20 luglio 2016

PERCHÉ OCCORRE “PRIVATIZZARE” LE FERROVIE LOMBARDE

La privatizzazione non è il diavolo


Il terribile incidente in Puglia non ha nulla a che vedere con il fatto che quella ferrovia sia data in concessione a privati. Vi sono stati incidenti gravissimi anche su ferrovie totalmente pubbliche, ed anche su linee ad Alta Velocità. Infine non si può dimenticare che, nel complesso, il modo ferroviario sia estremamente sicuro. In Puglia ci sono stati meno morti che in tre giorni sulle strade italiane, ma questo inspiegabilmente non è ricordato dai media. Prendiamo però qui l’occasione per alcune considerazioni sui servizi ferroviari in generale.

I trasporti ferroviari non sono un servizio sociale. Al massimo lo è la mobilità, ma solo per le categorie a più basso reddito. I ricchi non si capisce perché dovrebbero essere sussidiati. Poi i soggetti da sussidiare dovrebbero essere solo le persone, non le imprese che forniscono i servizi. Ma adesso facciamo un salto logico, e per semplicità espositiva assumiamo che: si sia democraticamente deciso che i trasporti siano uno strumento essenziale sia per ridistribuire il reddito, che per conseguire obiettivi ambientali ecc.; trasporti collettivi siano da privilegiare, a questo fine; tra questi, siano poi da privilegiare quelli ferroviari.

imageCiascuna di queste tre assunzioni potrebbe essere smentita, o fortemente relativizzata, ma provvisoriamente prendiamola per buona. Le imprese ferroviarie lombarde, essenzialmente facenti capo a Trenord, sono pubbliche, e fortemente sussidiate, tanto che gli utenti pagano circa solo il 30% dei costi, il resto è a carico dei contribuenti, e questo livello di sussidio è molto raro in Europa. Ma, si sa, le nostre finanze pubbliche sono floridissime.

Il sussidio per definizione è la differenza tra i costi di produzione e i ricavi tariffari. Ora, i costi di produzione italiani sono molto elevati, cioè le imprese pubbliche di trasporto italiane (e la Lombardia non fa eccezione) tendono a essere molto inefficienti, e questo è il motivo per cui forse è necessario privatizzarle (su questo “forse” torneremo).

Ma moltissimi si chiedono perché mai ai privati interesserebbe far andare ferrovie che perdono soldi. Invece interesserebbe moltissimo, come ovunque in Europa, e il motivo è banale: si chiama “competizione per il mercato”. Il decisore pubblico con questo sistema decide tutte le caratteristiche che rendono sociale un servizio di trasporto: tariffe, frequenze, fermate, qualità e pulizia dei treni, puntualità, standard di sicurezza.
Poi bandisce una gara, che sostanzialmente chiede: “Quale impresa, pubblica o privata, mi chiede meno sussidi per garantire tutte le cose indicate nel bando?”. Chi vince, avrà la concessione per x anni (di solito 7), e il bando specificherà anche le sanzioni per i termini eventualmente non rispettati.

Se la gara è seria, i concorrenti accorrono a frotte, e da tutta Europa. L’esperienza tedesca per esempio ha dato risultati eccellenti: riduzione del 20% in media dei sussidi richiesti. Da noi ci aveva provato solo il Piemonte della Bresso, con un bando-spezzatino che garantiva un ridotto potere ai vincitori eventuali: si sono presentate molte imprese straniere agguerrite, è successo un putiferio di proteste dei sindacati, di FS, e del ministro di Forza Italia in carica, tutti uniti nella lotta, e infine è arrivato in regione il “liberale” Cota-mutande-verdi e la gara è stata subito abolita.

Si è detto di quel “forse”, per la privatizzazione. Infatti la gara, o meglio, le gare potrebbero benissimo essere vinte da un’impresa pubblica, o addirittura da Trenord stessa, se risultasse essere più efficiente dei concorrenti. Ovviamente questo manterrebbe la situazione invariata, e dimostrerebbe che viviamo già adesso nel migliore dei mondi possibili. Ma le gare non si faranno (la Regione l’ha già deciso) proprio perché Trenord (l’”incumbent” pubblico) difficilmente vincerebbe, mostrando un imbarazzante effetto “re nudo”. Un re indiscusso, che felicemente vive e regna da sempre sul regno italico delle corporazioni.

Marco Ponti



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