8 giugno 2016
Scrive Alessandra Valentinelli a proposito di campagna e città – Volevo fare i complimenti a Carlo Masera per il suo bel articolo. Approfitto anche per ringraziarvi del lavoro e del costante impegno.
Scrive Vito A. Ayroldi a proposito di tasse e contropartite – “Perché dire che il problema è cosa si ha in cambio delle tasse che si versano? Dunque non sono mai troppe o troppo poche: dipende dalla contropartita“.Concordo pienamente! Ricorda il “le tasse sono una cosa bellissima” di Tommaso Padoa Schioppa.
Colgo l’occasione per ricordare che entrambi avete un lontanissimo ma eccezionale precursore, l’illuminista napoletano Ferdinando Galiani detto l’abate. Figura straordinaria persino curiosa di intellettuale meridionale, per la sua precocità e per la sua affilata capacità di analisi economica, per l’epoca di assoluto livello. Sia Karl Marx che David Ricardo se ne dicono apertamente tributari. Galiani nel suo trattato “Della moneta” scritto a 24 anni scriveva che teoricamente non esiste limite alla pressione tributaria che non sia imposta dall’efficienza e dalla giustizia nel redistribuire quanto esatto dai cittadini. A 24 anni, oggi, un giovane studente universitario di economia o si lambicca su manuali nei quali “la verità è distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi” come scriveva Kipling nella poesia IF oppure naviga in una bolla virtuale nell’insulso mare cibernetico della rete. Non se lo meritano. Glielo abbiamo preparato noi questo mondo bislacco.
E allora: “io chiedo agli economisti politici, ai moralisti, se hanno già calcolato il numero di individui che è giocoforza condannare alla miseria, al lavoro eccessivo, alla demoralizzazione, all’infanzia perenne, alla più abietta ignoranza, alla disgrazia ineluttabile, alla penuria assoluta, per produrre un ricco” . Almeida Garrett