28 giugno 2016

cinema – C’ERAVAMO TANTO AMATI


Amarcord. Storia dell’Italia attraverso i capolavori dei suoi maestri del cinema

C’ERAVAMO TANTO AMATI
di Ettore Scola [Italia, 1974, 127′]
con Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Aldo Fabrizi, Stefano Satta Flores

 

cinema24FBVincerà l’amicizia o l’amore? Sceglieremo di essere onesti o felici?’ Gianni Perego, alias Vittorio Gasmann, avvocato sostituto di sostituti se lo chiede rivolto a sé e poi a Luciana (Stefania Sandrelli). Non se la passa bene. Il dopo guerra è difficile per tutti. Si era trasferito da Pavia a Roma, chiamato da un suo amico avvocato eletto alla Camera. È fermo sulla porta della trattoria ‘Dal re delle mezze porzioni’. Valuta i prezzi, è incerto se entrare. Un tovagliolo lanciato sul vetro lo colpisce e lo incuriosisce ad entrare. È Antonio (Nino Manfredi), portantino al San Camillo di Roma, che lo invita al tavolo, dove sta consumando il solito pasto accompagnato da Luciana. Si guardano e si innamorano subito.

Erano tempi duri, ma noi eravamo poveri ma felici, come dicono i ricchi.’ – Luciana vola sulla bici con Gianni ma durerà poco. L’amicizia è travolta, e anche l’amore. Gianni si incammina su una china pericolosa e al limite della legalità, accetta la difesa di un palazzinaro pluripregiudicato (Aldo Fabrizi). Ne sposa la figlia (Giovanna Ralli) e lo soppianta illecitamente alla direzione dell’impresa. Inaugurazioni, una dietro l’altra, di nuovi cantieri sventrano la campagna romana. Le porchette, deposte sui bancali adorni della bandiera italiana, sono depositate da una gru sui tavoli, mentre la musica rituale del silenzio o dell’alzabandiera accompagna l’inizio dei lavori di costruzione dei nuovi capannoni che sorgono come funghi alla periferia della capitale.

Tutti mangiano e si abbuffano, i prelati e i personaggi più in vista. Il racconto di Antonio in prima persona attraversa la storia dell’Italia antifascista, fin dalla lotta partigiana quando sulle montagne con Gianni e Nicola (Stefano Satta Flores), poi finito a Nocera Inferiore a insegnare in un ginnasio, aveva condiviso il sogno di un’Italia migliore, più giusta. Per uno strano caso del destino si rincontrano a Roma. Ognuno con la sua storia, le speranze e le inevitabili delusioni. Sempre alla trattoria ‘Dal re delle mezze porzioni’, dove inneggiano al rigatone issato sulle forchette come fosse il trionfo della loro ritrovata unità apparente. Ma non ci sono più i personaggi di un tempo, il suonatore della trombetta, il venditore di accendini … .

Gianni si abbandona a una analisi impietosa. Non è più tempo di mentire: ‘Credevamo di cambiare il mondo invece il mondo ha cambiato noi.’ – incalza – ‘La nostra generazione ha fatto veramente schifo. Guarda Nicola, ha preso a schiaffi la famiglia, la carriera … a coronamento di tutto è finito a scribacchiare critiche cinematografiche … Tutto questo per un futuro diverso. Il futuro è passato e noi non ce ne siamo nemmeno accorti!’ Nicola non ci sta. Ha sacrificato la sua vita alla ideologia, alla cultura, al cinema come specchio della società e possibilità ultima di verità, infine tradita nella trasmissione ‘Lascia o raddoppia’ di Mike Bongiorno. Ribatte in un ultimo sussulto di dignità: ‘Buttare la vita è il migliore degli usi. Vivere come ci pare e piace …’ È questo il suo credo.

Ad Antonio che assiste deluso non resta che prendere le distanze e inveire contro quei ‘due individualisti, intellettuali fracichi’. ‘Meglio che essere proletari imborghesiti!’ – Nicola reagisce a parole e a pugni. L’intellettuale e il proletario litigano: ‘Sempre in cattedra come tutti i falliti …’ Dietro la loro lite furibonda è gioco facile intravedere gli scontri ideologici che hanno attraversato il decennio della contestazione operaia e studentesca. C’è il tempo per riappacificarsi nell’ultima scena finale, nel corso di un presidio scolastico, intorno al bivacco dove Antonio canta con i giovani canzoni partigiane. E Gianni trova il tempo, ormai perduto, di rivelare a Luciana, che intanto si è ricongiunta in matrimonio ad Antonio, il suo amore perenne, mai cessato. Ma ormai è tardi. I figli diventano grandi e si sposano. Nicola lo apprende dalla moglie lontanissima.

Un affresco straordinario della società italiana che era partita da nobili premesse e che ora si arrende alla evidenza deludente della realtà. Gianni scambia la patente. Nella restituzione tentata dagli amici si svela la sua scelta diametralmente opposta agli ideali professati. Scola è un grande regista, impietoso dietro la macchina da presa, eppure tenero. Partecipa del dramma e rende omaggio all’arte cinematografica che svela e sprona alla riscoperta degli ideali traditi. In nome di quelle lotte e di quelle visioni essi per un attimo trovano continuità nelle canzoni partigiane intorno a quel fuoco d’amore. È l’alba di un nuovo giorno. Il fuoco delle passioni è spento. Antonio impugna il megafono e sollecita a difendere almeno il valore pubblico della scuola proponendo la costituzione di un comitato di lotta che superi i numeri della fila.

Dietro la loro amicizia si erano consumati i drammi personali e famigliari. Nicola aveva difeso il film ‘Ladri di biciclette’ nel corso di un cineforum e si era scagliato contro la cultura retriva delle élite dominanti. Lo scontro gli aveva fatto perdere il posto di insegnante. Di fronte alla reazione della moglie ‘Devi scegliere o gli ideali o la famiglia’, Nicola decide di andarsene abbandonando ‘momentaneamente’ moglie e figlio per andare alla ricerca di fortuna nella capitale. Non si ricongiungeranno più. Lui, grande intellettuale, sempre avanti rispetto alle masse e perciò solo. Grande cultore del cinema italiano del neo-realismo. La sua sicurezza nella materia lo frega, va al di là e sbaglia. Viene cacciato, protesta contro l’ambiguità della domanda. È sconfitto nel gioco e nella vita.

Difatti rimarrà solo, come Gianni, che trascura Elide, la moglie ignorante, figlia del palazzinaro. Lei, ancora innamorata di lui, si chiude in se stessa, alla ricerca di un dialogo soprannaturale con le anime dei defunti. Perciò sceglie di porre fine alla vita in un incidente stradale con la sua macchina. Gianni, al termine dell’incontro conclusivo con i suoi amici quando incontra a sorpresa Luciana, le confida il suo amore, che dopo le delusioni cinematografiche sul set di ‘La dolce vita’ dove compaiono Marcello Mastroianni e il regista Federico Fellini aveva trovato conforto fra le braccia di Antonio.

Sullo sfondo l’Italia che cambia, i referendum sull’aborto e sul divorzio, il boom economico ed edilizio sconvolgenti, le nuove povertà, le alienazioni e le speranze. Alla fine l’amicizia tra di loro si rompe quando scoprono che Gianni vive in una villa da miliardario. Lo vedono mentre si tuffa acrobaticamente nel vuoto della piscina e lo compiangono. Passaggi storici ed emozionali tutti accompagnati dai film dei contemporanei registi che hanno fatto della commedia italiana e del neo-realismo un’arte partecipata e consapevole e l’omaggio vola a Rossellini, Antonioni, Fellini, e a De Sica, scomparso durante la lavorazione, a cui il film è dedicato.

C’eravamo tanto amati’, diretto da Ettore Scola (Trevico, 10 maggio 1931– Roma, 19 gennaio 2016) nel 1974, si è aggiudicato il Gran Premio al Festival cinematografico internazionale di Mosca, un premio César per il miglior film straniero e tre nastri d’argento. Il film è stato successivamente inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, ‘100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978’. Ettore Scola ha inoltre diretto ‘Brutti, sporchi e cattivi’ (1976), ‘Una giornata particolare’ (1977), ‘La terrazza’ (1980) e ‘La famiglia’ (1987).

Paolo Rausa

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


2 novembre 2019

MARTIN EDEN

Jacopo Gardella



28 settembre 2019

HONEYDEW: ON THE EDGE OF ILLEGALITY

Francesco Cibati



20 maggio 2019

PORTARE LA BOSNIA A MILANO

Francesco Cibati



23 aprile 2019

IL CAMPIONE

Samuela Braga



20 febbraio 2019

UN’AVVENTURA

Samuela Braga



14 febbraio 2019

SE ANSELMO DIVENTA COPPERMAN

Samuela Braga


Ultimi commenti