30 novembre 2009

LA RISORSA DELL’ERRORE


Il Liceo Parini ha istituito un patto di lealtà tra studenti e insegnanti per ridurre il peso delle copiature. L’iniziativa ha suscitato sorrisi non del tutto benevoli: che sciocchezza mettere in discussione un’antica tradizione italiota, quella di fare i furbi!

Invece io penso che l’iniziativa sia buona e vada nel senso giusto: educare a non copiare significa insegnare che la legalità è utile e opportuna perché permette di valorizzare le risorse a disposizione e di ottenere di più di quanto si può ricavare violandola.

Una delle risorse più importanti che abbiamo a disposizione nello svolgere un’attività didattica sono gli errori. In che cosa consiste la loro importanza? Indico schematicamente tre ambiti:

a. Una didattica fondata sul problema

Sia pur con le dovute eccezioni, nella scuola italiana, soprattutto nella secondaria superiore, la didattica è fondata sulla trasmissione di conoscenze. Questo approccio ha una logica ben precisa ed è coerente con la netta prevalenza della struttura disciplinare della cultura scolastica. Ma la modalità d’insegnamento fondata sulla trasmissione va integrata e supportata da una modalità incentrata sulla capacità di elaborare problemi, cioè di ragionare attraverso domande relative a tutto ciò che si fa, si apprende e ci circonda, usando il “perché?” come strumento critico e non come accettazione passiva del passato e del presente. Per avviare questo percorso l’errore è uno stimolo fondamentale perché esso costituisce un problema da risolvere.

b. Il conseguimento di competenze

Perché abbia valore l’errore deve essere liberamente e totalmente condiviso tra studente “errante” e insegnante; quando parlo di errore mi riferisco anche a un errore “potenziale”, cioè a una difficoltà che allo studente appare difficilmente superabile e che di solito lo induce a chiedere ad altri una soluzione, cioè a copiare. Invece affrontare l’errore in maniera condivisa significa sviluppare la capacità di fare, di sperimentare e di trovare soluzioni seguendo strade spesso diverse da quelle acquisite (o che avrebbero dovuto essere acquisite) attraverso la trasmissione di conoscenze. Si impara ad applicare ciò che si ha a disposizione, a ragionare per giungere a una soluzione: cioè si acquistano competenze.

c. L’acquisizione di un metodo

Imparare a gestire correttamente le proprie difficoltà è una conquista fondamentale nella maturazione di un individuo: ciò passa in maniera rilevante anche attraverso la consuetudine a gestire gli errori in ambito scolastico; tale attività consiste nel saper

delimitare l'”area errata”, individuare la causa e l’origine dell’errore, trovare percorsi diversi per risolverlo senza vincolarsi a una soluzione preconfezionata, usufruire degli aiuti parziali o indiretti che si possono ricevere o ricavare.

Sono tutti aspetti in cui si può trarre vantaggio da un rapporto corretto con la propria imperfezione.

L’errore è dunque una risorsa che va raccolta ed elaborata, non distorta con banali copiature, perchè l’obiettivo della scuola non è il successo senza apprendimento, ma il conseguimento di una formazione seria. Ma anche nella scuola, come in ogni altro ambito della vita di relazione, la consapevolezza di determinati valori cresce attraverso l’applicazione pratica dei valori stessi, che in estrema sintesi sono i seguenti:

* Rispetto: è necessario mantenere sempre il pieno rispetto dello studente, rispetto che si esprime nel non trasformare mai il giudizio su un errore in un giudizio sulla persona e non usare mai le verifiche didattiche con intento punitivo.

* Collaborazione: il dialogo formativo non si interrompe mai, neppure durante le prove di verifica, anzi proprio in quelle fasi si fa più intenso perché nell’elaborazione delle prove l’insegnante può cogliere gli errori anche nella loro fase potenziale. Per far ciò è necessario definire con chiarezza l’obiettivo della prova, l’ambito e i limiti in cui si può chiedere l’intervento del docente, il modo con cui lo studente può chiedere la collaborazione, cioè con un ragionamento completo che permetta di enucleare con precisione la difficoltà.

* Solidarietà: per derubricare il significato di violazione della correttezza compiuto copiando e/o facendo copiare solitamente si afferma che si tratterebbe di un atto di solidarietà tra studenti. Analisi è molto discutibile, poiché la solidarietà consiste nell’aiutare a imparare, ad esempio con momenti di lavoro comune, non a superare difficoltà senza imparare. Bisogna anche pensare a forme di verifica ben diverse da quelle generalmente vigenti e dominanti al punto da condizionare spesso in termini negativi anche i modesti tentativi di novità (ad esempio la III prova dell’esame di Stato).

* Trasparenza: il punto di arrivo di questo percorso deve essere la trasparenza del processo di valutazione, che si attua nel momento in cui il voto è definito attraverso una proposta motivata da parte del docente, una discussione con l’interessato ed eventualmente con l’intera classe, cui segue la decisione di nuovo chiarita.

Potrà bastare tutto ciò a vincere la millenaria pratica del copiare? Sarei un illuso se affermassi di sì. Ma si tratta di lavorare in questa direzione: la lotta contro pratiche che limitano l’accertamento della preparazione è fondamentale per ridare un senso e una credibilità alla scuola.

 

 

Vincenzo Viola



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