20 settembre 2016

GIOVANI, EMOZIONI, NUOVE TECNOLOGIE: I RISCHI

Cosa possono fare gli adulti


Sempre più frequenti sono le notizie di cronaca che vedono come protagonisti ragazzi vittime di cyberbullismo. Immediatamente parte la caccia ai colpevoli. Anche loro adolescenti. Chi sono questi ragazzi? Che ruolo assumono i social in queste tristi vicende? Ma soprattutto, che responsabilità hanno gli adulti? A queste notizie il mondo adulto risponde con irrigidimento e giudizio. Rigidità verso giovani superficiali e irresponsabili. Giudizio negativo per i social troppo veloci per i tempi degli adulti. Eppure non è demonizzando Internet e i social network né vietandone l’uso che si risolve la situazione.

09imbimbo30fbmVediamo ovunque ragazzi immersi nelle nuove tecnologie: smartphone, pc, tablet, playstation/xbox. Strumenti che diventano il loro prolungamento identitario e senza i quali non riuscirebbero a immaginarsi. Sono la generazione multitasking.

In questa società sempre di corsa, che vive nel mito della perfezione, i ragazzi rischiano quotidianamente l’invisibilità e il vuoto. Iniziano a raccontarsi in Rete attraverso video digitali, blog, podcast, selfie. Ricercano la notorietà, la visibilità, pubblicando tutto sui vari social. E quando il vuoto diventa ingombrante e l’invisibilità soffocante, i ragazzi si creano delle fughe alternative: dall’abuso di alcol e droghe ai comportamenti devianti, dai videogame al gioco d’azzardo. Luoghi in cui ci si ritira quando la realtà diventa insopportabile.

Talvolta il ritiro dei ragazzi diventa assoluto, come per gli Hikikomori. I ritirati sociali che utilizzerebbero la Rete per sfuggire ai propri vissuti depressivi, per estraniarsi dal mondo e per anestetizzare il proprio dolore. Altri ragazzi invece esprimono la propria fragilità narcisistica attraverso agiti virtuali: condotte di sexting (gli adolescenti esibiscono il proprio corpo nudo in Rete attraverso fotografie e filmati) e condotte di cyberbullismo (atti di derisione, minacce in forma anonima sui propri coetanei).

Tutto ciò non può essere capito senza comprendere le emozioni e gli stati d’animo vissuti dai padroni delle nuove tecnologie: gli adolescenti. Si mostrano felici e divertiti, ma sono costantemente alle prese con sentimenti di noia, ansia, rabbia, solitudine, inadeguatezza. Sentimenti che non sanno come gestire e che decidono di condividere raramente, per lo più con un amico e talvolta attraverso i social network.

Ciò che preoccupa e di cui la generazione adulta – genitori e professionisti tutti – dovrebbe iniziare a occuparsi non sono le nuove tecnologie in sé. Non basta rifugiarsi dietro la necessità di un’educazione al digitale. Per prevenire queste condotte a rischio risultano fondamentali la gestione emotiva e l’educazione all’empatia. In caso contrario – che poi è quello che viviamo di continuo – si rischia di non centrarsi sul vero problema: la mancanza di un rapporto adulti-giovani, basato sulla sintonizzazione emotiva e sul rispecchiamento delle emozioni.

Senza una sintonizzazione emotiva e il rispecchiamento delle proprie emozioni da parte degli adulti significativi, nonché la presenza di regole chiare, i giovani non riusciranno ad assumersi le proprie responsabilità e preferiranno rifugiarsi lì dove non sentiranno emozioni spiacevoli. Che sia il gioco, una bottiglia di birra o un social network, cambia poco.

Occorre quindi non solo una corretta informazione sui rischi che corrono le nuove generazioni, ma anche un cambio di rotta da parte della società tutta che aiuti sia gli adulti che i giovani a comprendere, gestire e modulare le proprie emozioni. Per questi motivi la Cooperativa sociale Metamorfosi di Milano ha condotto incontri di formazione rivolti a genitori di adolescenti su temi del cyberbullismo e delle nuove dipendenze, per continuare a contribuire al cambiamento sociale in merito a queste tematiche. È anche possibile scaricare dal sito di Metamorfosi un ebook sul “Ritiro sociale in adolescenza”(Hikikomori). Si tratta di un contributo utile per genitori, insegnanti ed educatori: oltre a tracciare il profilo dell’adolescente “ritirato”, offre chiavi di lettura del comportamento di ritiro, illustra il rapporto dell’adolescente Hikikomori con la tecnologia e fornisce indicazioni concrete agli adulti di riferimento per affrontare questa complessa situazione.

 

Mariarosaria Imbimbo
Psicologa – Cooperativa sociale Metamorfosi



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