19 ottobre 2016

libri – LA FORESTA E L’ALBERO


LUIGINO BRUNI
LA FORESTA E L’ALBERO
Dieci parole per un’economia umana
VP Vita e Pensiero, 2016
pag, 96, euro 10,00

 

libri34fbLuigino Bruni, professore ordinario di Economia politica presso l’Università Lumsa di Roma, ha dedicato diversi libri ai temi dell’economia civile e dell’etica economica. Con quest’ultimo libro l’autore prosegue nella sua indagine economica-antropologica richiamando l’attenzione su un vocabolario estraneo al lessico economico. Parole come mitezza, lealtà, generosità, compassione, umiltà si contrappongono provocatoriamente a termini come merito, efficienza, leadership, competizione, innovazione.

Il libro di Luigino Bruni torna alle parole per ridefinire, grazie ad esse, un patrimonio spirituale e civile largamente abbandonato e da tempo perfino rinnegato. Ma non si tratta di un’operazione nostalgica: riscoprire tali virtù, ci dice l’autore, significa soprattutto far dire cose nuove alle vecchie parole, recuperare princìpi obsoleti banditi dalla grammatica speculativa, e andare incontro allo spirito del tempo rigenerandolo. Perché queste virtù “preeconomiche”, soprattutto in periodi di grandi crisi, possono rivelarsi essenziali anche alla grande cultura aziendale, soccorrerne il cammino dentro il difficile sviluppo.

Come una foresta” scrive Bruni “vive di biodiversità, di tante specie diverse, oggi l’albero dell’economia, per tornare a crescere bene, ha bisogno più che mai di essere affiancato da tutti gli altri alberi dell’esperienza umana, da quelle antiche e rigenerate virtù che consentono lo sviluppo integrale delle persone, dentro e fuori il mondo del lavoro”. Per vivere bene serve dunque creare un valore diverso dal solo valore economico, perché esistono importanti valori e princìpi che non sono quelli delle imprese, e perché il bene comune è eccedente rispetto al bene comune generato dalla sfera economica.

Le virtù economiche e manageriali nei lavoratori hanno insomma bisogno di altre virtù che le imprese non sono capaci di mettere in campo, così come è indubbio che vi sia anche una responsabilità oggettiva della società civile che non riesce più a creare sufficienti luoghi extraeconomici capaci di ispirare comportamenti virtuosi, diversi da quelli strettamente connessi al profitto.

Noi, esseri umani, ci dice Bruni, siamo molto più complicati, complessi, ricchi e misteriosi di quanto le imprese e istituzioni credano. Talvolta siamo peggiori, altre volte migliori, sempre diversi, ma restiamo vivi e creativi finché non ci affidiamo interamente all’ideologia aziendale dell’incentivo e del successo che, in situazioni ordinarie, funziona abbastanza bene, ma rende le organizzazioni del lavoro altamente vulnerabili nei periodi di grande crisi.

“Gli umanesimi che si sono mostrati capaci di futuro sono fioriti grazie a rapporti non predatori con il tempo e la terra” scrive Bruni a conclusione delle sue riflessioni, perché, a dispetto di ogni credo religioso, non farle anche nostre?

Daniela Muti

questa rubrica è a cura di Cristina Bellon

rubriche@arcipelagomilano.org



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