25 maggio 2016

la posta dei lettori_25.05. 2016


Scrive Giorgio Origlia a proposito dei ciclisti – Siccome mi è capitato di essere quasi investito uscendo dal portone di casa da un ciclista che viaggiava sparato con telefonino all’orecchio, e mi è capitato di evitare per un soffio di investire sulle strisce pedonali un ragazzetto schizzato in bici a razzo giù dal marciapiede, sento di avere il diritto-dovere di intervenire sulla questione sollevata da D’Onofrio. Che si tolleri l’uso del marciapiede per i ciclisti è solo dovuto al fatto, e su questo D’Onofrio ha tutte le ragioni, che le strade sono spesso pericolose, occupate da veicoli a motore (moto comprese) guidati spesso da persone arroganti, e le piste ciclabili sono scarse e cervellotiche. Ma devo ricordare che la bicicletta è un veicolo. Lo è a tutti gli effetti, anche per il Codice della Strada. Non capisco chi sostiene che il ciclista può viaggiare contromano nei sensi unici, che non abbia d’obbligo lo specchietto retrovisore e il campanello, che non sia sottoposto a limiti di velocità soprattutto se viaggia sui marciapiedi. Non ho mai visto un ciclista multato perché viaggia parlando al telefono, o perché viaggia senza luci di sera. Non capisco perché a tutti i ciclisti non venga in mente di far trillare il campanello arrivando alle spalle dei pedoni, visto che gli stessi non li possono né sentire né vedere. Non capisco tutto ciò perché in questo limbo senza regole il ciclista mette in pericolo se stesso e soprattutto gli altri. Dunque aggiorniamo il Codice della Strada, prevediamo regole che minimizzino tutti i rischi derivanti dalla pur salutare diffusione d’uso delle biciclette, moltiplichiamo le piste ciclabili, ma intanto (visto che ce ne vorrà di tempo) i pedoni ospitino di buon grado i ciclisti sui marciapiedi, e i ciclisti si comportino come ospiti rispettosi dei diritti e della sicurezza altrui.

Scrive Roberto Cisini a proposito dei ciclisti – Ho letto con interesse l’articolo di Stefano D’Onofrio. Concordo sul fatto che sia necessario mettersi dalla parte del più debole, ma questo “debole” cambia da situazione a situazione. In Corso Buenos Ayres il più debole è sicuramente il ciclista, ma se si gira l’angolo in viale Tunisia il più debole diventa il pedone che in molti punti nemmeno può fermarsi ad allacciarsi le scarpe sul marciapiede, stretto in 20 cm dalla pista ciclabile, dai pali della luce e dal muro. In viale Tunisia i ciclisti non si fermano mai ai semafori, sopratutto a quelli posti davanti a due portoni (!), sfrecciano a pochi centimetri dai tavolini dei bar e si inseriscono allegramente tra coloro che aspettano di andare al cinema Arcobaleno.

Già diverse persone nei pochi mesi di esercizio sono state investite da ciclisti, per fortuna senza danni a nessuno. A Milano secondo l’ultimo censimento del 2012, il 25% dei residenti ha più di 65 anni e l’8% più di 75 anni. Queste % sono sicuramente aumentate da allora, ma nessuno dei politici e urbanisti ne prende atto nei documenti di progettazione della viabilità. Sono persone che camminano lentamente ed hanno i riflessi un po’ appannati e quando si trovano biciclette, motorini (ed anche moto) sui marciapiedi che svoltano all’improvviso da una curva non sono nelle migliori condizioni fisiche per scansare l’improvviso ostacolo (è capitato anche a una mia parente al Giambellino). Credo che sia necessario un approccio globale al problema che tenga presente le esigenze diverse dei cittadini (bambini, giovani e anziani), non solo delle categorie professionali (commercianti, manager, ecc.) e trovi il corretto equilibrio tra le diverse sensibilità e necessità.

Scrive Mida Cannarella a proposito dei ciclisti – Ringrazio di aver questo spazio per porre finalmente una questione che mi sta molto a cuore da tempo. Sono un’automobilista esperta, attenta e disciplinata, ma i ciclisti sono diventati il mio incubo. Di notte non si vedonooo anche in strade apparentemente illuminate! Quasi nessuno ha il mezzo illuminato in modo adeguato, alcuni completamente senza nulla e ovviamente vestiti di nero! Quel che è peggio quasi nessuno ha la luce davanti! Sembra impossibile che nessuno capisca che non sono visibili al conducente dallo specchietto retrovisore con i fari delle altre auto!! Io sono semplicemente indignata che nessuno insegni e faccia rispettare queste semplici regole di sicurezza. Ci vorrebbe una campagna adeguata di sensibilizzazione attraverso tutti i media possibili. Anche come pedone per me costituiscono un problema: vanno sui marciapiedi, non li senti arrivare dietro di te e rischi di essere investito se per qualsiasi motivo ti sposti di colpo! Grazie per quello che potrete fare.

 

Scrive Pietro Vismara a proposito dell’articolo di W. Marossi – Sempre interessanti le considerazioni di Walter Marossi, una volta tanto però non ne condivido le conclusioni. Dunque, se vince Sala vince Renzi, su questo non ci piove. Fine dello spirito del 2011, niente rivoluzioni, né arancioni né altro, al massimo uno spritz alla Darsena, da qui a molti anni a venire.

Se vince Parisi, invece, perché dovrebbe di nuovo vincere Renzi e il Nazareno? Vincerebbe il centrodestra storico, quello di Berlusconi che in Italia non c’è più, ma con la Lega come partito forte (si presume). Be’, non si sa quanto possa durare, ma qui Renzi perde. E gli altri, radicali, civici, cinque stelle? In questo turno perderanno, non c’è dubbio. Ma il prossimo? Se vince Parisi il PD ne esce con le ossa rotte, e il futuro è loro. Dunque un buon motivo per non dare per scontato l’esito del ballottaggio. Mi sembra insomma che chi confida nel voto del “turarsi il naso” e del “mangiare sta minestra” possa aver fatto male i suoi calcoli. Il voto di Milano è davvero cruciale per capire dove andrà la politica nazionale. Personalmente, spero di non ritrovarmi a bere un malinconico spritz alla Darsena mentre il funzionariato si occupa grigiamente della città.

 

Scrive Sergio Brenna a proposito dei grattacieli – Anch’io, come Oreste Pivetta scrive di fare spesso, settimana scorsa per la prima volta ho fatto all’inverso il percorso pedonale da piazza Bo Bardi, all’angolo fra via Galilei e viale della Liberazione, attraversando l’area delle ex Varesine, scavalcando in passerella viale della Liberazione per approdare a piazza Gae Aulenti e da lì ridiscendere verso l’Isola. Sino ad allora avevo criticato l’intervento per gli indici incongrui e per quello che ne vedevo in immagini pubblicate o transitando in auto o in tram sulle strade che lo costeggiano o arrivando direttamente in piazza Aulenti dall’uscita del Passante. Il percorso ha una sua gradevolezza, così fuori dal rumore del traffico veicolare, anche se – come fa notare Pivetta – il mondo da “metrolife style” che vi si affaccia (pub, temporary-shop, firm-store e quant’altro dell’effimero mondo del consumismo mediaticamente veicolato) è straniante. Non bisogna però alzare lo sguardo verso l’alto, da dove incombono altezze e forme spropositate tappezzate dall’ormai dilagante utilizzo di pannellature di tamponamento variamente scelte per finitura, colore, trasparenze e decorazione, senza quasi alcun riferimento alle funzioni e alla struttura interna. Qualcuno, forse per darsi un tono, la chiama poetica “skin and bones“, ma a me pare faciloneria linguistica indotta anche dalla rapidità e indifferenza costruttiva della struttura portante in putrelle d’acciaio, ormai imperante negli edifici molto alti. E comunque, avere quel po’ di gradevole percorso pedonale svincolato dal traffico è un compenso proporzionato al lassismo edificatorio che vi incombe sopra? Credo di no e che si sarebbe potuto ottenere quel risultato ancor meglio avendo al contorno edificazioni più misurate. Paradossalmente l’edificio più opprimente per incombenza non è il Diamantone o la torre Solaria alle ex Varesine o la Siringa di Pelli davanti alla stazione Garibaldi, ma proprio il Bosco Verticale, col suo pretenzioso sverdeggiamento degli sproporzionati balconi condominiali: mi chiedo come abbiano potuto subirlo senza fargli causa gli abitanti dell’edificio anni Settanta affogato ai suoi piedi, visto che sicuramente in più punti il rapporto minimo tra altezza e distanza dal loro edificio è stato largamente violato. Ma forse ci hanno provato e – come i vicini di Citylife – sono stati sbeffeggiati da Amministrazione comunale e Tribunali amministrativi … .

 



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