28 giugno 2016

IO, UN CITTADINO

Nostalgia del marciapiedi


E se partissimo, caro Sindaco, dal marciapiedi? Nel senso di restituirlo finalmente al suo unico e vero titolare, il pedone? La prego di non rispondere all’interrogativo con un sorriso di sufficienza, il nodo che le propongo di sciogliere all’inizio del suo mandato è tutt’altro che trascurabile. A mia memoria sono almeno vent’anni che il cittadino – ossia, per intenderci, l’uomo o la donna che per muoversi in città si affida a se stesso – è diventato un intruso sul marciapiedi, scacciato dai ciclisti e dalle moto. E non vale che per le bici siano state create le piste ciclabili, la scusa è che a Milano i percorsi preferenziali sono ancora limitati.

09lubrano24FBLe moto, poi, di grande o di piccola cilindrata, invadono ormai perennemente la corsia rialzata.  Alle proteste di qualche anziano o di madri col carrozzino che temono per l’incolumità dei pargoli, i centauri di solito non rispondono, preferiscono filar via. Quando qualche volta mi sono permesso, da onesto pedone, di protestare con qualche invasore, ho raccolto solo occhiate di disprezzo, insulti e almeno in un’occasione ho rischiato le botte. Come se per loro, i motociclisti, fosse un diritto acquisito l’uso del marciapiedi.

Già ai tempi di Mi manda Lubrano (Raitre 1990-97) o di Mattina in famiglia o I fatti vostri (Raidue (2000-13) ricevevo lettere di giovani mamme e di nonne angosciate perché non riuscivano a far passare le carrozzine con figli o nipoti sul marciapiede diventato  regno di auto e motorini. In tutta Italia, non solo a Milano, sia chiaro.“Un inferno” diceva uno di questi messaggi. “Spesso per camminare” raccontava una giovane sposa, “siamo costretti io e i miei due bambini a scendere in strada con i rischi che può immaginare”.

Mi permetto di rammentarle, caro Sindaco, gli spazi piuttosto angusti entro i quali ci muoviamo. Mediamente un marciapiede è largo tre metri ma talvolta si restringe a due e anche a un metro se a occuparlo sono le “mostre” dei negozi di frutta e verdura, i pur legittimi tavolini di un caffè, o addirittura i parcheggi. Già, spesso a Milano il marciapiedi diventa un parcheggio. E mi capita talora di assistere  alle pur caute manovre delle vetture per uscire dal marciapiede. Devo difendermi anche da quest’altro pericolo.

I vigili? Mai che ce ne sia uno in vista. Certo, lo so bene, non si può pretendere di vederne uno su ogni marciapiede. Ma non c’è nemmeno quell’uno, dove sono finiti i pizzardoni milanesi, così belli da vedere per la loro divisa imponente?

Ho sufficiente età per ricordare che ai tempi del fascismo i pedoni erano obbligati a camminare sui marciapiedi seguendo un senso di marcia: tutti a destra quelli che venivano in giù, tutti a sinistra quelli che andavano in su. E le sanzioni per i trasgressori erano severe. Adesso siamo addirittura all’opposto. Attraversare la strada sulle strisce è diventato più che un obbligo persino un azzardo. Gl’incidenti mortali che ha registrato la cronaca negli ultimi  tempi dimostrano che non siamo più sicuri nemmeno sull’asfalto bianco. E poi sempre la cronaca ci mette di fronte al paradosso (l’Italia, caro Sindaco, lei lo sa bene: è il paese dei paradossi). Qualche tempo fa, non ricordo più se in Lombardia o in un’altra regione, un pensionato sessantenne scende dal marciapiede e raggiunge quello di fronte fuori dalle strisce.  Un agente di polizia, spuntato sul luogo del “delitto” non si sa come, lo blocca e gli fa la multa. Articolo 190 del Codice della Strada: “I pedoni per attraversare la carreggiata devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei sovrappassaggi”. Chi viola la norma è punito con una multa di 60 euro. E il poveretto tornò a casa sventolando il verbale della contravvenzione sotto gli occhi sgomenti della consorte.

Voglio ricordare, alla fine, un’inchiesta di dieci anni fa, intitolata “La vita grama del pedone”, del periodico della più grossa associazione italiana di consumatori, Altroconsumo, che si concludeva con il seguente interrogativo: “Quanto è sicuro passeggiare, attraversare un incrocio, fare una pedalata, muoversi in carrozzella lungo le strade? Chi si preoccupa della sicurezza dei pedoni, quei cittadini da cui proprio dovrebbe partire qualunque iniziativa di mobilità intelligente?”.

Perciò, caro Sindaco, le propongo di partire dal marciapiedi.

Antonio Lubrano

 



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