28 giugno 2016

LICEO CLASSICO: CHE FARNE

La risposta: salvare la cultura classica per tutti


Lunga vita al Liceo classico? Questo slogan è un ottimo titolo per un Convegno di studio ma appare quanto mai velleitario, perché cozza contro i dati, che ogni anno danno conto della discesa del Liceo classico nella scala delle preferenze delle famiglie e dei ragazzi. Pertanto la pretesa di rilanciare questo segmento dell’ordinamento è vana. E poiché il Liceo è, a tutt’oggi, il principale contenitore e tramite della cultura classica, allora vuol dire che ci dobbiamo rassegnare alla perdita di questa cultura, che sta alla base della civiltà europea?

10cominelli24FBUna risposta adeguata implica l’abbandono di alcuni tabù, che presiedono alla nostra visione della scuola, del curriculum, degli ordinamenti. La visione della scuola: un luogo in cui si realizza la divisione di classe fondamentale e millenaria, quella tra otium e negotium. Al primo appartengono le “humanities”, al secondo la produzione e i commerci. Donde il curriculum: il Trivium (Grammatica, Retorica, Dialettica) e il Quadrivium (Aritmetica, Geometria, Astronomia, Musica) per le classi colte e dirigenti (le Artes liberales); le Artes mechanicae per ingegneri, artigiani e così via.

Dalla Ratio studiorum (1599), fino all’Illuminismo, a Napoleone, a Wilhelm Von Humboldt, a Hegel la separazione tra arti liberali e arti meccaniche ha dominato il curriculum e, dunque, anche l’ordinamento: il Lycée/Gymnasium è l’indirizzo scolastico riservato alle classi dirigenti, agli adepti delle professioni liberali. Quel modello ha condizionato potentemente il sistema di istruzione elaborato da Casati nel 1859, confermato e consolidato da Giovanni Gentile nel 1922, prolungato fino ai nostri giorni.

Nel Liceo classico passano il Greco e il Latino, cioè la poesia, la tragedia, la commedia la filosofia dei Greci e dei Romani. Tutto l’Ottocento/Novecento ha vissuto di questa partizione. Se vuoi conoscere Aristotele, devi leggerlo in greco antico, devi frequentare il Liceo. Solo che questo teorema non è accettabile, perché non è coerente con la premessa che pone il sapere classico a fondamento di un’educazione integrale della persona. Tutti i ragazzi hanno diritto alla civilizzazione, pertanto alla trasmissione del “sapere di civiltà” integrale.

Se, come giustamente sostengono i classicisti, le nostre fonti di civiltà stanno in Grecia e a Roma, perché solo una minima parte di ragazzi (oggi il 10%) può accedervi? Legare l’acquisizione del sapere classico alla conoscenza del Greco e del Latino significa sbarrare ingiustificatamente sia sul piano etico sia su quello educativo il flusso di conoscenze e di valori, cui tutti quanti hanno diritto di attingere, se è vero che in questa corrente scorre l’umanità degli uomini. Insomma: per leggere Euripide o Cicerone basta una buona traduzione. Sembrerebbe ed è l’uovo di Colombo.

Ma non ditelo agli insegnanti di latino e Greco e a tutti i tradizionalisti di ogni tempo! In realtà, poi, i suddetti sono costretti a riconoscere che anche quelli che entrano/escono dai Licei classici oggi sanno a malapena tradurre e, comunque, dimenticano in fretta. D’altronde, la legge della non-coincidenza tra patrimonio culturale dell’umanità e lingua con cui si trasmette vale anche per i classici inglesi, russi, cinesi, giapponesi, indiani, arabi…

Occorre dunque operare su due linee. La prima: fornire a tutti i ragazzi, quale che sia l’indirizzo di studio, l’accesso al patrimonio classico dell’umanità nella lingua prima, che per i ragazzi italiani è, appunto, l’Italiano. La seconda: costituire fin dalla scuola secondaria di secondo grado un robusto indirizzo professionale e specialistico di studi filologici – analogo ad altri indirizzi professionali, dalla chimica all’agraria – che si prolunghi fino all’Università e garantisca la ri-formazione di una classe di professionisti in grado di continuare a studiare, a scoprire sempre nuovi documenti, a tradurre rigorosamente dalle lingue classiche. La sfida esce dunque dal Liceo classico: riguarda l’intero curriculum e una nuova struttura dell’ordinamento.

Giovanni Cominelli



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti