28 settembre 2016

CULTURA A MILANO: DIVULGARE SENZA VOLGARIZZARE

La cultura in un Paese che ne “consuma” poca. A chi la colpa?


Un’indagine del 2013 di Eurobarometer fotografa l’Italia come un paese nel quale sette abitanti su dieci dichiarano di non aver frequentato un museo, di non aver visitato un sito archeologico né visitato una mostra. L’Italia quindi era, tre anni fa, al 23esimo posto della classifica europea per i consumi culturali con un punteggio di 8 punti, 10 in meno rispetto alla media. Al primo posto delle motivazioni emerge la mancanza di interesse per il 50% seguita o associata alla mancanza di tempo per il 44% e di denaro per il 25%.

07cavaglione31fbNon potendo attribuire la colpa di questo disinteresse alla carenza di offerta culturale dobbiamo chiederci chi mettere sul banco degli imputati. La lista è lunga. Famiglia, insegnanti, formatori, storici dell’arte, accademici, curatori di mostre, dirigenti di musei, politici e amministratori. Tutti con diverse, ma compartecipi responsabilità.

Il ponte della conoscenza, quello insomma che dovrebbe mettere in comunicazione chi sa con chi vuole sapere è interrotto. Da una parte ci siamo noi, comuni cittadini più o meno colti, più o meno preparati, più o meno vogliosi di conoscenza del nostro Patrimonio. Dall’altra parte c’è quel variegato mondo che comprende storici dell’arte, critici, e accademici che comunicano con chi vuole sapere attraverso svariati mezzi, ma usando spesso linguaggi poco comprensibili prestando più attenzione al giudizio dei loro pari che alle esigenze di un pubblico non specializzato.

E in assenza di un’infrastruttura culturale efficace che sia in grado di far dialogare questi due mondi emerge una figura di compromesso che si assume il ruolo di divulgatore, colui che conosce e che sa comunicare. “Ma la divulgazione – come dice il nostro presidente onorario Salvatore Settis della Associazione Culturale Silvia Dell’Orso – ha il problema che deve essere comprensibile senza perdere precisione. Il divulgatore che si ritiene tale volgarizzando le cose sino a un punto tale che diventano false – avverte Settis – non è un vero divulgatore: è un traditore. Invece il vero divulgatore è quello che si sforza di raccontare qualcosa che però mantenga la verità e l’intensità di un discorso che uno specialista potrebbe fare.”

Ed è proprio la buona divulgazione dei beni culturali la missione principale dell’Associazione Culturale Silvia Dell’Orso, no profit fondata a Milano nel 2010 per ricordare una storica dell’arte, giornalista e saggista che ha messo a disposizione di un pubblico largo la sua capacità di raccontare in modo semplice argomenti anche complessi. Lo ha fatto collaborando a quotidiani e periodici tradizionali (la Repubblica, il Giornale dell’Arte, l’Espresso, per citare i più importanti) ma con uguale attenzione ai nuovi mezzi (ArcipelagoMilano soprattutto) e con alcuni libri pubblicati da Laterza e Electa sui temi dei beni culturali.

E siccome crediamo che oltre a occuparci di divulgazione della cultura si debba anche stimolare più cultura della divulgazione, abbiamo seguito la traccia lasciata da Silvia Dell’Orso convinti come siamo che la buona e corretta divulgazione sia un elemento imprescindibile per creare sempre maggiore sensibilità dei cittadini verso la conoscenza e la tutela del loro patrimonio culturale.

Sin dall’inizio ci siamo posti il problema di come impostare la nostra attività. E abbiamo quindi innanzitutto definito il perimetro dei beni culturali di cui occuparci: arte innanzitutto, dall’antica alla contemporanea, architettura e design, paesaggio e i cosiddetti beni etnoantropologici.

Poi abbiamo definito due criteri semplici ma rigorosi: scegliere i luoghi della cultura nei quali portare i nostri soci tra quelli normalmente non accessibili e quindi, case di collezionisti privati o studi di artista oppure luoghi aperti al pubblico, come le mostre, ma con la guida di divulgatori scelti per le loro eccezionali capacità di racconto. (Noi amiamo promettere ai nostri soci che non spiegheremo la storia dell’arte, ma racconteremo le storie dell’arte).

Una seconda iniziativa dell’Associazione è il Premio Silvia Dell’Orso, quest’anno alla sua sesta edizione. Siamo l’unica associazione italiana che dà un riconoscimento alla miglior opera di divulgazione dell’anno realizzata in qualunque modalità espressiva: quindi articoli, libri, trasmissioni televisive e radiofoniche, ma anche siti web, blog, app, video. E siamo felici ogni anno di poter premiare, non i soliti noti, ma chi si impegna con passione e determinazione per svolgere un’opera di divulgazione eccellente del nostro patrimonio.

Infine promuoviamo due rassegne cinematografiche sui beni culturali. La prima si chiama Visioni d’Arte, è aperta gratuitamente al pubblico e si svolge in quattro domeniche successive nelle quali proiettiamo, ogni anno con un tema diverso, documentari italiani e stranieri scelti proprio per la loro capacità di racconto di un artista e della sua opera.

La seconda si chiama Immaginarte e consiste nella proiezione di film di fiction sui grandi artisti preceduti da un’introduzione al protagonista del film fatta da uno storico dell’arte anche in questo caso scelto per le sue capacità di racconto e di coinvolgimento.

Oggi l’Associazione conta più di 350 soci. Dalla sua nascita abbiamo dato accesso alla conoscenza a più di 8mila persone. Una goccia nel mare? Certo. Ma comunque il contributo che una piccola associazione come la nostra può e deve portare per creare una maggiore sensibilità dei cittadini verso il loro patrimonio.

 

Paolo Cavaglione
Presidente Associazione Culturale Silvia Dell’Orso

 

 

 

 



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