31 maggio 2016

IL VOTO MUSSULMANO A MILANO

Ai seggi una comunità “speciale”


Il fatto che persone di origine straniera si presentino tra i candidati, specie in elezioni amministrative, nei luoghi dove vivono e operano da tempo, dovrebbe essere percepito come un fatto non soltanto normale, ma persino quale espressione di una progressiva integrazione inclusiva e capace di valorizzare competenze e capacità a vantaggio di tutti. Nell’area metropolitana milanese si parla di una presenza ormai di circa 100mila musulmani: difficile calcolare quanti abbiano il diritto di voto, ma se si tien conto che alcuni son qui da decenni e che si è giunti già alla terza generazione, non dovrebbero essere un numero irrilevante, al quale va aggiunta una più modesta quantità di italiani convertiti.

08branca20FBNon è semplice valutare con quanto interesse le comunità di appartenenza seguano la cosa per svariate ragioni: come e più di noi (viste le esperienze pregresse nei Paesi d’origine) probabilmente risentono del clima generale di sfiducia nelle istituzioni che per loro si è aggravato a causa delle interminabili e inconcludenti trattative per poter finalmente ottenere luoghi di culto decenti e regolari. Nel caso fossero eletti loro rappresentanti è del tutto legittimo che la questione moschea rientrerà nei loro obiettivi. Vi sono tuttavia modalità differenti nel concepire la mission e la governance di simili luoghi. La mancata realizzazione di un grande luogo di culto islamico in occasione dell’appena concluso Expo è facile che riproponga come prioritaria la regolarizzazione delle numerose moschee diffuse sul territorio, dove tra l’altro dovrebbe essere più agevole verificare la consistenza, la storicità e i rapporti di vicinato delle differenti comunità.

In quest’atmosfera già non del tutto serena a causa della complessità e della delicatezza del tema, si sono aggiunti ultimamente alcuni episodi inquietanti. Una delle due candidate musulmane del Pd è stata più volte censurata dalla stampa dell’opposizione per la sua vicinanza a organizzazioni e persone che si rifanno all’area dei Fratelli Musulmani. C’era da aspettarselo ed è difficile dire se questi attacchi la danneggeranno o le abbiano invece regalato una maggiore visibilità.

L’altra, di tendenze decisamente meno tradizionaliste, resta infatti meno percepibile nella sua stessa area, il che risulta piuttosto bizzarro viste le sue posizioni progressiste. Ma la cosa più preoccupante rimane quella meno nota: entrambe hanno subito minacce, anche pesanti, da parte di musulmani che attribuiscono loro una sorta di complicità o collaborazionismo con uno Stato laico che non applica la legge islamica. Queste forme di antagonismo irriducibile le abbiam conosciute negli anni ’70 e spiace ritrovarle ora addirittura camuffate sotto rivestimenti e slogan di stampo pseudo-religioso.

Conoscendole entrambe da tempo, posso assicurare che si tratta di brave persone e mi rattrista che l’agone politico si riduca ancora una volta a polemiche di bassa lega o degeneri in forme d’intimidazione, specie in prossimità di scadenze elettorali. Ognuno avrebbe buoni motivi per sostenere l’una piuttosto che l’altra, o di non prendere in considerazione le loro candidature, ma sulla base di ciò che han fatto e di quel che potrebbero rappresentare per una città sempre più multiculturale e pluralista anche dal punto di vista religioso. Sarà bene rifletterci, presto e con molto buon senso, altrimenti l’elezione del primo sindaco musulmano a Londra non potrà che confermare l’esistenza di un’Europa a più velocità o, Dio liberi, di un’Europa dinamica e di una ancora incapace di muoversi.

 

Paolo Branca

 



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