26 ottobre 2016

IL RUOLO DEL PD: DIFENDERE IL SUOLO E IL PAESAGGIO

Progetto di legge 308 Regione Lombardia, una strategia di opposizione


La prima legge sulle aree protette varata in Regione Lombardia risale al 1986, la L.R. 83 del 30 novembre, è considerata come una legge molto importante e che ha anticipato la legislazione nazionale in merito. In particolare questa legge istituiva i 24 parchi regionali attuali che hanno rappresentato il primo sistema di vincolo e tutela a difesa del territorio, nell’imminente sopraggiungere della forte spinta al consumo di suolo degli anni a venire.

10soldo35fbSono passati trenta anni da quella legge e nel frattempo, soprattutto in seguito all’azione legislativa della comunità europea, sul territorio regionale si sono aggiunte molte e diverse tipologie di tutela ambientale: in alcune zone della Lombardia si sovrappongono 6/7 ordini diversi di tipologie di tutela. Si consideri che, ad oggi, oltre ai 24 Parchi regionali, la rete delle aree protette di Regione Lombardia, può enumerare anche un centinaio di PLIS (Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, costituiti dalla volontà politica di amministratori locali a salvaguardia degli endemismi), un numero importante di siti appartenenti a Rete Natura 2000 (Sic – siti di interesse comunitario, Zps – Zone di protezione speciale e Zsc – Zone speciali di conservazione), un parco nazionale e una serie di monumenti naturali.

In Lombardia quindi gli strumenti di tutela e salvaguardia di territorio e ambiente sono gestiti da diversi enti che non interagiscono tra loro nonostante in alcuni casi sussista non solo la comunanza di intenti (la salvaguardia dell’ambiente) ma anche la prossimità geografica. Si aggiunga poi che a seguito dell’appesantimento subito dai bilanci degli enti locali, le risorse economiche che entrano nella disponibilità degli enti di tutela ambientale, si sono drasticamente ridotti.

Era quindi da tempo che Regione Lombardia mettesse mano alla legislazione almeno per ottimizzare le risorse a disposizione dei parchi e delle aree protette e per provare ad elaborarne un’opera di integrazione finalizzata a una più fattiva e concreta opera di tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale regionale.

Qualche mese fa l’assessora Terzi porta nelle commissioni regionali competenti, una prima bozza di legge, quella che diventerà il Progetto di legge 308, rispetto alla quale afferma di voler portare ad approvazione entro il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, nel frattempo inizia una fase esplorativa rispetto agli operatori del settore, fase che non si compie anche per la impellente fretta dimostrata dall’assessore stesso: lo dimostrano la quantità di osservazioni al PDL che sono arrivate dalle province, dai parchi e dai plis, indicativo di una mancato percorso di avvicinamento condiviso alla formulazione della proposta di legge.

Purtroppo, il Progetto di legge 308 della Terzi, non solo si è dimostrato insufficiente in quello che doveva essere il percorso di avvicinamento ad una nuova legge ma si è addirittura dimostrato inadeguato rispetto alle esigenze condivise da tutti gli attori che operano e stanno operando in questo particolare e articolato ambito istituzionale.

Dopo aver ripetutamente chiesto alla Terzi un confronto per giungere a un percorso di elaborazione e promulgazione della legge più condiviso e costruito dal basso, i gruppi regionali del Partito Democratico e del Patto Civico  decidono di provare a fare ciò in cui l’Assessore Terzi ha fallito: coinvolgere i rappresentanti dei Parchi e delle aree protette per verificare la percorribilità di un iter che porti ad una legge di riordino delle aree protette regionali che finalmente vada a riorganizzare il settore alla luce dei accadimenti degli scorsi 30 anni nell’ottica dell’ottimizzazione delle risorse a disposizione e tenendo presente due cardini fondamentali: sostenibilità economico finanziaria degli enti e rilancio del significato e del ruolo degli enti preposti a governare queste aree protette.

In sintesi è oggettivamente necessaria la formulazione di una riforma del settore delle aree protette e i motivi principali sono i seguenti:
* Una necessaria riorganizzazione delle risorse economico finanziarie a sostegno delle aree protette: Sostenibilità economico finanziaria degli enti preposti al governo delle aree protette;
* Il riordino della normativa in merito anche e soprattutto in funzione di una generale riorganizzazione istituzionale, tuttora in atto: definizione di ruoli e organizzazione del sistema di aree protette dopo l’inserimento delle città metropolitane e dei nuovi enti di area vasta;
* La necessità di istituire ambiti omogenei per la protezione e la valorizzazione del patrimonio ambientale, andando ad integrare i diversi strumenti istituzionali (sic ,plis, p.r., zps, zsc) con cui si è andati a preservare la biodiversità e gli endemismi locali;
* La necessaria rigenerazione delle finalità e del senso delle aree protette secondo due cardini fondamentali: la fruibilità del territorio e dei suoi endemismi, lo sviluppo e la costruzione di un processo per la distribuzione e la parcellizzazione dei  servizi ecosistemici, introdotti dalla normativa nazionale (collegato ambientale), e rispetto ai quali non ci sono, per il momento, i decreti attuativi.
* L’importanza di una rigenerata funzione delle aree protette: non solo rivendicazione della funzione vincolistica che peraltro permane, ma inserimento della funzione di valorizzazione del territorio e di nuovi modelli di sviluppo sostenibile che vengono promossi nelle aree protette.

Come ribadito e condiviso da tutti da tutti gli operatori del settore ai vari livelli istituzionali, siamo nell’esigenza di rigenerare e ampliare gli scopi della prima vera legge che ha permesso di proteggere il patrimonio naturalistico e ambientale lombardo, la L.R. 86 del 1983 e non più di riadattarne la vestibilità e le “misure”, alle sopraggiunte esigenze: è giunto il momento di una nuova legge sulle aree protette che abbia l’importanza e la portata della prima legge che ha istituito la rete originale.

La proposta contenuta nel Progetto di legge 308 può essere riassunta dai seguenti punti:
* Delega ai parchi regionali di formulare una proposta di fusione e integrazione con altre entità preposte alla salvaguardia delle aree protette (Plis, SIC, ZPS, ZSC, monumenti naturali, parchi regionali vicini). Proposta da formulare entro 3 mesi dall’entrata in vigore della legge regionale;
* Ruolo e tempi di risposta delle Regione in merito alle proposte di fusione e integrazione formulate a discrezione dei presidenti dei Parchi Regionali e delle entità convolte nel processo di integrazione;
* Sistema di incentivi che favorisca il processo di integrazione delle aree protette.

Il Partito Democratico e il Patto Civico fonda la propria proposta partendo dal presupposto fondamentale di prendere le mosse dagli elementi di cui si compone il sistema regionale della biodiversità:
* Sistema delle aree protette nazionali ricadenti nel territorio della Lombardia;
* Sistema delle aree protette regionali;
* Siti di Rete Natura 2000 (ZPS, SIC, ZSC);
* Riserve naturali e monumenti naturali;
* PLIS;
* Corridoi ecologici e aree

Il sistema regionale della biodiversità è definito come rete ecologica regionale (RER) riconosciuta dalla Lombardia come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale (PTR). Il punto cardine della proposta del PD e del Patto Civico su cui si baserebbe il  sistema regionale della biodiversità fondato sulla RER, è l’istituzione degli ARESS: Ambiti Regionali di Sviluppo Sostenibile (ARESS) definiti su base territorialmente omogenea.

Scelta politica forte della nostra proposta sta nel definire gli ARESS come ambiti ottimali che rispondano all’esigenza di razionalizzare e integrare gli enti preposti alla tutela ed alla valorizzazione del territorio ed il coinvolgimento nell’ambito ottimale anche di enti locali che con non hanno territorio da sottoporre a vincolo ma che godono dei servizi ecosistemici e delle facilities introdotte dalle attuali aree protette adiacenti (greenway, opere di regimazione delle acque e di salvaguardia idrogeologica). Questa scelta rende economicamente sostenibile la sussistenza di enti preposti alla tutela del territorio e dell’ambiente ivi inserito:  parteciperanno alle spese dell’ente anche comuni attualmente non coinvolti nella RER. La proposta contenuta nel PDL 308 invece demanda agli enti stessi l’unificazione e la razionalizzazione degli enti, cosa che , secondo noi rappresenta la sintesi dell’inadeguatezza della proposta: La Regione non può e non deve abdicare al proprio ruolo di decisore in una riforma come questa in cui l’elemento fondamentale è proprio la logica usata per suddividere il territorio da tutelare in ambiti ottimali.

Nonostante ciò la nostra proposta dovrà essere ulteriormente dettagliata su tre questioni:
– La proporzionalità della contribuzione degli enti che costituiscono gli ARESS: stabilire se inserire una proporzionalità diretta o inversa rispetto alla quota parte di territorio posto sotto tutela. L’interessante intervento del Prof. Lanzani ha sollevato l’esigenza di invertire la proporzionalità a favore dei comuni che hanno deciso di tutelare il proprio territorio;
– L’elaborazione della quota parte di contribuzione da destinare al sostentamento degli ARESS da parte dei portatori di interesse (stakeholder);
– Il ruolo della città metropolitana (Milano) nel partecipare al processo di definizione dell’ambito che  la riguarda in termini di ruolo e competenza.

In conclusione, la formulazione di una proposta alternativa da parte di PD e Patto Civico non aveva come unica finalità quella di formulare una controproposta al pdl 308 dell’Ass.re Terzi: avremmo certamente assolto al nostro dovere di minoranza politica ma non saremmo riusciti di uscire dalle mura del “palazzo”. Sbaglio fondamentale, da parte nostra, nel formulare la proposta, sarebbe stato quello di non coinvolgere chi per ruolo ed esperienza, ha una serie di argomenti per poter dire qualcosa di sostanziale nel merito della questione di cui si sta dibattendo.

La nostra proposta di legge rappresenta quindi un punto di partenza e non di arrivo, nell’ambito dell’elaborazione politica del Partito Democratico lombardo e del Patto Civico. Nello specifico, per la quota parte che mi riguarda, il gruppo consigliare e la segretaria regionale del PD,  hanno condiviso l’esigenza di avviare l’interlocuzione ed un approfondito processo di confronto con i rappresentanti istituzionali, con il mondo accademico e con i tecnici che lavorano nel solco della normativa delle aree protette per poter arrivare alla formulazione di una proposta che tenesse insieme  le esigenze che sono nate dall’applicazione della normativa pregressa, le sopraggiunte contingenze e la necessaria opera di riforma del settore anche alla luce della riforma della legge quadro nazionale sulle aree protette che è appena stata approvata in parlamento.

Vittore Soldo
Segreteria regionale PD – delega ambiente, sostenibilità  e beni comuni



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