5 luglio 2016

LE PROSSIME ELEZIONI DEL CONSIGLIO METROPOLITANO

Superare il deficit di democrazia che azzoppa la Città Metropolitana


L’elezione diretta dei sindaci delle grandi città – Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli – è fatta, però la partita delle elezioni amministrative non è chiusa del tutto, c’è una coda molto importante, che rischia di intersecarsi con il referendum costituzionale, con l’elezione dei consigli metropolitani. La cosiddetta riforma Delrio, legge 56/14, assegna di diritto al sindaco del capoluogo una seconda carica molto importante, quella di sindaco metropolitano, un fac-simile del presidente della provincia e gli impone di procedere alle nuove elezioni per il consiglio.

04comero25FBSu queste pagine si è molto discusso sull’opportunità del raddoppio e del relativo deficit democratico, che poteva andare bene come soluzione transitoria, che ora dopo due anni è da considerare terminata. Il caso Torino è emblematico: Piero Fassino ha speso tutta la sua influenza politica per ottenere il “raddoppio” con la Delrio, con il risultato che alle prime elezioni ha perso tutta la posta, vinta da Chiara Appendino del Movimento Cinque Stelle, che si ritrova tra le mani la stanza dei bottoni su tutti i comuni torinesi.

Dopo le prime elezioni metropolitane del 28 settembre 2014 si è cercato di lavorare a completare la riforma Delrio, in primis con la legge elettorale per l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, come previsto da quasi tutti gli statuti metropolitani, per bilanciare il sovraccarico di potere sul primo cittadino del capoluogo, perché si sono visti i grossi problemi gestionali e i limiti al governo strategico dell’area metropolitana. Su sollecitazione di molte forze politiche (radicali, socialisti, verdi, centristi …) si è steso con l’aiuto di molti esponenti della società civile, la proposta di legge elettorale metropolitana Besostri-Comero, riportata qui (progetto di legge di iniziativa popolare annunciato in Gazzetta Ufficiale il 28 luglio 2015, giusto un anno fa), ddl S2062 depositato dal senatore Buemi in Senato, dove non risulta sia iniziata la discussione in Commissione.

Il problema del deficit democratico della Città metropolitana si ripresenta oggi puntuale all’appuntamento elettorale. A Milano il Sindaco metropolitano è di diritto Giuseppe Sala, il Consiglio metropolitano di 24 membri è eletto non dai cittadini dei 134 comuni ma da un ristretto numero di amministratori comunali, con elezioni di secondo grado. Alle precedenti elezioni di due anni fa si sono presentati ai seggi 1.657 amministratori su 2.054.

A Palazzo, come in epoca feudale, ogni politico aveva un suo “peso”. Il sistema elettorale è di tipo ponderato, unico esempio tra le forme moderne di democrazia rappresentativa. Il ristretto numero di elettori si suddivide in vari gruppi: i grandi, i medi e i piccoli elettori. I grandi elettori sono i consiglieri del comune di Milano che valgono 714 punti mentre quelli di Sesto San Giovanni, Cinisello o Rho che sono medio-grandi, valgono meno di un decimo, 62 punti. I piccoli elettori dei comuni sotto i tremila abitanti, che normalmente rappresentano ampi territori comunali, pesano solo 5 punti, qualcosa in più, 11 punti, quelli fino a 5.000 residenti.

Questo è il sistema elettorale di secondo grado ponderato, con assegnazione dei seggi a liste con riparto proporzionale e voto di preferenza anch’esso ponderato, per le prossime elezioni del Consiglio metropolitano di Milano che secondo la legge dovrebbero tenersi a breve. C’è qualche incertezza sulla data, però la legge Delrio su questo punto è chiara, all’art. 1, comma 21, recita ”si procede a nuove elezioni del consiglio metropolitano entro 60 gg. dalla proclamazione del sindaco del capoluogo”. Purtroppo siamo in Italia per cui ci vuole poco a complicare le cose, come ha fatto l’Anci e la Conferenza Stato-Città nella riunione di giovedì 30 giugno, dove hanno deciso di non leggere ciò che sta scritto al 21° comma.

Se il legislatore usa il verbo “procedere”, altrimenti avrebbero scritto “si elegge”, vuol dire che il Sindaco deve procedere ad avviare la macchina elettorale entro 60 giorni, cioè entro Ferragosto, convocando il Consiglio, che non è decaduto, per condividerne i vari passaggi. A Milano Sala è stato proclamato sindaco il 21 giugno, per cui entro il 21 agosto deve procedere a nuove elezioni del Consiglio. A questo punto sono sorti dubbi amletici, con la paura di chiamare alle urne i grandi elettori a Ferragosto. Come insegnano i detti popolari i conti vanno fatti con l’oste.

Si tende sovente a sottovalutare tutta la fase di preparazione alle elezioni, comprimendola in tempi strettissimi come fosse una perdita di tempo. Invece no, ci sono molti passaggi tecnici e formali che vanno esplicitati e formano uno scudo di garanzia per la legittimità sostanziale delle elezioni.

Il primo passo è quello di definire il quadro degli amministratori che verranno chiamati al voto, che in questo momento è conosciuto solo in parte. Nel milanese ci sono 23 comuni che sono andati al voto in giugno, attualmente molti di loro non hanno ancora fatto il primo consiglio e proceduto alla convalida degli eletti, alla nomina delle giunte e alle conseguenti surroghe in consiglio comunale. A Palazzo Marino il primo consiglio si riunirà il 7 luglio, dopo di che gli organi inizieranno a funzionare. Il quadro completo dei grandi elettori, sindaci e consiglieri comunali, tenuto conto che gli assessori nei comuni sopra i 15mila abitanti non votano, lo si avrà non prima di metà luglio.

Occorre prevedere un tempo congruo per la formazione delle liste e la scelta delle candidature, visto che la legge Delrio prevede un passaggio molto impegnativo da un punto di vista formale, con la sottoscrizione delle candidature da raccogliere fisicamente una per una. Impensabile ad agosto, per cui sarebbe saggio rimandare la raccolta delle sottoscrizioni a settembre. A inizio ottobre ci potrebbe essere il deposito formale delle liste, dopo di che scatta la campagna elettorale vera e propria, di ventuno giorni. Sono scelte importanti che devono essere fatte con il consenso assembleare, meglio ancora con quello dell’assemblea dei sindaci, per dare voce a tutte le forze politiche presenti sul territorio. A fine luglio il Sindaco potrebbe convocare il Consiglio e la Conferenza metropolitana per condividere il crono programma e i tanti aspetti organizzativi.

Dalle riforme crispine in poi il procedimento elettorale per i vari livelli di rappresentanza è in carico all’Ordinamento giudiziario, salvo questo caso che è gestito direttamente dall’Ente e da un suo apposito Ufficio, soluzione che ha generato qualche critica per la mancata terzietà, specie nel contenzioso.

Piccola nota sul contenzioso elettorale, a tutela di tutti i partecipanti, specie in questo genere di elezioni fatte in casa. Capita che le leggi abbiano dei “buchi” o degli errori, come è successo perfino con la legge 81del ’93, quella sull’elezione diretta. Una di queste mancanza riguarda il trattamento del contenzioso, per cui il Tar di Milano ha rilevato che l’obiezione presentata dopo il voto del settembre 2014 da Felice Besostri sulla mancata applicabilità del rito speciale (quello che non paga tasse e si svolge con estrema rapidità) alle operazioni elettorali metropolitane è consistente, per cui l’aprile scorso ha rinviato la decisione alla Corte costituzionale.

In conclusione, non c’è solo la data delle elezioni da definire, ci sono tanti dettagli che vanno messi a punto per arrivare al voto – a fine ottobre? – con le carte a posto e forse con il bilancio non in rosso.

 

Daniele Vittorio Comero

 



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