8 giugno 2016

ANALISI DEI RISULTATI. LA LISTA DELLE OVVIETÀ

Malgrado tutto Sala vincerà: predestinato


Diceva Orwell: “a volte il primo compito delle persone intelligenti, è la riaffermazione dell’ovvio” e iscrivendomi provvisoriamente alla categoria, mai come in queste elezioni milanesi mi sembra necessario. Numererò le ovvietà:

1 – Il numero di votanti è il più basso della storia milanese compreso le elezioni europee; in più se la volta scorsa 60.663 elettori avevano votato solo per il sindaco questa volta il numero è di 33.665. L’ovvietà è, che meno duro è il contrasto personale e programmatico dei candidati monocratici, minore è la partecipazione al voto. Seconda ovvietà se i candidati sono simili la dimensione politica e nazionale delle elezioni evapora; tutto si potrà dire tranne che a Milano c’è stato un voto pro o contro Renzi, il che paradossalmente ha giovato a Parisi, dei due la figura proposta in modo meno sciapo.

02marossi21FB2 –  Gli schieramenti di centro destra e centro sinistra perdono voti, mentre il Movimento Cinque stelle li aumenta. Sala ottiene 92.000 voti in meno di Pisapia e Parisi 54.772 in meno della Moratti. Sala però riduce il perimetro dell’alleanza perdendo 30.000 su Rizzo e Cappato mentre Parisi recupera 36.000 voti nel 2011 di Palmieri e quelli dei pensionati. L’ovvietà è, che più larga è l’alleanza meno voti si perdono. Seconda ovvietà: grosso modo siamo per Sala (sommando Rizzo e Cappato) alle stesse percentuali di Pisapia che Rizzo e Cappato, aveva; mentre Parisi (sottraendo Palmieri) perde il confronto con la Moratti quindi dovremmo avere il centrosinistra felice e non depresso. Poiché non è cosi, l’ovvietà è che nelle elezioni è sempre meglio confrontare i valori assoluti che le percentuali.

3 –  Nel centro sinistra come nel centro destra le liste civiche sono caratterizzate dalla presenza di ex sindaci, ex assessori, ex consiglieri, ex qualchecosa. Ebbi a chiamarlo un tempo PACA (partito assessori civici e affini). Albertini e Palmieri prendono 2.000 preferenze su 15.000 voti di lista; Tajani, D’Alfonso, Strada sono di gran lunga i primi nella civica per Sala; Del Corno Limonta vengono votati dal 18% degli elettori della lista. L’ovvietà è che più che di civismo dobbiamo parlare di liste personali, direi giolittismo, con buona pace di Ambrosoli e del suo recente bel libro. Seconda ovvietà: la società civile non esiste elettoralmente parlando o non vota.

4 – Nelle zone, soi disant municipi, l’elettore si esprime generalmente in modo coerente con il voto per il comune. Gli astuti consiglieri comunali, innovando tra i pochi in Italia, che hanno deciso di abbassare la soglia per la vittoria al 40%+1 non hanno poi fatto seguire all’abbassamento della soglia una politica di ampliamento delle alleanze.

Ergo il principale risultato delle liste di zona di Cappato e Santambrogio (entrambi provenienti dalla maggioranza pisapiana) o del rifiuto della lista Sala di accordarsi con loro è stato quello di far vincere il centrodestra. Eccezion fatta per la (ex) Zona 8, ergo nominate Simone Zambelli stratega per le prossime elezioni. L’ovvietà è, che “il sistema dei partiti contemporanei si modula fondamentalmente sul sistema elettorale. La dimensione di massa dell’organizzazione è finalizzata alla campagna elettorale. Altre funzioni tipiche del passato: la formazione, l’informazione, sono state a tutti gli effetti rese ininfluenti dalla circolazione delle notizie. La legittimazione interna, la leadership è funzionale solo al posizionamento derivante dalla legittimazione elettorale, e ove questa è attribuita attraverso elezione diretta, preferenza, primarie, viene destituita di potere reale”. Suggerisco anche a Bussolati di licenziare gli autori del regolamento elettorale.

5 – L’opposizione dura e pura sia essa di destra Mardegan, sia essa di sinistra Rizzo è puramente testimoniale. Lo spazio dedicato dall’informazione ai due bastian contrari è stato enormemente superiore, al peso reale. Specie per Rizzo. Anche alle ali estreme abbiamo come per le liste civiche una personalizzazione della proposta. L’ovvietà è, che alle ali estreme la personalizzazione non giova.  A sinistra questa è la loro peggiore performance di tutti i tempi sia in valori assoluti sia percentuali.

6 – Nel centro destra la Lega aumenta sia in valori assoluti (+1.800) che percentuali, tuttavia resta lontana anni luce dalle sue performance migliori (il 40,9% del 1993) e sopratutto non distacca  Forza Italia che data per cadavere è invece ancora bella vegeta. Fratelli d’Italia pesa meno della raffazzonata all’ultimo momento Lista Lupi e di quella Albertini. Salvini risale le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. L’ovvietà è che Parisi si gioca non solo la carica di sindaco ma anche quello di federatore/leader del centrodestra al nord e Berlusconi su piazza pesa ancora. Il che in previsione delle prossime regionali non è poca cosa.

7 –  Nel centro sinistra il Pd aumenta il suo peso specifico nella coalizione passando dal 60 al 72% del totale, cui vanno aggiunti le quinte colonne inserite nelle liste civiche. Nel Pd ha vinto il renzismo che concede a Majorino di fare l’assolo delle preferenze ma senza peso reale nelle scelte politico/amministrative. Il risultato del PD è in termini percentuali migliore di quello delle regionali così come parallelamente il risultato dei civici della Tajani e dei civici di Del Corno assieme è inferiore a quello della civica Ambrosoli. L’ovvietà è che la interdipendenza, tra Pd renziano e liste civiche è altissima.

8 – Parisi inverte uno schema consolidato che recita che normalmente il candidato di centrodestra alle cariche monocratiche prende meno voti che la somma delle liste che lo sostengono. Tuttavia lo stesso avviene e in misura superiore per Sala. L’ovvietà è che il voto disgiunto ha scarso peso e spesso diventa un voto non valido che per la precisione sono stati il 2,12%.

9 – I Cinque stelle si allineano alla percentuale delle ultime regionali. La loro candidatura non ha inciso più di tanto, tuttavia dopo l’esperienza di Calise in consiglio comunale, men che irrilevante, aumentare in valori assoluti e in percentuale è un successo clamoroso. Sono l’unica lista che ha la dimensione di un partito nazionale, nel senso che esistono solo perché sono i rappresentanti sul territorio di un brand. Chi lascia il movimento, vedasi i transfughi inseriti nella lista Cappato, non conta assolutamente nulla. L’ovvietà è che per le elezioni monocratiche la mancanza di figure riconoscibili resta un gap insuperabile per superare il turno (per fortuna di Sala e Parisi)

10 – L’endorsment di Pisapia alla lista civica di sinistra, vale poco o niente. Il modesto risultato ottenuto da chi doveva “coprirlo” a sinistra si rivela come il vero handicap di Sala. L’ovvietà è che le operazioni strumentali di ingegneria politica dell’ultimo minuto vengono rifiutate dall’elettore.

11 – Il risultato della lista con candidato Santambrogio è insignificante: Al netto della caterva di errori commessi dai promotori, uno fra tutti: scegliere il candidato fuori tempo massimo dando oltretutto la sensazione di aver scelto l’unico dichiaratosi disponibile tra i 975.000 elettori, l’ovvietà è che se il candidato Pd è un moderato non c’è spazio per altri candidati moderati. Seconda ovvietà: se non hai né tempo né soldi lascia perdere di presentare una lista.

12 – Nel 2011 al ballottaggio gli elettori furono 671.420 solo 2.000 di meno del primo turno; Pisapia prese 365.000 voti un più 50.000, la Moratti 297.814 un più 24.000 voti. In pratica è come se tutti gli elettori del primo turno compresi il 50% dei non validi avesse al secondo turno votato  con una scelta maggioritaria per Pisapia. Questo è il vero portato della sua candidatura perché quei voti dati in assenza di liste sono sicuramente il voto alla persona; inoltre avendo allora una coalizione senza oppositori a sinistra, erano tutti voti provenienti dai Cinque stelle e/o dai centristi. Vale la pena ricordare che l’altro ballottaggio si ebbe nel 1997 quando però al primo turno Umberto Gay e Formentini presero 211.000 voti e al ballottaggio la partecipazione crollò di 6%, ma storicamente bistrattato Aldo Fumagalli recuperò più di 100.000 voti. L’ovvietà è che a Sala per vincere basta fare quello che fece Pisapia.

Concludo con una previsione semplice: Sala vincerà il ballottaggio perché questo primo turno ha dato alcune risposte:

a) La stagione del Pd = socialfascismo (in versione civatian – fassinian – rizziana), la stagione del tanto peggio tanto meglio, del sono tutti uguali, del Sala e Renzi sono peggio di Berlusconi, che in altre città trionfa, a Milano subisce una battuta d’arresto.

b) L’elettorato non è interessato a promesse palingenetiche più banalmente vorrebbe veder i parcheggi della Stazione centrale funzionare e in questo Sala ha un vantaggio: ha le spalle coperte dal governo unico possibile fornitore di quattrini per le spese.

c) Sala parte con un bacino di elettori del primo turno in cui pescare, sia a destra che a sinistra, più ampio di Parisi che ha già fatto il pieno e a cui resta solo Mardegan (Tutti i critici del libello Bussolati Mardegan si tacciano).

Ma soprattutto perché la campagna di Sala è stata una delle peggiori che abbia mai visto, se ciò nonostante è arrivato primo vuol dire che è predestinato.

 

Walter Marossi

 

 

 



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