25 maggio 2016
LE CONFESSIONI
di Roberto Andò [ Italia, Francia, 2016, 100′]
con Toni Servillo, Daniel Auteille, Pierfrancesco Favino
Un nuovo, rassicurante apologo, di Roberto Andò su temi politici dei nostri giorni. Ieri, con “Viva la libertà“, il segretario di un importante partito democratico trovava il senso della sua azione politica in un simpatico gemello, secondo uno dei canoni più schietti del teatro goldoniano.
Oggi, in un albergo spettrale, degno delle migliori inquadrature di “Shining“, assistiamo alla conversione di alcuni ministri dell’economia e delle finanze delle grandi potenze mondiali, grazie alla presenza e all’azione, quasi impalpabile, di un monaco-matematico, invitato alla riunione su iniziativa del Direttore del Fondo Monetario Internazionale.
Ed è proprio la morte improvvisa di quest’ultimo, apparentemente per un suicidio, che scatena la decomposizione del gruppo dei potenti che, inizialmente uniti per imporre all’intero orbe terracqueo una drastica austerità finanziaria, finiscono, sotto gli occhi beffardi del frate, a logorarsi in una lotta di tutti contro tutti, convinti che la manovra in corso di approvazione li getterà nelle fiamme della damnatio memoriae.
Una nuova, eccellente, prova d’attore di Toni Servillo, questa volta nel ruolo imprevisto di coscienza “collettiva” che richiama l’uno dopo l’altro i vari ministri al loro basilare compito di tutori del benessere collettivo e non soltanto di quello dei grandi gruppi bancari.
Lo sviluppo della vicenda, dunque, ha un andamento palesemente ottimistico inteso com’è a convincere lo spettatore che anche nelle riunioni del G8 dei ministri finanziari, circolino scrupoli e ripensamenti come il lieto finale sembra voler confermare.
Non mancano le curiosità e certi rimandi a personaggi realmente vissuti o viventi che rivelano una sceneggiatura attenta e informata. Come il profilo del Direttore suicida del FMI, ricalcato sulla figura di Dominique Strauss-Kahn e la dolorante immagine del ministro del tesoro italiano in cui Pierfrancesco Favino fa rivivere certe nobili incertezze del compianto Giovanni Goria.
Humphrey
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi