6 luglio 2016

sipario – IL TRAGICO ORIGINARIO DEL LAGO DEI CIGNI DI RATMANSKIJ


Teatro alla Scala di Milano, Prima 30 giugno 2016

Il lago dei cigni Balletto fantastico in tre atti e quattro scene. Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Libretto di Vladimir Petrovič Begičev e Vasilij Fëdorovič Gel’cer. Coreografia di Marius Petipa (scene 1, 3) e Lev Ivanov (scene 2, 4), riallestita e integrata da Aleksej Ratmanskij. Scene e costumi di Jérôme Kaplan. Luci di Martin Gebhardt. Nuova produzione del Teatro alla Scala, coprodotta con l’Opernhaus Zürich.
Nicoletta Manni (Odette / Odile), Timofej Andrijašenko (Siegfried), Mick Zeni (Rothbart), Caroline Westcombe (Regina madre), Andrea Pujatti (Wolfgang, il precettore), Christian Fagetti (Benno, il migliore amico di Siegfried), Pas de trois della scena 1: Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Christian Fagetti. Piccoli cigni: Daniela Cavalleri, Lusymay Di Stefano, Christelle Cennerelli, Agnese Di Clemente. Grandi cigni: Francesca Podini, Virna Toppi, Alessandra Vassallo, Maria Celeste Losa. Cigni solisti: Virna Toppi e Alessandra Vassallo. Danza spagnola: Emanuela Montanari, Marta Gerani, Riccardo Massimi, Massimo Garon. Coppia ungherese: Chiara Fiandra e Alessandro Grillo.
Corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano diretto da Mauro Bigonzetti. Allievi della Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri. Orchestra del Teatro alla Scala, direttore: Michail Jurovskij.
Sembra il solito canovaccio della ragazza che incontra un giovane, lo perde, lo riottiene e insieme si perdono per confermare il loro amore impossibile. Eppure, non è così per il Lago dei cigni. La ragazza del lago non è una ragazza qualsiasi: Odette è una principessa cigno, che può esternare il proprio sentimento solo di notte quando assume sembianze semiumane, su di lei pende la spada damoclea della promessa dell’amore eterno. Basta solo questo. Tutta la tragicità della vicenda sta proprio in questa sottigliezza, che accresce la natura subdolamente perfida dell’inganno di Rothbart e Odile.

Restituire la tragicità Sturm und Drang, romantica della fiaba spettrale di Siegfried e Odette per un pubblico di fine Ottocento è stato l’obiettivo raggiunto da Aleksej Ratmanskij, attraverso il riallestimento in filologico del Lago, come della Bella addormentata la scorsa stagione alla Scala, secondo i modelli e gli stilemi coreici dell’età e del pensiero di Marius Petipa. La danza appare più leziosa, alternando momenti di maniera a brillantezza; mancano le linee da “design” tipiche della danza attuale, per esaltare la fluidità interpretativa dei ports de bras e la forza espressiva dell’attorialità e del gesto mimico all’interno dei tempi originali della partitura di Čajkovskij.

Tra arabesques spezzate al ginocchio, pirouettes e retirés all’altezza della tibia (‘al garretto’) e gambe molto ruotate non oltre i 90° il corpo di ballo scaligero ha dato prova di brillantezza negli ensembles molto geometrici e ricchi di danzatori sul palco, che abbinavano il passo a due con l’uso di cesti floreali e sgabelli, che forse per noi del XXI secolo risulta un po’ troppo antico, ma rientra nel progetto di recupero del classico di repertorio.

Come nella migliore tradizione ottocentesca, la tecnica ‘in battere’ è preferita alla più frizzante tecnica ‘in levare’ della musica. Dei quadri di carattere nell’atto II (il ballo a corte), particolarmente partecipate sono state la tarantella napoletana, di cui menziono la vivacità di Stefania Ballone con Eugenio Lepera e – nel valzer della scena 1 – con Andrea Crescenzi, e la danza spagnola nei suoi quattro interpreti. Il corpo di ballo dei cigni vede sostituito il cerchietto di piume da una sorta di kippâ (papalina) bianca, il port de bras a S lascia spazio alle originarie braccia in terza incrociata ai polsi, e i capelli lasciavano scivolare sulla spalla un boccolo, come usavano le signore nell’Ottocento. Quest’ultimo elemento ha permesso di evidenziare maggiormente l’umanità dei cigni, che infatti condividono di più la presenza con Odette e il principe e con i suoi amici accompagnatori nella caccia notturna.

Il passo a due del Cigno nero è stata l’unica ‘concessione’ della filologia coreica a un’esecuzione più moderna: vengono temporaneamente messe da parte le mezze punte (tranne negli chaînés) per lasciare spazio alla punta stesa nelle pose di prepazione o di congedo. L’atto II è stato sostanzialmente l’unico momento di danza di Siegfried, nella sua variazione ricca di salti, soprattutto la diagonale di cabrioles en avant, eseguita con ritmo da Timofej Andrijašenko, che nelle altre scene ha dovuto dare maggior enfasi alla presenza scenica e al mimo.

Nicoletta Manni ha interpretato con sottili, buoni accorgimenti le differenze tra Odette e Odile: il viso spesso spavaldamente rivolto al pubblico del Cigno nero fa da complemento agli épaulments (profili) che accentuano l’espressione sofferente e sognante del Cigno bianco. Ho trovato raffinata ed estremamente poetica la variazione di Odette (scena 2), molto diversa da quelle che siamo abituati a vedere, soprattutto nell’uso armonico delle teste e delle braccia, una delicatezza non più comune.

Particolarmente interessante è stato il cosiddetto «passo a due del Cigno bianco» nella scena 2 che la notazione Stepanov studiata da Ratmanskij ha in realtà restituito come un passo a tre (inizio e conclusione) tra Siegfried, l’amico Benno e Odette. Brillantissimo, convincente e complicato il passo a tre di Benno e le compagne della scena 1. I molti piccoli e medi salti hanno dato attraverso la tecnica una colorata apertura del balletto, grazie anche alla naturale vivacità di Virna Toppi e Alessandra Vassallo e alla dote mimica di Christian Fagetti, ballerino di solida tecnica che ha sostenuto il pas de trois e dal virtuosistico kaziole controllato e preciso.

Domenico Giuseppe Muscianisi

 

Foto di Marco Brescia e Rudy Amisano (passo a tre del Cigno bianco, scena 2) per concessione del Teatro alla Scala.

 

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


20 dicembre 2022

IL LATO OSCURO DI RUDOLF NUREYEV

Domenico G. Muscianisi






9 novembre 2021

IL “SENSO” RITROVATO

Paolo Viola



26 ottobre 2021

MADINA ALLA SCALA

Paolo Viola



2 maggio 2021

DA DOVE RIPARTIRÀ IL TEATRO FRANCO PARENTI?

Andrée Ruth Shammah



18 ottobre 2020

UNA CATTIVA REGIA PER UN PESSIMO SPETTACOLO

Luigi Corbani


Ultimi commenti