31 maggio 2016

“MILANOINCOMUNE” È IL VERO VOTO UTILE

Basilio Rizzo un candidato tradizionale della buona politica


Cinque anni fa la città è in festa per il cambio a Palazzo Marino: c’è gioia, entusiasmo, voglia di partecipare, sensazione della fine di un incubo, speranza. Non sta a me fare un bilancio di questi cinque anni di amministrazione, un bilancio fatto certamente di luci e ombre ma complessivamente positivo, tanto che sino a un anno fa il proseguimento dell’esperienza arancione sembrava una pura formalità.

06basso20FBPoi venne l’annuncio di Pisapia che non intendeva ricandidarsi. E questo, anche se forse allora non tutti ce ne rendessimo conto, significava la fine di quell’esperienza, di quella alleanza tra sinistra e centro-sinistra che aveva portato un vento nuovo alla guida di tutte le maggiori città. Vecchi démoni sono riapparsi, vecchi intrallazzi, i nomi di Primo Greganti e di Gianstefano Frigerio sono riemersi in relazione agli appalti per Expo, e questo, per chi ha buona memoria, è stato un campanello di allarme.

Poi ci sono state le primarie del Pd: poco più di 25.000 milanesi su 60.000 andati alle primarie incoronano Sala candidato sindaco del PD. Non li preoccupa l’estraneità di Sala alla storia e ai valori del Pd; non li preoccupa l’ ineliminabile conflitto di interessi che si viene a creare nel momento in cui il sindaco di Milano, che deve chiedere conto dei molti milioni pagati dai cittadini milanesi per Expo, è la stessa persona che deve risponderne.

Il problema non è Sala, anche se qualche dubbio è lecito su una persona che non si è accorto di essere circondato, a leggere le cronache, da ladri e corrotti, o che, se se ne è accorto, non ha voluto o potuto liberarsene. Il problema è questo perverso intreccio tra affari e politica che credevamo di esserci lasciati per sempre alle spalle, e che è riemerso prepotentemente con Expo (e con Mose, e ovunque le cosiddette “grandi opere” suscitano grandi appetiti).

Noi non ci siamo arresi a questa apparentemente inevitabile “non scelta” tra due manager. Come scrisse cinque secoli fa Francesco Guicciardini, confrontato con una situazione analoga: “Non vi affaticate in quelle mutazioni che solo mutano i visi degli uomini, ma non mutano gli effetti che ti dispiacciono. Che rileva cavare di casa de Medici ser Giovanni da Poppi, se in luogo suo entrerà ser Bernardino da San Miniato, uomo della medesima qualità e condizione?“.

Noi riteniamo che un Comune non è un’azienda, che i cittadini non sono clienti, che governare non è comandare ma cercare costantemente le migliori soluzioni nell’interesse della città.

Abbiamo pensato che un magistrato ben noto a tutti i milanesi, il simbolo stesso di “Mani pulite”, potesse garantire questo percorso, e io gli sono grato, credo che tutti gli dobbiamo essere grati, per aver preso in seria considerazione questa ipotesi, anche se in definitiva ha ritenuto di non poter assumersi questa responsabilità.

Ma per fortuna Milano non è avara di uomini di assoluta dirittura morale e tra questi abbiamo considerato che Basilio Rizzo, le cui doti di onestà, rigore, esperienza, competenza, combattività sono unanimemente riconosciute (sto citando un amico che ha fatto scelte politiche diverse), e che, a differenza di Gherardo Colombo, vanta una lunga milizia politica alle spalle, potesse rappresentare al meglio queste istanze.

In questa scelta abbiamo incontrato il tavolo che ha poi dato vita alla lista cittadina, plurale, di sinistra, di “MilanoinComune”. Non ignoro il fatto che a Milano, a differenza, per esempio, di Torino e Roma, non tutte le componenti di una sinistra frammentata si ritrovano in “MilanoinComune”, ma malgrado questo piccolo limite non sono in alcun momento emerse posizioni settarie e anzi nella lista sono presenti storie, esperienze e sensibilità molto diverse, e, come scrive Nando Dalla Chiesa, “Basilio non è il candidato di una parte, ma il candidato di tutti coloro che credono nella trasparenza, nella legalità e nella buona politica … Più di trent’anni … passati a difendere l’onore della città davanti alla corruzione, a Tangentopoli, e alla mafia”.

Trent’anni di denuncia pubblica di affari che si vorrebbero tenere riservati, dalle collusioni con Ligresti alla svendita di Metroweb (con guadagni milionari per il fondo acquirente), dalle assunzioni clientelari di dirigenti “amici” ai rischi dei contratti sui derivati. Sono solo alcuni degli episodi che hanno visto Rizzo protagonista, spesso in solitudine, e che testimoniano che l’uomo ha la capacità e la forza per andare avanti nella realizzazione del programma, indipendentemente dagli interessi che potranno essere toccati.

Un programma che guarda alla grande occasione rappresentata dalla dismissione degli scali ferroviari e delle caserme per una città più verde e quindi più sana, che considera la spesa sociale, e in particolare quella per il recupero delle case popolari attualmente vuote, come la destinazione prioritaria della spesa pubblica, che rivendica con forza il ruolo e l’autonomia del Comune contro i tagli indiscriminati praticati dal governo, che si pone in difesa delle aziende pubbliche, strumenti al servizio dell’Amministrazione per una politica a favore della collettività; che si oppone a ogni cessione ai privati di un patrimonio pubblico come le aree Expo.

Oggi il voto alla lista “MilanoinComune” è il vero voto utile, il modo migliore per garantire la presenza in consiglio di una pattuglia di consiglieri in grado di condurre una opposizione intransigente a un’eventuale giunta di destra e un ruolo di stimolo e controllo nei confronti di un’eventuale giunta di centro-sinistra.

 

Piero Basso

 



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