22 giugno 2016

IL FUTURO NON SI PREVEDE, SI STUDIA

Riprendere il discorso aperto da Aurelio Peccei


I “future studies” non sono una novità: proprio gli italiani Aurelio Peccei e Eleonora Barbieri Masini sono stati pionieri di questo ambito di studi negli anni Settanta e da svariati decenni anni si applicano in vari ambiti strumenti di previsione sociale. Lo scorso autunno si è svolta a Trento la prima Conferenza internazionale sull’anticipazione “Anticipation 2015”, promossa dal professor Roberto Poli, titolare della prima cattedra UNESCO di Sistemi anticipatori presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento e membro del Comitato scientifico dell’Italian Institute for the Future.

10bramante23FBUn’occasione unica che ha attratto circa 300 studiosi provenienti da tutto il mondo per parlare di futuro a proposito degli ambiti più diversi, dall’economia al design, dall’education alla sostenibilità alimentare e ambientale. Che cosa significa ragionare in termini di anticipazione o più precisamente di comportamenti anticipatori? Quando si utilizza il futuro per determinare un processo decisionale, si modificano i nostri comportamenti e le nostre politiche attraverso comportamenti in grado di anticipare il futuro, anziché subirlo. In altri termini il futuro può diventare un oggetto di studio, anzi lo studio stesso del futuro può influenzare la sua realizzazione.

Si tratta di porsi l’obiettivo di individuare tra diversi scenari futuri possibili quello più auspicabile e di ricercare tutti i mezzi e gli strumenti di base necessari per immaginare e far sì che quella visione diventi realtà.

È un grave errore pensare al futuro sulla base del presente, al domani semplicemente come continuazione dell’oggi; il mondo è basato sulla novità, sulla sorpresa, sulla discontinuità ed è sotto gli occhi di tutti quanto nella nostra epoca il cambiamento sia anche più importante e pregnante della continuità. Ecco perché dobbiamo prepararci a intercettare le novità che sono in preparazione, a vedere nella sorpresa e nel cambiamento degli amici e a non averne paura, evitando l’equazione incertezza = pericolo e aumentando la soglia di incertezza che riusciamo a gestire proattivamente secondo i nostri fini, i nostri valori e i nostri obiettivi.

Competenze fondamentali e abiti comportamentali diversi: fantasia, creatività, capacità di inventare, capacità di costruire piani di riserva. Il futuro non è predeterminato e non è prevedibile; alcuni aspetti del futuro possono essere influenzati da quello che noi facciamo nel presente.

La due giorni milanese di giugno 2016 “Anticipare i cambiamenti” con gli esperti di – Skopìa , la start up dell’Università di Trento, porta il paradigma dell’anticipazione sociale fuori dal circolo ristretto dell’accademia per entrare nel mondo della formazione dei formatori e dell’educazione delle giovani generazioni. Si progettano laboratori di futuro in classe, per esplorare futuri possibili nella scuola, introdurre i giovani allo studio del futuro e sperimentare esercizi di intelligenza collettiva sui futuri in microgruppi nelle aule scolastiche.

Futuri possibili e futuri preferibili e desiderabili: quali elementi del trend ostacolano il futuro preferibile? Si tratta di essere attenti, porsi domande e vedere delle possibilità nel futuro e di lavorare nel presente per costruirle. Il motto può essere proprio questo: usare il futuro nel presente! Cogliere la forza del futuro nell’oggi, perché una parte del futuro è già qui, sotto traccia, anche se non la vediamo. Così abbandoneremo l’idea della previsione, l’impostazione newtoniana secondo la quale tutte le informazioni vengono dal passato e sceglieremo di attivarci e mobilitarci per anticipare il futuro. Una strada da percorrere con i giovani nelle scuole, per far sì che non dilaghi la sfiducia nel futuro.

 

Rita Bramante



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