14 giugno 2016

cinema – JULIETA


JULIETA
di Pedro Almodóvar. [Spagna, 2016, 99′]
Con Emma Suarèz, Adriana Ugarte, Daniel Grao, Inma Cuesta, Darío Grandinetti

cinema22FBJulieta, una madre, è stata abbandonata dalla figlia diciottenne. Sono passati diversi anni e la madre ha messo il dolore in freezer e con un nuovo amore sta per lasciare Madrid e trasferirsi in Portogallo. Il film inizia con la donna, bella in una casa raffinata, che inscatola libri e statuette per il trasferimento. Poi, c’è sempre un poi, per caso incontra una vecchia amica della figlia, scopre di essere nonna di tre ragazzi e che la figlia vive o si aggira sulle sponde del lago di Como.

Tutto cambia: il dolore viene scongelato, l’orologio della vita torna indietro e Julieta decide di restare a Madrid (se sua figlia la cercasse dove potrebbe trovarla?). Il fidanzato non la prende bene, ma questa è l’occasione perché Julieta racconti anche a noi spettatori che cosa ha indotto la figlia a fuggire.

Si comincia scoprendo che la ragazza è stata concepita in seguito a un fatto drammatico accaduto su un treno. Era una sera d’inverno e la giovane Julieta tornava a casa dopo un periodo di supplenza, per completezza di informazione insegnava greco. In uno scompartimento vuoto era intenta a leggere il suo libro, ma non ci riusciva perché un signore, dall’aria strana, cercava in ogni modo di attaccare bottone. Scocciata e anche un po’ preoccupata, la giovane e il libro trovarono rifugio nella carrozza bar. Ma anche lì fu impossibile leggere: era infatti incappata in un giovane uomo dall’aria intrigante.

A farla breve: l’importunatore si suicida sotto il treno dopo una sosta, l’uomo intrigante del bar aiuta i soccorsi e infine soccorre la giovane Julieta, che si sente in colpa per non aver dato retta al suicida. Anche il soccorritore ha un dramma alle spalle, una moglie in stato vegetale, e la notte in treno diventa un’occasione per i due per consolarsi. È in quell’occasione che la vita ha la meglio sulla morte e la giovane Julieta si ritrova incinta.

Non passa molto tempo che Julieta si precipita a casa dell’amante occasionale per renderlo almeno abituale. L’uomo di mestiere fa il pescatore e abita una deliziosa casetta affacciata su un mare quasi sempre burrascoso. Tutto fila per il meglio: la moglie muore, la bambina nasce e i tre vivono insieme.

Poi, anche qui c’è un poi, quando la figliola si reca in campeggio ecco che il padre, in seguito a un litigio, si avventura a pescare in un mare più che burrascoso e non torna più. Dalla tragedia con un trasferimento a Madrid comincerà una nuova vita per Julieta e figlia … .

Nel suo lavoro di analisi e ricostruzione del rapporto con la figlia, Julieta rivanga anche il suo rapporto con i genitori che, nell’età della pensione, si erano trasferiti in campagna. Ricorda la madre malata a letto, anche lei, e il padre che sembrava avere mire sulla giovane badante straniera con cui, effettivamente, a mamma morta si rifarà una vita.

Insomma, un Pedro Almodovar che tratta uno dei suoi temi preferiti prendendo spunto da tre racconti di Alice Munro contenuti in In fuga. Molto diverso da Tutto su mia madre, Julieta non sembra un film del tutto riuscito. Forse la ragione sta nell’aver voluto un “drama seco, sin gritos” (Sobrio, senza strepiti). E perciò zero umorismo, zero parodia o pasticcio di generi. Insomma, niente melò alla Almodovar.

Dorothy Parker

 

 

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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