31 maggio 2016

MILANO AL VOTO. CHE CAMPAGNA È STATA?

Con uno sguardo al fenomeno Movimento 5 stelle


Mancano ormai pochi giorni al voto per il Sindaco di Milano. È ormai tempo di bilanci, per quanto riguarda la campagna elettorale, e di qualche previsione, rispetto agli scenari che potranno delinearsi all’indomani del primo turno di domenica 5 giugno.

02fasano20FBÈ stata una campagna dai toni civili, in gran parte grazie alle caratteristiche dei due principali contendenti, Giuseppe Sala e Stefano Parisi, che si sono confrontati in maniera intelligente, nel segno del rispetto reciproco, non prestandosi a operazioni strumentali in nome della conquista di una manciata di voti in più. E da questo dato i milanesi non possono che aver tratto giovamento: una campagna elettorale priva di contrapposizioni ideologiche e sterili polemiche può soltanto risultare più utile a comprendere la reale posta in gioco rispetto alla possibile vittoria del centrodestra o del centrosinistra.

Perché di questo si tratta: a Milano più che in altre importanti città al voto, l’offerta politica resta strutturata prevalentemente fra centrodestra e centrosinistra tradizionali. Ciò che invece non è accaduto a Roma, dove la candidata del M5s, Virginia Raggi, sembra destinata ad approdare al ballottaggio, godendo dei favori di un elettorato stanco di un ceto politico di centrodestra e centrosinistra che nel corso degli ultimi dieci anni ha contribuito in uguale misura al degrado della città.

E non è accaduto a Napoli, dove il Sindaco uscente, Luigi De Magistris, verrà con tutta probabilità riconfermato a Palazzo San Giacomo, nella sostanziale irrilevanza di un confronto fra Valeria Valente e Gianni Lettieri, candidati rispettivamente del centrosinistra e del centrodestra, destinato soltanto all’individuazione di un comprimario predestinato alla sconfitta. Milano resta quindi una città estranea alle terze vie, che non ha subito il terremoto elettorale prodotto dal Movimento 5 stelle e che, grazie alla capacità dimostrata da centrodestra e centrosinistra nella scelta dei propri candidati a Palazzo Marino, avrà quasi certamente un Sindaco all’altezza delle sfide di una realtà metropolitana già oggi globale.

La campagna elettorale milanese, per questi stessi motivi, non è stata molto vivace. La sensazione che se ne trae è quella di una strategia che ha visto impegnati sia centrodestra sia centrosinistra a fare il pieno dei rispettivi elettorati di riferimento. Una volta scelto un candidato Sindaco che, in virtù della sua biografia professionale, potesse rassicurare anche gli elettori milanesi più moderati, le forze politiche hanno per lo più puntato a mantenere il proprio bacino elettorale, e sia Parisi sia Sala non si sono certo ingegnati ad avanzare proposte programmatiche in grado di esercitare un’attrazione sull’elettorato del campo avverso al proprio.

Si è così sviluppata una competizione elettorale centrata sul cosiddetto elettore mediano per quel che concerne i candidati Sindaco e sull’elettorato di appartenenza per i partiti dei rispettivi schieramenti. Con Stefano Parisi che nelle ultime settimane è andato recuperando il distacco originario nei confronti di Giuseppe Sala, accreditato come front-runner fin dall’inizio della campagna elettorale, ma che a pochi giorni dal voto non sembra disporre della zampata vincente per invertire i pronostici, ancora oggi fermamente ancorati alla vittoria del candidato del centrosinistra.

Ciò non toglie che qualche incognita sull’esito finale delle elezioni comunali del 5 e 19 giugno ancora ci sia. In particolare, due sembrano essere le più importanti. La prima riguarda il circa quaranta per cento di elettori indecisi che ci consegna ancora oggi ogni sondaggio sulla corsa per Palazzo Marino. Una percentuale certamente destinata a calare nelle urne, anche se non fino al punto di azzerarsi. E se da un lato una così consistente presenza di indecisi non sembra influenzare le candidature attese al ballottaggio, dall’altro potrebbe avere conseguenze sui risultati dei partiti in lizza. Soprattutto sul fonte del centrodestra, il cui astensionismo selettivo alle ultime elezioni comunali aveva finito col favorire la vittoria di Giuliano Pisapia contro Letizia Moratti.

Una seconda incognita riguarda il comportamento al ballottaggio degli elettori i cui candidati Sindaco saranno esclusi dalla competizione dopo il voto del primo turno. Un comportamento che potrebbe anche influenzare il risultato finale, soprattutto laddove riguardi l’espressione di una parte di elettorato relativamente numerosa, come potrebbe ragionevolmente essere quello del Movimento 5 stelle. Diverse sono, a tale proposito, le ipotesi avanzate da studiosi, osservatori e sondaggisti.

Secondo una prima ipotesi l’influenza degli elettori pentastellati sul ballottaggio potrebbe essere sostanzialmente ininfluente, in quanto si ritiene che tali elettori siano soprattuto destinati a ingrossare le fila dell’astensione. In questo caso, sempre stando agli esiti degli ultimi sondaggi, Giuseppe Sala potrebbe confermare al ballottaggio il proprio distacco su Stefano Parisi, oggi fra i tre e i quattro punti percentuali, vincendo le elezioni senza grossa fatica.

Una seconda ipotesi prevede, viceversa, che l’elettorato pentastellato si divida grosso modo a metà, fra chi voterà al ballottaggio per Sala e chi per Parisi. E anche in questo caso, non dovrebbero esserci conseguenze in grado di stravolgere il risultato del primo turno.

Una terza e ultima ipotesi, infine, prevede che gli elettori pentastellati – rispondendo all’appello di mobilitazione lanciato da Grillo contro il Partito democratico e i suoi candidati alle amministrative – partecipino in gran numero al ballottaggio, sostenendo con il proprio voto Stefano Parisi.

Solo in un caso su tre, quindi, l’esito del ballottaggio sembrerebbe favorire Parisi, rispetto ai pronostici della vigilia che continuano a dare per vincente Sala. Ed è anche l’unico caso in cui, una forza politica sostanzialmente fuori gioco, com’è per il M5s a Milano, potrebbe risultare decisiva per decidere chi andrà a occupare la poltrona di Sindaco. Ma forse, proprio il fatto che a Milano il Movimento 5 stelle non sia riuscito a ottenere i consensi che ne caratterizzano la prensenza in altre importanti città italiane, può indurci a ritenere questo scenario il meno probabile fra i tre considerati e a vedere nella vittoria di Giuseppe Sala un esito alla portata di mano per un centrosinistra che proprio a Milano ha saputo rinnovarsi attraverso una candidatura capace di intendersi anche in continuità con la positiva esperienza dell’amministrazione Pisapia. Secondo un modello di coalizione che, superando le polemiche del dopo primarie, ha comunque saputo ritrovare le ragioni di una comune intesa.

 

Luciano Fasano



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