30 novembre 2009

MA FORMIGONI IL CONTO NON LO PAGA MAI?


Con tutto quello che sta uscendo su Grossi, le sue bonifiche, vere o presunte, la ‘ndrangheta e chissà cos’altro ancora, è possibile che nessuno chieda le dimissioni di Formigoni?

Già così, solo per ciò che è emerso finora, questo è probabilmente il più grande scandalo politico affaristico milanese dalla liberazione a oggi. Lo è per le dimensioni della truffa e più ancora per il disprezzo verso i cittadini e le comunità locali che lascia trasparire.

E non c’è un solo politico che abbia il buon gusto di dire una parola. Questa mancanza di buon gusto, scusate, mi disgusta!

Qui non si tratta di fare processi anticipati. Ci sono intercettazioni, accuse precise, soldi che girano, prestiti e regali. Molti bonifici e poche bonifiche! E in mezzo a tutto questo Formigoni sta costruendo sul velluto la sua ennesima candidatura alla presidenza regionale. Nemmeno lui ne parla, come se la cosa non lo riguardasse, come se gli fosse del tutto estranea, come se non si fosse mai occupato di bonifiche. Come se non sapesse chi sia Grossi e non leggesse nemmeno i giornali.

Si va avanti tranquillamente, come se niente fosse. A Pioltello si approva un’integrazione all’accordo di programma nonostante sia pendente un ricorso al TAR in cui una multinazionale sostiene, conti alla mano, che il costo della bonifica (a farla sul serio) sia un terzo (40/50 milioni) di quanto è stato riconosciuto a Grossi (120 milioni). Si dà il via all’ennesimo centro commerciale e non si capisce bene in cambio di che cosa.

Siamo per la soluzione politica delle questioni, non ci piace che i problemi debbano essere risolti per via giudiziaria. Ma scusate: qui dove sta la politica? Si è capito bene di cosa stiamo parlando? Sono riusciti a rendere conveniente l’inquinamento dei terreni: da problema pubblico le bonifiche sono diventate un’opportunità speculativa per i privati. C’è almeno qualcuno che si sta domandando se sia giunto il momento di cambiare sistema? Bonifiche in cambio di volumetrie: è qui l’origine del dolo. Sembra lo scambio perfetto e invece è il peggiore degli scambi ineguali, perché spalanca le porte alla corruzione e provoca un tragico allentamento dei controlli. Oggi le bonifiche, se va bene, sono un volano per la speculazione immobiliare: si pagano in diritti edificatori e, siccome questi sembra non costino nulla, se ne concedono in quantità esorbitanti e per progetti insensati. Regione e comuni si fanno belli davanti ai cittadini: “abbiamo trovato chi bonifica”. Invece si nascondono problemi e rifiuti, creando le premesse per nuove emergenze. Si crea denaro dal nulla che poi, in qualche modo, torna buono anche per finanziare le campagne elettorali. La signora Gariboldi sembra che non fosse così ingenua come dava a vedere. E forse suo marito non frequentava Grossi solo per la caccia.

Se si vogliono fare le bonifiche a costo zero, cioè finanziandole in conto oneri attraverso operazioni immobiliari, bisogna per lo meno bonificare la componente umana della trafila e riorganizzare i procedimenti. Siamo su un terreno scivoloso, perché ci sono in ballo un sacco di soldi. E allora i conti vanno fatti per bene, non tra Natale e capodanno quando gli uffici sono a mezzo servizio, come nel caso di Pioltello. Bisogna poi decidere con oculatezza che cosa costruire, perché rimuovere i rifiuti (nel migliore dei casi) e metterci al loro posto un ecomostro non è una grande soluzione. Ma poi, scusate, perché non si fanno più gare a evidenza pubblica? Ripartiamo almeno dal presupposto che le aree da ripulire sono delle opportunità per il territorio e vediamo se ci sono operatori con idee degne di una città metropolitana. Il socio del re delle bonifiche lo hanno già messo in disparte le banche, dopo avergli dato un fiume di denaro. La premiata ditta Grossi & Zunino non era poi così efficiente. Probabilmente si poteva trovare di meglio, anche nello sgangherato panorama milanese. Se si vuole davvero bonificare un’area non bisogna andare col cappello in mano da speculatori immobiliari o finanziari, ma bisogna coinvolgere un costruttore puro, un imprenditore vero, che faccia sull’area un vero e proprio piano industriale e non un piano di valorizzazione immobiliare destinato ai saliscendi della borsa.

La scarsità di aree strategiche nella cintura milanese può compensare largamente i pur alti costi per le opere di bonifica. Certo, se si continua a offrire alla speculazione fondiaria territorio in abbondanza e a buon mercato, svincolando anche le aree a parco, come si sta facendo per il Parco delle Cascine di Pioltello, è naturale che sulle aree che richiedono interventi più costosi gli immobiliaristi pretendano grandi volumetrie, l’aiuto economico degli enti pubblici offrendoci in cambio progetti a buon mercato, banali, ritriti o del tutto fasulli.

Questo accade soprattutto per due ragioni: perché tengono, come si suol dire, il coltello dalla parte del manico (… non bisognava darglielo però) e perché il vantaggio economico marginale sulle aree da bonificare non deve essere inferiore alla rendita che potrebbero trarre costruendo su aree sottratte all’agricoltura o comunque prive di costi di bonifica o esternalità assimilabili. In pratica sono disponibili a realizzare le bonifiche, ma la rendita complessiva che l’area deve assicurare deve essere la stessa che gli operatori avrebbero se non le dovessero fare. Da ultimo, occorrono progetti che abbiano margini di profitto adeguati, ma non straordinari e soprattutto margini non elasticizzabili. Questi devono essere giustamente calcolati al netto dei costi per le bonifiche, i quali, a loro volta non devono essere oggetto di mercanteggiamento, ma definiti una volta per tutte. E ritorniamo dunque al tema delle regole e dei controlli. Se le regole dell’operazione, e quindi anche i margini di profitto, non sono definiti, se si creano delle zone d’ombra, si faranno tante chiacchiere ma poche bonifiche, perché inevitabilmente si finirà col ricadere nelle dinamiche lasche della valorizzazione immobiliare.

I temi dell’ambiente e delle bonifiche hanno a buon diritto riacquistato centralità a Milano e in Lombardia: per le elezioni regionali di questa primavera dobbiamo scegliere un candidato bravo, onesto, competente e competitivo. Perché possa giocarsi le sue chances sarebbe utile cominciare a chiedere il conto a Formigoni.

Mario De Gaspari



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