7 dicembre 2009

Scrivono vari 07 12 2009


Scrive Vincenzo Ortolina: “Sfiga. Per gli organizzatori della manifestazione romana di sabato scorso (e mi scuso ovviamente per il termine utilizzato), volle che la cattura di due mafiosi di primaria importanza avvenisse proprio il giorno del No Berlusconi day. Provocando, una volta tanto (e si capisce il perché), sommo gaudio a destra, come hanno enfaticamente e stucchevolmente evidenziato tutti i media di quella parte. Io non oso pensare, in proposito (qualcuno invece sì, immagino), ad un arresto con tempi “ad orologeria”, giusto come i berluscones definiscono ogni volta gli interventi della magistratura verso il capo del governo. Volevo però segnalarti in particolare quanto segue: dopo lo Spatuzza day, un fondo di Sergio Romano sul Corriere della sera, che mi pare rispecchi l’opinione anche dei suoi augusti colleghi di testata, ha confermato una volta di più che quegli opinionisti non vogliono rassegnarsi a quella che, per me, è una semplice evidenza: questo paese non tornerà a essere normale finché sulla piazza politica resterà l’uomo di Arcore (… e di altre località). Un soggetto apparso sin dall’inizio, a commentatori stranieri non certo accecati da pregiudizi ideologici (mentre i nostri succitati chiudevano semplicemente gli occhi), del tutto inadatto, per mille ragioni, a governare, e che dunque sarebbe stato bene contrastare (sul piano della cultura politica) anche da parte dei saggi di questo paese, come credo si ritengano i nostri Panebianco, Ostellino, Galli della Loggia, Romano, Franco, eccetera. A riguardo della giustizia (lei motiv dell’era berlusconiana), il Romano fa poi paragoni con altre situazioni e altri personaggi pubblici stranieri che non hanno alcun senso: in nessun paese civile un uomo politico accusato, tra l’altro, dell’odiosissimo reato di corruzione in atti giudiziari, un’accusa che ha già prodotto una prima sentenza di condanna del “corrotto”, resisterebbe al suo posto un minuto di più. Le pressioni ad andarsene arriverebbero, innanzitutto, proprio dalla stampa indipendente. Invece, i grandi giornalisti del quotidiano milanese ci invitano ogni giorno, da anni, a un sano realismo politico. Provo una volta, nel mio piccolo, ad accogliere questo invito, toccando un punto specifico: con una qualche formula, consentiamo pure (ahimè) al presidente del Consiglio, stante l’eccezionalità del caso, di evitare i processi sino al termine del suo attuale mandato. Ma non permettiamogli in alcun modo di ricandidarsi, subito dopo, alla stessa carica! Ciò detto, taluno pensa davvero che il premier accetterebbe questa soluzione? Non credo proprio, e temo che gli stessi sopra evocati giornalisti del superquotidiano nazionale verrebbero a raccontarci che si tratterebbe di una soluzione troppo giacobina, o comunque inaccettabile perché contraria alla volontà del popolo. In chiusura: l’esigenza di profonde, più complessive riforme istituzionali, è evidente, e comprendo, in proposito, le sollecitazioni dei riformisti riformisti del PD, compreso lo stimato direttore di questo giornale, ad accettare l’ipotesi di una collaborazione, sul tema, con la maggioranza. Ma se le finalità dei berlusconiani, in materia, sono del tutto divergenti dalle nostre, che senso ha? “



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