28 settembre 2016

MIGRANTI, ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE. UN DATO DI REALTÀ

Interrogarsi accantonando improprie e inadeguate soluzioni


Un anno fa a Milano come in altre città italiane si tenne una marcia fatta da “donne e uomini scalzi, perché dare asilo a chi scappa dalle guerre significa costruire la pace”. Allora auspicavamo che “l’amministrazione milanese, nell’ultima fase di Expo, si facesse promotrice su questo straordinario palcoscenico internazionale della necessità urgente del varo della protezione umanitaria temporanea europea (direttiva 55/2001), della richiesta di interventi a livello delle istituzioni europee e nazionali” e nel mentre nella nostra città l’accoglienza dei tanti che arrivavano è stata inesausta. Migranti, rifugiati, profughi, non ci appelliamo adesso qui a categorie giuridiche.

06nannicini31fbA quale distanza siamo tutti un anno dopo? Da quell’auspicio e da quell’emergenza che allora ci portò a dire che si camminava scalzi, attraversati come altre volte prima (e poi dopo ancora e ancora) dall’emozione nell’assistere alla tragedia e non voler più solo assistere impotenti. Perché noi dobbiamo restare scalzi nel tempo che oggi viviamo in Europa, che è diventato la stagione dei muri. E più drammaticamente Flore Murardyovanitch indica l’aspetto militare che già assumono i muri che vengono eretti alle frontiere europee quando legge gli ultimi passaggi politici e legislativi dell’Unione Europea dove “l’unico collante – l’unica unità strategica – che vogliono raggiungere i 27 per evitare la rinazionalizzazione (come succede de facto a Est nei paesi del “Gruppo di Viségrad”), sia di accordarsi sulla difesa comune, e la costruzione di un dispositivo di sorveglianza alla Frontiera esterna. Un Deserto dei Tartari. Xenofobo … contro un nemico costruito e immaginario – il migrante -, che ripete i mantra “sicurezza”,”flessibilità”, “anti-terrorismo” e “blocco del flusso migratorio”. Con mezzi militari.“.

L’accoglienza che si è esercitata a Milano in questi anni, per la perseveranza e tenacia dell’Assessorato al Welfare, del sistema del Sociale e dei milanesi in prima persona, ha rappresentato la forma di resilienza più potente fino a oggi a quegli orizzonti così simili che vengono proposti ai cittadini: di fronte a noi il dilemma tra l’esplosione nazionalistica e xenofoba della UE da un lato e dall’altro la barbarie agita sui migranti al confine. Lo scenario un anno dopo è quello dei muri e degli accordi con paesi come la Turchia e la Libia, ma anche il Sudan, per tentare di spingere sempre più a sud il controllo dei migranti; quello dell’accoglienza come risposta emergenziale non è più sufficiente e non risponde ai mutamenti politici che l’UE e gli stati nazionali istituiscono anche contro la volontà dei cittadini contrari, uno scenario che, pur contrastante, non modifica quella che è la crisi della nostra generazione.

Una crisi come quella che “vissero i paesi che erano sul lato giusto della storia quando il fascismo e il nazismo ha preso piede. Dobbiamo garantire che lo stesso valga oggi. La vergogna di questa crisi non sarà dipinta di bianco nei libri di storia; sarà la cicatrice della nostra coscienza collettiva per generazioni. Abbiamo una responsabilità individuale e collettiva di agire ora.Scrive Helen Pankhurs il 19 settembre sul Guardian, come disse anche la deputata inglese Jo Cox prima di essere uccisa solo a giungo da un neonazista, all’inizio di questa terribile estate.

L’accoglienza oggi, anche nella nostra città, si misura con l’esigenza di dare visione di un orizzonte politico: una comprensione diffusa dalle origini del loro migrare nelle guerre in Siria come in Iraq e in Afghanistan e dislocamenti che i disastri ambientali gli impongono, e soprattutto una visione della loro permanenza nella nostra città e in Europa. Permanenza come cittadini, uomini e donne e bambini che cercano riconoscimento della loro dignità. Sono numerosi gli interventi attivati da associazioni e imprese sociali che rinnovano il senso dell’accoglienza verso l’integrazione, verso la stabilizzazione. Ne ha scritto qui anche Silvia Bartellini.

Ne discutono convegni come quello di sabato scorso e quello prossimo della Fondazione Franceschi, ne provano a sperimentare modi e forme numerose in mezzo alle innumerevoli iniziative sempre più presenti in città. Si tratta di chiedere alle istituzioni che ci rappresentano che facciano propri degli argomenti e proposte che provengono dai cittadini, e come diceva Barbara Spinelli in apertura sabato: “non solo di accogliere ma di operare delle scelte strategiche che le città fanno”.

Sulla necessità di un cambiamento di visione sono i sindaci delle città a prendere la parola pubblicamente: scrive una lettera Sala rivolta anche al Governo su La Repubblica il 19 settembre, scrivono i sindaci di New York, di Parigi e Londra sul NewYork Times il 20. Si rivolgono De Blasio, Hidalgo e Khan al vertice delle Nazioni Unite per i rifugiati e migranti e ai leader lì riuniti. Scrivono chedobbiamo continuare a perseguire un approccio inclusivo al reinsediamento, al fine di combattere la crescente marea del linguaggio xenofobo in tutto il mondo … – esortiamo i leader mondiali in assemblea presso le Nazioni Unite a prendere azioni decisive per fornire sollievo e rifugio sicuro ai rifugiati in fuga dal conflitto e migranti in fuga da difficoltà economiche, e per sostenere coloro che stanno già facendo questo lavoro. Investire nell’integrazione dei rifugiati e degli immigrati non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche la cosa più intelligente da fare. I rifugiati e altri residenti nati all’estero portano le competenze necessarie e migliorano la vitalità e la crescita delle economie locali” insistono sul sollievo da offrire, sulle competenze portate dai migranti che arricchiranno le città.

Scrive il nostro sindaco: “Non definiamola più emergenza, oggi siamo nel pieno di una dolorosa, costante problematica da gestire … Abbiamo bisogno di una politica di integrazione seria, pianificata e dotata dei mezzi finanziari adeguati e di un radicale cambio di passo a livello nazionale.” Sottolinea il problema come questione centrale e nella seduta del Consiglio Comunale di lunedì 26 con la Relazione della Giunta sul tema “Situazione relativa all’accoglienza dei richiedenti asilo” l’Assessore Majorino articola alcuni contorni del “problema”: ricorda il “cambiamento in corso dei flussi dei rifugiati da 2% all’80%, ne arrivano meno di prima ma si fermano di più, gli strumenti di accoglienza che abbiamo sono inadeguati e vecchi di fronte alla complessità”; la Regione non risponde a richieste del Comune, il Governo non sembra contribuire con finanziamenti adeguati.

I convegni ricordati così come le attività sparse ovunque nei quartieri della città, certo di cifre e ampiezze diverse, dicono del sapere che si va diffondendo, dell’esigenza di osservare e progettare oltre l’assistenza, dicono che accanto ai movimenti di espulsione e diffidenza crescono desideri di immaginare e sperimentare le forme di convivenza necessarie al mutamento storico che stiamo vivendo. Dicono che se è vero che cambiano i flussi, gli strumenti sono inadeguati, cambia drammaticamente anche il quadro europeo, si alzano muri e quale connessione si può vedere tra questi due poli?

Dicono anche, a mio avviso, della necessità che ne consegue che ci si possa, (si debba?) offrire un’occasione vera, ampia, di conoscere quanto accade nella nostra città su questi temi, una città che si va allargando anch’essa a comprendere non solo i confini metropolitani, ma anche una Grande Milano che arriva fino alla stazione di Como. Occasione per conoscere, valutare cosa, come e perché viene messo in campo, per poter delineare una strategia che superi la dimensione dell’accoglienza, che definisca una strategia e un orizzonte che mette al centro la politica, oltre la bontà dell’etica assistenziale. Occasione in cui prendere la parola tutti e insieme.

 

Adriana Nannicini



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti