22 giugno 2016

MAKE MUSIC MILAN! LA FESTA CHE INVITA TUTTI A SUONARE IN CITTÀ

Una strategia di tanti piccoli eventi, una interpretazione dello spazio pubblico


Scrivo questo articolo il giorno prima della terza edizione di Make Music Milan, che – se e quando leggerete – si sarà svolta martedì 21 giugno, per il terzo anno consecutivo, in occasione della Festa della Musica. Sono uno dei 4 amici (al bar) che lo organizzano ogni anno, con la preziosa collaborazione di una quinta colonna portante, che tiene il contatto con le centinaia di musici che ogni anno ci onorano della loro partecipazione.

05mercatanti23FBNon so dunque come è andata, se ve ne sarete accorti, se non ve ne sarete accorti, se avrete chiamato i vigili perché alle 22.30 di un martedì c’era qualcuno a suonare in strada o se vi sarete fermati ad ascoltare qualcuna delle 50 postazioni musicali disseminate in città. Comunque sia andata vi vorrei spiegare brevemente una manciata di ragioni per cui da tre anni ci prendiamo la briga di organizzare questa manifestazione, che ha sicuramente caratteristiche uniche e, per certi versi, pazzesche.

Andiamo con ordine. Make Music Milan non ha una direzione artistica: noi mettiamo a disposizione delle postazioni e una piattaforma online per prenotarle. Chi si prenota prima, suona. Punto. Non viene fatta alcuna valutazione artistica di merito e sappiamo perfettamente che questo potrebbe far storcere un po’ il naso ai puristi e ai devoti del credo meritocratico. Fa niente. Ci sono già abbastanza talent show in giro, per una volta all’anno possiamo anche concederci lo sfizio di celebrare la musica e la passione che la fa vibrare (sia quella di gruppi di “manici” che farebbero impallidire molti talenti affermati, sia quella di gruppi di amici, che suonano per divertimento e a cui piace l’idea di esibirsi in strada) a prescindere da giurie, valutazioni e competizioni assortite. Suonare per il solo gusto di suonare. Niente di meno e niente di più.

Make Music Milan non ne fa mai una questione di genere: da noi si può suonare jazz, rock, pop, blues, gospel, rap e anche la nera africana. Ci piace che girando per la città ci si possa imbattere in qualunque tipo di musica, compresi i djset. Ci piace questo casino totale, questa commistione di generi, questo melting pot musicale, questa gioiosa anarchia. E ci piace l’idea che per una vota all’anno la città si arrenda ai propri musicisti e si consegni loro a mani alzate, senza condizioni e senza discussioni (che poi vabbè, quelle ci sono sempre,  da “qui c’è gente che lavora” a “basta con questo frastuono, ora chiamo la polizia!”, altrimenti non saremmo Milano).

Make Music Milan non cerca performer ma organizzatori: sì perché il discorso che sta alla base del tutto è di quelli che possono piacere o non piacere, ma che hanno il pregio di essere molto chiari. Lo scambio proposto è il seguente: noi ti offriamo un pezzo di città a tua scelta e ti liberiamo da tutte le incombenze di tipo burocratico (dalla Siae all’occupazione del suolo pubblico); tu ti occupi di suonare e di riconsegnarci quel pezzo di città esattamente come te lo abbiamo consegnato, offendo  un’occasione di svago, di cultura e/o di intrattenimento a quelli che verranno a sentirti o che si fermeranno ad ascoltarti.

Non chiudiamo strade, non blocchiamo il traffico, non transenniamo postazioni. L’esibizione deve vivere nel pezzo di città assegnatogli con tutto il garbo e il riguardo che si conviene. Se ti serve l’energia, te la devi procurare, chiedendo ai locali vicini o organizzandoti con gli altri musicisti che suoneranno prima o dopo di te nella stessa postazione, per magari mettere in comune un generatore o prenderlo a nolo dividendo la spesa. Insomma, non si viene a suonare e basta. Ci si organizza, ci si parla e ci si responsabilizza nei confronti della città e di chi ci vive. Nessun’altra manifestazione ha questo tipo di filosofia. Noi non potremmo esistere senza averla e senza proporla a chi suona con noi.

Make Music Music è un evento diffuso: i grandi eventi sono senza dubbio affascinanti ma hanno alcune controindicazioni spiacevoli. Mandano in tilt la zona dove si tengono, ne sconvolgono la viabilità, sono scomodi da vedere, si sta il più delle volte troppo pigiati e i 2/3 delle persone vedono l’esibizione da lontano o non la vedono per niente. Noi amiamo una concezione di intrattenimento antitetica rispetto alla logica del grande evento. Vogliamo tanti piccoli eventi fatti per un piccolo numero di persone. Non abbiamo la nevrosi delle grandi masse, ci piace l’idea di tanti piccoli eventi e di tanti piccoli pubblici che, sommati, diventano un grande evento e un grande pubblico, ma che, sparsi e disseminati per la città, creano il minor disturbo possibile a chi non è interessato a seguirli e il maggior piacere possibile a chi invece li segue volentieri.

Last but not least, Make Music Milan è un evento indipendente e intraprendente: sa dialogare con il Comune, con il settore privato, con i commercianti e persino con la Siae. Sa trovare le risorse per mettere in piedi la piccola macchina organizzativa necessaria. E sa coinvolgere la città, senza la quale semplicemente niente di quello che facciamo sarebbe possibile. La sa coinvolgere a vari livelli e la sa mobilitare per un piccolo grande risultato: mettere insieme un mosaico in cui ciascun tassello abbia la consapevolezza della propria condizione di tassello e del fatto che, senza tasselli, nessun mosaico sarebbe possibile.

Che è un po’ quello che succede in qualunque orchestra sinfonica, gruppo rock o coro gospel, come i musicisti sanno benissimo. Ecco perché da tre anni facciamo Make Music Milan. Ed ecco perché vorremmo continuare a farlo ogni 21 giugno.

Mauro Mercatanti

 

 



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