19 ottobre 2016
LE ULTIME COSE
di Irene Dionisio [Italia Francia Svizzera, 2016, 85′]
con Fabrizio Falco, Roberto De Francesco, Christina Rosamilia, Alfonso Santagata, Salvatore Cantalupo
Tante persone sul marciapiede in attesa, volti tesi e segnati, con l’aria di chi è lì dalla mattina presto, molto prima dell’apertura di quello che si intuisce non essere un negozio o un ufficio pubblico tradizionale. Non appena la chiusura blindata viene aperta dall’interno, la piccola folla si riversa di fretta nel grande salone, cercando di conquistare i primi posti agli sportelli.
Siamo in un banco dei pegni, in mezzo a una umanità dolente che con fatica ha scelto di privarsi di ricordi cari, per ricavarne pochi euro, quanto basta per tirare avanti, nella speranza, spesso illusoria, di poterli riscattare in un momento di maggior fortuna.
Un film corale che mescola le storie di chi lascia gli oggetti cari e di chi prende in custodia, di chi lucra sul debito fuori e dentro il Monte dei Pegni, di chi cerca di dare una parvenza di dignità e rispetto a un lavoro ingrato, di chi prova vergogna a vendere o a lucrare sulla disperazione.
Storie comuni e verosimili che raccontano dolori esistenziali profondi, meschinità e solitudini, inganni e delusioni, si intrecciano intorno a tre personaggi: Stefano, giovane perito del Banco dei Pegni nuovo del mestiere, che in fretta capisce traffici e meschinità, Sandra bellissimo transessuale, tornata in città e respinta dalla famiglia, Michele, pensionato che si presta a traffici poco puliti per ripagare un debito.
Un film asciutto, duro, che non fa sconti e non cede alla retorica, mettendo in scena con grande maturità una tragedia comune del nostro tempo. Una regista giovanissima coraggiosa, alla sua opera prima, che si è documentata molto, e ha saputo scegliere attori credibili e intensi, molti provenienti dal teatro (Fabrizio Falco, Roberto De Francesco, Christina Rosamilia Alfonso Santagata, Salvatore Cantalupo, Anna Ferruzzo, Maria Eugenia D’Acquino), capaci di coinvolgono emotivamente lo spettatore, costruendo personaggi di spessore, ricchi di emozioni, dai protagonisti ai comprimari. Efficace la fotografia, livida negli interni del micromondo del banco dei pegni, e naturale negli esterni, che racconta una Torino quasi anonima e spogliata dei suoi elementi caratteristici.
‘Le Ultime cose’, coprodotto da tre Paesi: Italia, Francia e Svizzera (con il coinvolgimento di Rai Cinema, Istituto Luce e Televisione Svizzera, presentato alla 73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella Settimana della critica), meriterebbe davvero attenzione. Troppo pochi i giorni in sala per questo lungometraggio intenso, che ci auguriamo possa essere riproposto nelle sale attraverso il circuito d’Essai.
Adele H.
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi