28 settembre 2016

CICLISTI A MILANO: COSA MANCA PER ESSERE FELICI

Una città amica della bicicletta è una città amica delle persone


Una città che ha attenzione per le esigenze dei ciclisti, è anche una città accogliente, sicura, vivibile per i bambini, gli anziani, i disabili e anche per gli automobilisti che, fuori dalla loro corazza di metallo, tornano essere pedoni e cittadini. Dentro questa visione è insito il tema della sicurezza: la percezione di insicurezza è data dalla presenza di un traffico veicolare ancora intenso, caotico, spesso prepotente: decenni di non-gestione degli spazi pubblici hanno distorto il concetto di “diritto alla mobilità”, che è inteso come diritto al possesso e all’utilizzo illimitato del proprio veicolo.

08biscaro31fbI ciclisti sui marciapiedi non sono altro che il frutto deforme di un’aumentata e sempre più diffusa richiesta di ciclabilità che si trova a far fronte a una modestissima – se non spesso inesistente – politica di disincentivazione della mobilità automobilistica e a soluzioni ciclistiche inadeguate.

La sicurezza, infatti, non si fa solo realizzando piste ciclabili dove non strettamente necessario (anello Castello-Sempione) o sottraendo spazio ai pedoni (viale Tunisia), ovvero con percorsi rigidi, protetti da cordoli in granito, che richiedono ingenti somme per la costruzione e lunghi tempi di realizzazione, che limitano l’autonomia del ciclista e non risolvono l’esigenza di una ciclabilità diffusa; la ciclabilità non si ottiene, cioè, mettendo le biciclette in trincea e lasciando la strada al predominio assoluto dei mezzi motorizzati (sia fermi che in movimento). Nella città per le persone, le auto dunque non possono che avere un ruolo marginale, residuale.

A Milano si sta investendo molto, in termini anche di visione, nella sharing mobility e questo renderà sempre meno interessante possedere un’auto propria; utilizzare mezzi diversi secondo le necessità (intermodalità), sarà presto ritenuto il modo più conveniente per muoversi.

Nella città per le persone, la mobilità sostenibile è costituita da una serie di interventi che agiscono a vari livelli, strutturale e culturale. Milano deve considerarsi una città matura, in grado di porre in atto tutti gli strumenti già sperimentati altrove per raggiungere il traguardo ambizioso che il sindaco Sala ha indicato nel suo programma elettorale: arrivare in 5 anni al 20% di mobilità in bicicletta. Alcune delle azioni del documento che FIAB Milano CICLOBBY ha chiesto di assumere come impegno programmatico della nuova Amministrazione chiariscono quali sono questi strumenti.

Eccone alcuni:

Applicare soluzioni avanzate di gestione dello spazio pubblico, superando lo stereotipo riduttivo e semplicistico, inattuale e inattuabile, “bici = piste ciclabili”.

Progettare con sobrietà e competenza, scegliendo la soluzione caso per caso più adeguata e di facile attuazione: una corsia ciclabile, tracciata in una giornata con la vernice, è spesso più efficace di una pista ciclabile.

Sviluppare gli interventi di moderazione del traffico e le zone 30; diffondere le aree ciclo-pedonali e le strade a traffico limitato.

Stimolare un contesto culturale volto a modificare il comportamento degli utenti motorizzati, che spesso vivono il ciclista come elemento di disturbo.

Perseguire politiche di limitazione del traffico veicolare privato per assicurare la liberazione dello spazio pubblico e la sua restituzione alla città.

Applicare gli strumenti di pianificazione forniti dal Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) e dotarsi del Piano della ciclabilità, affinché le politiche per la mobilità vengano attuate in un’ottica di rete metropolitana.

Potenziare e ripensare il servizio di trasporto pubblico in genere, favorendo l’intermodalità, (bicistazioni, bike sharing, parcheggi bici).

Sanzionare con continuità la sosta vietata, su strada e in doppia fila, sui marciapiedi, sulle aiuole, sui passi carrai e sugli scivoli dei marciapiedi, agli incroci.

Favorire le no carbon zone e i quartieri car free; mettere in sicurezza i percorsi intorno alle scuole e creazione di isole pedonali.

Provvedere alla manutenzione del fondo stradale (pavé, tombini, binari dimessi); predisporre percorsi ciclistici alternativi in presenza di cantieri e lavori stradali.

Inserire nei programmi di tutte le scuole programmi di educazione alla mobilità sostenibile.

Qui il documento completo, che è stato condiviso da associazioni, gruppi spontanei, professionisti e imprenditori amici ciclisti.

E ora, basta spendere parole ma passare ai fatti.

 

Guia Biscàro
Presidente FIAB Milano Ciclobby

 

 

 

 

 



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