente, realizzato. Un percorso ciclabile non privo infatti di alcune criticità, come il tratto promiscuo con un parcheggio lungo corso Plebisciti e l’assurdo attraversamento di piazzale Dateo, ma che consentiva a migliaia di milanesi di muoversi in bici in sicurezza, sia sulle brevi, sia sulle lunghe distanza, collegando un sistema lineare di spazi verdi e campi giochi.

08costa36fbDa quasi due anni i lavori di M4 hanno reso impraticabile questo percorso, senza reali motivazioni tecniche e, soprattutto, senza offrire alcuna soluzione alternativa nonostante l’intensa attività propositiva del Comitato Argonne-Susa. Proviamo a ripercorrere la cronaca degli eventi, perché aiuta a far capire il disinteresse di chi amministra i cantieri M4 verso i cittadini che scelgono di usare lo spazio pubblico della propria città con sistemi diversi dall’auto.

Nel 2013 il primo cantiere della M4 in città viene allestito nel tratto di corso Plebisciti vicino a piazzale Dateo. In realtà di operai e macchine all’opera se ne vedono pochi. Quel cantiere serve solo per non perdere i finanziamenti CIPE, come ammesso dalla vecchia Giunta, però le recinzioni sono vere e tagliano irrimediabilmente la ciclabile, con il risultato che i ciclisti sono costretti a zigzagare tra le auto o a rifugiarsi lungo i marciapiedi.

A febbraio 2015 inizia la cantierizzazione di viale Argonne. Tutto il parterre centrale viene recintato e reso inaccessibile, inclusa la ciclabile che corre sul lato nord. Il Consorzio M4 non ha ancora ottenuto l’autorizzazione paesaggistica, però chiude ugualmente tutta l’area. Passano diversi mesi prima che i lavori partano davvero e di nuovo, nonostante le ripetute richieste di mantenere aperto il collegamento ciclabile lungo il viale, le prime cesate pesanti, in blocchi new jersey, vanno a rafforzarne la chiusura. E così, all’interruzione di corso Plebisciti si somma quella di viale Argonne, che interromperà per ben sei anni la continuità di un percorso vitale per i quartieri attraversati.

Basterebbe poco per mantenere aperta la ciclabile, così come è stato fatto in corso Indipendenza. Perché non lo si vuole fare? A cosa è servito il workshop lanciato su ArcipelagoMilano dal Presidente di MM ? Non doveva essere un momento di ascolto della città, “un’occasione per sperimentare e condividere un nuovo modo di “vivere i cantieri”? Perché la mobilità ciclistica è sempre considerata residuale rispetto a quella automobilistica, tanto che la prima si può interrompere e la seconda invece è intoccabile? Perché i cantieri M4 ignorano il traffico su due ruote, visto che non c’è traccia di indicazioni dedicate alle biciclette se non quelle che ne impediscono improvvisamente l’utilizzo?

La cosa inspiegabile è che tenere aperta la ciclabile, nel caso di viale Argonne e corso Plebisciti, andrebbe a vantaggio anche delle auto, perché non sarebbero “intralciate” dai ciclisti costretti a pedalare su strade pericolose e ad alta intensità di traffico.

Uno sguardo di insieme sui lavori M4, ora che ormai interessano tutta la città, consente di riconoscere un comune denominatore: un cantiere senza un disegno riconoscibile (cosa paradossale per una città come Milano che si vende come capitale del design), opaco allo sguardo degli umarell, privo di informazioni. Invece di creare spazi pubblici temporanei di qualità, a maggior vantaggio di un rapporto positivo e non conflittuale tra cittadini e opera in costruzione, si assiste a recinzioni che occupano aree più ampie dello stretto necessario, a cesate invasive che, come in viale Argonne e corso Plebisciti, interrompono percorsi e pratiche d’uso consolidate senza offrire alternative.

Un qualsiasi “opening soon” milanese è generalmente ben disegnato nelle sue recinzioni e quasi sempre mostra immagini di quello che accadrà dopo. Qui invece? Lungo le cesate non ci sono disegni né informazioni, e nemmeno un generico: “scusate per il disagio, stiamo lavorando per voi”. Nonostante sia un’opera pubblica, M4 sembra un progetto autoreferenziale, che non si relaziona con i cittadini che dovrebbe servire, come evidenziato un anno e mezzo fa dal Comitato Argonne-Susa. E intanto la ciclabile tra viale Argonne e corso Plebisciti resta chiusa.

Andrea Costa

 


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