28 giugno 2016

sipario – “INNESTI”. LA RASSEGNA TEATRALE DI OUTIS


Outis (Oυτις) in greco antico significa “Nessuno”: è il nome con cui Ulisse si presenta al ciclope Polifemo per salvarsi la vita ed è il titolo di un’opera di Luciano Berio, presentata al Teatro alla Scala nel 1996. Outis è anche il Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, una Onlus fondata a Milano nel 1998, che ha come scopo quello di essere un luogo di aggregazione sociale e creatività, di salvaguardare i testi teatrali attraverso un apposito archivio, ma anche di contribuire al rinnovamento della drammaturgia contemporanea, indagandone tutti gli aspetti (autori, testi, luoghi, tecniche di produzione, pubblico) e offrendo agli autori un canale per coordinare il proprio impegno e ottenere il riconoscimento artistico e sociale delle loro opere. L’Associazione organizza festival, rassegne, master, corsi di scrittura, progetti pensati per ideare nuovi linguaggi e restituire l’arte (in particolare il teatro) al mondo reale, dal quale ormai sembra essere stato esiliato.

sipario24FBProprio dalla passione per la cultura “in movimento” e dalla volontà di “spostare visioni, ripensare concetti, annodare fili e reinventare prospettive” è nata la rassegna di spettacolo dal vivo “Innesti. Mutazioni del paesaggio umano transculturale”. Un progetto inserito nell’ambito di MigrArti voluto dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che ha coinvolto gli spazi del Mudec e del Teatro Menotti, trasformandoli in luoghi per conoscersi e per interrogarsi sul tema attualissimo della multiculturalità.

L’esperienza della migrazione e la necessità di trasferire “altrove” le proprie radici sono state il filo conduttore dei sei spettacoli teatrali proposti, nonché il tratto comune dei giovani partecipanti: autori e artisti “ibridi”, nati all’estero o originari di diversi Paesi (Albania, Russia, Pakistan, Afghanistan, Iran, Romania, Brasile) che in Italia hanno avviato a un percorso creativo e professionale assieme ad artisti autoctoni, per dare vita a un “innesto” di culture, idee, forme espressive.

Ciascuno ha raccontato la storia di quei tanti “Nessuno”, padri e figli costretti ad abbandonare la patria per cercare una nuova identità e un nuovo senso di appartenenza in un altro Paese. I testi spaziano dalla forma autobiografica (Albania casa mia di e con Aleksandros Memetaj, Compleanno afghanoParole come medicine di Ramat Safi e Laura Sicignano), alla trasfigurazione di fatti e personaggi reali (Vivo in una giungla, dormo sulle spine di Laura Sicignano con Shahzeb Iqbal), fino alla mescolanza di vita e immaginario global-web-trash, in un susseguirsi frammentario e surreale di scene che assottigliano i confini tra il mondo reale e quello virtuale (Call of duty-fake versione di Tatiana Olear).

Attraverso racconti poetici, monologhi retrospettivi condotti con tono favolistico (Novunque de La Compagnia delle poete), lucida ironia e talvolta legittima rabbia (Mi chiamo Aram e sono italiano di Aram Kian e Gabriele Vacis), la rassegna ha restituito l’immagine della “realtà migrante” quale dimensione abitata da identità umane fragili, in cui le relazioni si complicano in un intrico di affetto, pregiudizio, sincerità e sospetto.

In una civiltà che ancora oggi stenta a declinarsi al plurale e trasforma la multiculturalità in un incontro tra solitudini, Innesti ha saputo creare uno spazio di dialogo tra culture e forme espressive, e un’occasione di riflessione sul valore sociale e artistico degli attraversamenti “identitari” e della condivisione di competenze e progettualità. La rassegna di Outis ha restituito al teatro la sua funzione etica ed educativa, la sua posizione fondamentale nel tessuto umano e sociale, in quanto luogo di un possibile incontro e confronto umano, dialogo artistico, intreccio, innesto che genera qualcosa di sempre nuovo, ricco e vivo.

Chiara Di Paola

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

rubriche@arcipelagomilano.org



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