28 giugno 2016
NANDO PAGNONCELLI
DARE I NUMERI
Centro Editoriale Dehoniano, 2016
pag. 99, euro 10,00
In una democrazia come la nostra, le opinioni dei cittadini hanno assunto una crescente importanza, non solo nell’ambito politico e istituzionale, ma anche in quello economico, orientando le decisioni di leader politici, associazioni, mezzi d’informazione e aziende.
Però è importante sottolineare che le opinioni sono convinzioni che le persone hanno su fatti specifici, talvolta in assenza di elementi probatori. Ci si fa un’idea sentendo gli amici al bar o le amiche mentre si attende che i figli escano da scuola. Quello che si sente, e che si trasmette a catena, non corrisponde necessariamente a verità, ma sono punti di vista soggettivi di fatti ritenuti autentici. L’opinione pubblica è invece il modo di pensare comune della maggioranza degli italiani su questioni di pubblico interesse. I dati, a essa relativi, si raccolgono attraverso una varietà di programmi applicativi, basati sulle tecniche della propaganda, del sondaggio e del marketing.
“Il politico moderno” ci spiega Nando Pagnoncelli, sondaggista, presidente di Ipsos Italia “non può ignorare ciò che pensano gli elettori”. Chi detiene il potere dovrebbe avere interesse a conoscere l’orientamento delle masse, ma troppo spesso i politici usano il sondaggio per manovrare l’opinione pubblica al fine di ottenere più voti. I sondaggi sono uno strumento insostituibile per conoscere gli elettori, descrivendone il profilo e le aspettative. È impensabile che un candidato politico della propria città o della propria nazione non conosca il numero degli immigrati, degli anziani, dei disoccupati, dei giovani che non studiano … .
Sulla valutazione di questi numeri, la discussione politica rischia di partire da una somma di convinzioni sbagliate, perché sia il tasso d’ignoranza dei cittadini sia la mancanza di neutralità dei mezzi d’informazione modificano la percezione della realtà. Chiunque si alleni in queste strategie di manipolazione non può modificare i dati reali ricavati da fonti statistiche ufficiali. Oggi lo scostamento tra percezione dei fenomeni e la realtà è un dramma sociale.
Che cosa fare, dunque? È necessario rivoluzionare il nostro modo di informarsi. Dovremmo approfondire i temi che leggiamo rapidamente, in sintesi, nei titoli dei giornali o che vediamo in un breve servizio filmato da un TG. E forse dovremmo porre attenzione anche ai social network, che sembrano essere club nei quali sono ammesse solo persone che la pensano solo nello stesso modo, dove anche il più ignorante degli italiani può diventare un guru.
In chiusura del saggio, le belle parole di Ilvo Diamanti, che insegna “Governo e Politica” all’Università di Urbino: “Il populismo incontra successo anche perché si rinuncia a opporgli altri argomenti”. Invece che spiegare agli italiani che la disoccupazione è un problema, ma i dati non sono così allarmanti, che i giovani senza lavoro sono molto meno rispetto alle opinioni della gente al bar, che gli immigrati sono in calo, si preferisce assecondare. Perché dovremmo fare fatica a spiegare agli italiani come sono realmente i fatti? Alla fine del saggio “darete i numeri”, ma nessuno vi scambierà per pazzo.
Cristina Bellon
questa rubrica è a cura di Cristina Bellon