21 giugno 2016

libri – IL RIFORMISMO MANCATO. MILANO E L’ITALIA DEL DOPOGUERRA  


MARINO LIVOLSI
IL RIFORMISMO MANCATO. MILANO E L’ITALIA DEL DOPOGUERRA
Bollati Boringhieri Editore, 2016
pag. 277, € 15,00

 

Livolsi - Il riformismo mancato copQuasi un instant book, la cui pubblicazione ha coinciso con la campagna elettorale, ma che appare estremamente lontano dal brulicare delle micropolemiche dei giorni più recenti. L’indagine si dipana sulla scorta di analisi più sociologiche che storiche e mira a una lettura complessiva, certo, ma ben segmentata in periodi definiti della società milanese dal dopoguerra a tangentopoli. Peraltro la domanda che sottende il ricchissimo saggio di Livolsi è quella che molti analisti del sociale si sono posti nell’ultimo triennio: perché Milano più di ogni altra metropoli italiana “ …. ha ripreso smalto proprio negli anni più duri della recessione nazionale ed europea?“.

Alla base del fenomeno, si legge nei primi capitoli, si pone la cospirazione verso un unico obbiettivo dei due principali moventi morali della società milanese: da un lato la forte spinta solidaristica, diffusa e pervasiva, che nasce dalla tradizione cattolica e da quella socialista, una sorta di pietas sociale, mai contrastata realmente dalle classi dirigenti tradizionali che, magari, ne hanno proposto declinazioni in forme diverse, spesso paternalistiche, ma senza contraddirla o combatterla.

D’altro lato il senso profondo, quasi un subconscio municipale, costituito dalla percezione del dovere civico, come valore in sé, ereditato dal rigore organizzativo del partito comunista e delle organizzazioni operaie che in esso vedevano il modello di riferimento. Uno scambio virtuoso di due linee di azione e di pensiero ulteriormente fecondato da una sottile ma onnipresente intransigenza morale esercitata e testimoniata da parti cospicue delle elites economiche e finanziarie di stampo azionista o liberal-progressista.

I ritardi, le battute d’arresto e poi gli arretramenti degli anni Ottanta, si devono – sostiene Livolsi – non al fallimento di tale modello virtuoso, ereditato sostanzialmente dalla Liberazione e dalla ricostruzione, quanto piuttosto all’irrompere nel contesto milanese dei grandi contrasti ereditati dalle lotte senza esclusione di colpi della politica nazionale (e internazionale, aggiungeremmo noi!): vale a dire la rottura dell’unità delle sinistre, la moltiplicazione dei costi della politica e l’asservimento dei modelli di sviluppo e di modernizzazione alla logica di un mercato perverso condizionato dalla corruzione.

Ma la strada, conclude il saggio, è stata ritrovata e la società milanese ha colto, sicuramente fra mille contrattempi, imperizie e incertezze l’aria nuova che circola nel mondo che è quella della unità dell’ecumene (vulgo globalizzazione) e del trionfo dell’arte  dell’immagine, temi questi, che fanno parte, prima che di programmi politici, dell’autentico DNA di Milano, una sorta di Landgeist che viene da molto lontano, probabilmente da quel vivacissimo primo Trecento in cui Milano era la seconda città d’Europa per popolazione e traffici, dopo Parigi e prima di Firenze.

Paolo Bonaccorsi

 

 

questa rubrica è a cura di Cristina Bellon

rubriche@arcipelagomilano.org

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


16 maggio 2023

DAL GIARDINO ALL’INFERNO

Oreste Pivetta



19 marzo 2021

L’ULTIMO TRENO

Dario Balotta









21 febbraio 2021

I NON-LUOGHI DEL CORONAVIRUS

Cristina Bellon



11 febbraio 2021

ATTUALITÀ DI UN MODELLO URBANO

Michele Caja


Ultimi commenti