12 ottobre 2016

VIA DE AMICIS 31: HA SENSO DEMOLIRE E RICOSTRUIRE NEL CENTRO DI MILANO?

Cancellare pezzi di memoria storica


Ad agosto ha fatto scalpore la demolizione di un edificio ottocentesco nel centro storico di Milano, al n. 31 di via De Amicis. Un’operazione memore delle sostituzioni edilizie dilaganti a Milano tra anni ‘50 e ‘60, e che sembravano appartenere a una stagione ormai conclusa. L’edificio demolito, esistente almeno dall’inizio dell’800 e situato in prossimità dell’incrocio tra via De Amicis e corso Genova, lungo la strada che affiancava il naviglio interno, aveva subito nel tempo varie modifiche. Il primo progetto documentato, del 1839, riguarda la riforma della facciata e un ampliamento, a firma dell’ingegner Antonio Tibaldi (fig.1). Un secondo progetto di ampliamento, sopralzo e modifica della facciata, con aggiunta di balconi e cornici decorative, risale al 1889 e si deve all’ingegnere Emilio Bianchi (fig. 2). Ulteriori modifiche sono intervenute intorno al 1970, quando all’originaria funzione abitativa dei piani superiori subentra quella di magazzino di vendita. L’ultima modifica è consistita nel recupero del sottotetto a fini abitativi, con rialzo della facciata sopra il cornicione, tra il 2003 e il 2005 (fig. 3).

09sacerdoti33Il progetto di demolizione e ricostruzione viene presentato dallo studio d’architettura FACT (Filippo Tartaglia, Lucio Castrataro, Nicola Anguilano, Augusto Forno) all’inizio del 2016 – dopo un primo progetto di ristrutturazione poi accantonato dalla proprietà – e approvato ad aprile dalla Commissione per il Paesaggio, in deroga al PGT che prevedeva il mantenimento della facciata sullo spazio pubblico, nonché del sedime e della sagoma esistenti, perché rientrava nella categoria degli “immobili con valore estetico – culturale – ambientale”.

Unico modo per ottenere la deroga in questi casi è la “presentazione di relazione storico documentale che sia valutata positivamente dalla Commissione per il Paesaggio”. In assenza di ulteriori informazioni non è dato sapere quali siano state le motivazioni addotte dai progettisti per convincere la Commissione ad approvare un progetto di totale demolizione. È stato forse sostenuto che l’edificio non fosse dell’800? Inoltre, stupisce il fatto che il secondo progetto non sia stato presentato in Consiglio di Zona 1, a differenza del primo che era stato respinto.

Del nuovo progetto si conosce per ora solo un rendering della facciata esterna (fig.5) pubblicato sul sito web dello studio FACT, in cui si vede un volume più alto di quello preesistente e diviso verticalmente in tre settori: quelli laterali rivestiti in pietra grigia, mentre nella parte centrale, intonacata e tinteggiata di giallo, compare nella parte bassa un frammento della facciata preesistente. Ma si tratta di una ricostruzione in stile, come dimostra l’attuale situazione del cantiere, in cui nulla rimane dell’edificio ottocentesco (fig.4, l’inizio delle demolizioni).

In attesa di ulteriori indagini presso gli uffici del Comune, occorre fare qualche riflessione: non solo sul caso specifico, ma in generale sull’opportunità di demolire e ricostruire nel centro storico. Milano è città che si è sempre ricostruita su se stessa, e ne è prova il fatto che dei grandiosi monumenti della città romana, e in particolare del periodo in cui fu capitale dell’Impero, non rimane quasi nulla. Questa foga distruttiva e trasformativa, che ha fatto di Milano la città più moderna d’Italia, si è accentuata dopo l’Unità d’Italia fino al picco del secondo dopoguerra, giustificato in parte dai bombardamenti ma più spesso dalla “mania di guadagno” dei proprietari di suoli ed edifici. Negli ultimi quarant’anni il fenomeno si è attutito grazie a una maggiore sensibilità per l’edilizia storica “minore”, che ha trovato espressione in più restrittivi strumenti urbanistici, come l’attuale PGT.

Il caso di via De Amicis appare clamoroso non tanto per la qualità intrinseca del fabbricato demolito – esempio dignitoso ma consueto di edilizia residenziale ottocentesca – quanto per la scarsa presenza di edifici antecedenti l’unità d’Italia nel centro storico di Milano, al punto che – a eccezione di pochi quartieri e strade – il tessuto urbano antico è scomparso. In via De Amicis la demolizione della casa al n. 31 appare come logico e quasi inevitabile compimento del processo di sostituzione avviato dopo la guerra, non senza alcuni episodi di buona qualità, come i condomini razionalisti costruiti negli anni ‘50 dai fratelli Latis e da Giancarlo Malchiodi.

Per valutare il progetto di cui ci occupiamo, oltre le ambiguità del processo di approvazione e superando l’idea che il vecchio sia necessariamente meglio del nuovo, occorre verificare se l’edificio di progetto regge il confronto con quello demolito, dal punto di vista sia della qualità architettonica, sia del rapporto con il contesto. Per quanto riguarda il primo aspetto, la composizione del nuovo prospetto pare abbastanza equilibrata nel suo schema simmetrico a tre settori, anche se risulta discutibile la scelta di “incastonare” a mo’ di frammento un pezzo di facciata “storica” che tale non è, oltretutto fuorviante perché farà credere ai futuri osservatori che l’edificio preesistente fosse una piccola casa con tre colonne di finestre.

Dal punto di vista del rapporto con il contesto, il nuovo edificio ha il merito di raccordarsi alla quota di gronda dell’edificio inizio ‘900 sulla sinistra e di ripeterne numero e altezze dei piani, mentre i compatti volumi lapidei e la smussatura triangolare sul lato destro rivelano il tentativo di istituire un dialogo con l’edificio anni ’50 su questo lato. Dunque l’insieme non è disprezzabile, e richiama la tradizione milanese delle “preesistenze ambientali”. Ma proprio come accadeva negli anni ’50 e ’60 per molti edifici dei migliori architetti, dai BBPR, a Caccia Dominioni, a Magistretti, rimane il dubbio se sia giusto demolire quel poco che rimane del tessuto storico milanese per sostituirlo con fabbricati nuovi che ne rievocano il carattere.

Pierfrancesco Sacerdoti

 

nota di rettifica:

Il rendering qui pubblicato, tratto dal sito Urbanfile e originariamente dal sito dello studio FACT, non corrisponde al progetto approvato dalla Commissione per il Paesaggio del Comune di Milano. Tale progetto, le cui immagini non sono attualmente disponibili per la pubblicazione, è fortunatamente migliore di quello del rendering, che si riferisce a un’ipotesi progettuale poi accantonata. Il progetto approvato, analogo per volumetria complessiva a quello del rendering, prevede un basamento rivestito in pietra grigia comprendente i piani terreno e primo, e una parte superiore intonacata e tinteggiata di bianco. La copertura è a falde con tegole. L’architettura è interamente nuova: non imita la casa demolita ma tiene conto degli edifici limitrofi.
Pierfrancesco Sacerdoti

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