3 maggio 2016

ABBIAMO FATTO DI MILANO LA CITTÀ ITALIANA DELLE START UP


Start up, un piccolo fenomeno” è il titolo con cui Massimo Sideri ha formulato il suo giudizio sullo stato dell’economia milanese, in particolare sul fenomeno delle start up, in un pezzo apparso sul Corriere della Sera del 27 aprile. Nell’esaminare i difetti dell’ecosistema in cui nascono, crescono, si sviluppano, e talvolta, muoiono queste imprese, è possibile ravvisare elementi di verità quando l’autore sostiene che forte criticità nel futuro sviluppo di queste aziende risiede nella carenza di investimenti, nazionali e internazionali.

02tajani16FBTralasciando l’elemento, pur significativo, che è possibile criticare Milano comparandola con altre città europee perché di fatto è l’unica città italiana che ha ritmi di produzione e di vitalità economica comparabile alle grandi capitali delle UE, e dunque l’unica da cui ci si aspetta performance in linea con esse, l’elemento della mancanza di investimenti è senz’altro reale, sebbene forse l’ultimo di altri gravi carenze del nostro sistema paese.  Sin dall’inizio del nuovo programma europeo Horizon 2020 risultava infatti evidente che la capacità di resistere all’impatto della crisi fosse per il nostro paese “frenata da carenze strutturali di lunga data (….) dall’elevato debito pubblico e dalla perdita di competitività esterna, riconducibile alla crescita debole della produttività (…) “[Dalla Raccomandazione della Commissione Europea all’Italia, 2013].

Senza entrare nel merito politico delle riforme che la politica nazionale sta mettendo in atto per ridurre questi disequilibri e rilanciare la competitività italiana, è idea condivisa che la nostra città abbia retto il peso della crisi con meno perdite e più reattività rispetto alle altre, ma che per il nostro paese in generale, molto sia ancora da fare per attrarre gli investimenti necessari a sviluppare imprese, tradizionali e innovative. Milano è, però, un’anomalia e cinque anni di amministrazione di centro sinistra, nel pieno della crisi economica, hanno contribuito a recuperare e a rilanciare i fattori positivi e resilienti della Milano più ingegnosa e innovativa, distaccandola in modo significativo dal resto d’Italia.

È il caso del risultato di Expo, che ha consolidato l’immagine e il brand di Milano come città da visitare e da vivere anche in chiave turistica e culturale. È il caso della moda italiana che a Milano ha il suo baricentro e l’apice delle sue performances economiche, del Salone del mobile e del fuorisalone, con un trend crescente di visitatori, profitti, eventi. Piccoli fenomeni?

Veniamo alle start up. Queste realtà economiche attive nel digitale, ma sempre più spesso con una forte vocazione sociale, hanno in questi anni avuto il sostegno, a Milano, di una rete di attori che sicuramente dovranno in futuro coordinare ancora di più i propri interventi, ma nei fatti hanno supplito, o tentato di supplire, alle carenze di investimenti esteri, e a quelle carenze strutturali prima menzionate. Tra questi il Comune di Milano che ha investito, fornito fondi di garanzia ai soggetti non bancabili, elargito spazi, facilitazioni, strumenti e agevolazioni in grado di rilanciare l’economia dei quartieri periferici, di uomini e donne over 50, di neo laureati che hanno potuto restare in città a sviluppare la propria idea di business.

È il caso della Fondazione Welfare, partecipata da Comune di Milano e da organizzazioni Sindacali che nella fase acuta della crisi ha sostenuto cittadini in stato di necessità attraverso l’erogazione del microcredito e delle anticipazioni sociali e, in una seconda fase, le nuove imprese di chi ha voluto rispondere alla perdita del posto di lavoro con l’autoimprenditorialità. Molto è stato fatto anche per l’avvio di imprese per soggetti svantaggiati e di detenuti. Sul Consorzio di Imprese nate in carcere, il primo caso in Italia, l’Amministrazione Comunale ha investito in 5 anni quasi 1 milione e 700.000 euro, producendo l’assunzione di 214 detenuti e finanziando 31 imprese.

Per favorire lo sviluppo di progetti imprenditoriali innovativi è stata sviluppata, in collaborazione con altri soggetti, una rete di incubatori d’impresa, prima debole, per sostenere fin dalle prime fasi i progetti di neoimpresa più innovativi e meritevoli, accompagnandoli con formazione, consulenza, tutoring.

670 sono le imprese create attraverso il finanziamento comunale, 314 quelle sostenute per un totale di 3.265 nuovi occupati. A questo fine sono stati dedicati 3 spazi e 9 incubatori in varie fasi di sviluppo sostenuti anche dal Comune. Tra questi “Speed Mi Up” che nasce nel 2013 in collaborazione con Università Bocconi e Camera di Commercio come incubatore per start-up e professionisti puntando all’integrazione tra imprese e mondo delle professioni.“PoliHUB, Start-Up District & Incubator” spazio per start-up dedicato al coworking e co-location nel campo del marketing e della comunicazione (in collaborazione con Fondazione Politecnico di Milano). Smart city Lab, la cui apertura è prevista a fine 2016, sarà il primo incubatore in Italia destinato al sostegno di progetti ispirati al tema della smart city che possono incontrare difficoltà di ingresso nel mercato (vi è un accordo tra Comune, Ministero dello Sviluppo Economico per un finanziamento ministeriale di 5 milioni di € cui si aggiungono 500.000 € da parte del Comune). Infine BASE – Incubatore delle imprese creative, inaugurato il 30 marzo 2016, è un luogo di incontro tra idee e impresa dedicato completamente alla creatività, alla sperimentazione e alla produzione creativa.

Nel complesso, l’investimento del Comune per gli interventi riguardanti la crescita economica è stato di 19 milioni e mezzo e di 8 riservati all’innovazione e molto potrebbe essere raccontato in merito ai fondi attratti dai bandi (vale la pena menzionare la vittoria del bando Sharing Cities insieme a Londra e Lisbona, il bando più competitivo di Horizon 2020 per un totale di 25 milioni).

È vero che ancora c’è da lavorare su coordinamento, semplificazione e attrazione di investimenti, ma se Milano non è un (piccolo) hub dell’innovazione, se non è Milano ad aver trainato settori fondamentali per il paese, quali moda e design e manifattura digitale, se non è Milano ad aver speso risorse economiche e umane per creare reti di sostegno alle imprese e ai cittadini allora, viene da chiedersi, chi?

 

Cristina Tajani

Assessora alle Politiche del Lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca
Comune di Milano



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