26 aprile 2016

“ROTAIE VERDI”, UN PROGETTO ECO-FERROVIARIO PER MILANO


I sedimi ferroviari presenti nel territorio comunale, insieme alle adiacenti “fasce di rispetto ferroviario” (inedificabili ai sensi del DPR n. 753/1980), hanno un’enorme potenzialità da un punto di vista della pianificazione ambientale, poiché costituiscono un’ampia rete continua di spazi inedificati, che collega l’interno della Città con ampie aree naturali extra-urbane (ad es., Parco Sud, Parco del Ticino, Parco Nord). Negli ultimi anni sono stati promossi diversi progetti e strumenti urbanistici, tra le cui finalità è possibile rilevare anche il miglioramento paesaggistico e ambientale dei citati sedimi ferroviari (ad es., l’Accordo di Programma sul recupero delle aree ferroviarie dismesse, lo stesso PGT) e lo sviluppo di una rete ecologica comunale, prevista per legge regionale.

08trivellini15FBFinora, è però mancata una visione strategica complessiva per mettere a sistema le aree ferroviarie in senso lato. Il PGT adottato contiene disposizioni che potrebbero essere utilizzate per sviluppare la potenzialità ambientale delle aree ferroviarie e prevede progetti complementari, ma occorre rafforzarne l’approccio ecosistemico. Le suddette aree possono dunque costituire, in potenza, un micro corridoio ecologico per flora e fauna minore (farfalle, piccoli mammiferi, avifauna), intervallato da stepping stones che possano costituire al contempo i nodi della rete ed elementi importanti anche per un’adeguata fruibilità da parte della cittadinanza.

Proprio per sopperire a tale mancanza, il WWF Italia, la cooperativa Eliante e il Comune di Milano hanno, grazie a un finanziamento di Fondazione Cariplo, ideato e sviluppato il progetto “Rotaie Verdi“, le cui linee essenziali sono di seguito evidenziate. Lo studio muove dal riconoscimento dello specifico ruolo di corridoio di naturalità che già attualmente gli scali ferroviari dismessi, e le linee ferroviarie, rivestono, come risulta da rilievi naturalistici effettuati dal progetto. Al contempo, la trattativa sulla trasformazione degli scali ferroviari, il riassetto della rete ferroviaria urbana e la parallela redazione del Piano dei Servizi del Comune di Milano – contenente il progetto di Rete Ecologica Comunale – hanno fornito un quadro di riferimento per l’integrazione di questo corridoio nel disegno della città pubblica.

Rotaie Verdi propone una Rete Ecologica Urbana che si appoggia agli spazi ferroviari in dismissione, alle fasce di rispetto dei binari in esercizio e alle aree urbane da ripristinare, con la creazione di corridoi trasversali verso le aree rurali a sud di Milano. La sua vision offre la progettazione e l’istituzione di vere e proprie oasi urbane, tramite la riabilitazione degli scali di San Cristoforo e Porta Romana, caratterizzate da un verde pubblico naturaliforme e ricco di biodiversità, unite da una rete di spazi in cui la biodiversità possa muoversi per vivere con e nella città, con questi obiettivi:

  1. migliorare la funzionalità ecologica del territorio comunale e regionale istituendo un corridoio ecologico di scala spaziale elevata;
  2. aumentare gli spazi verdi naturali in ambito urbano come contributo integrativo alla rete ecologica dell’area metropolitana e regionale.

Lo studio di fattibilità si è articolato in rilievi sul campo, nella valutazione del livello di naturalità delle aree, nell’ inquadramento nelle reti ecologiche e nelle pianificazioni urbanistiche di Area Metropolitana e urbane, nella simulazione del suo assetto funzionale e delle possibili connessioni ecologiche tra le oasi, tramite le fasce ferroviarie. Una stima economica di massima per la realizzazione dell’intero sistema è stata fornita.

Lo studio è concluso e potrà essere attuato attraverso l’inserimento in strumenti pianificatori in attuazione del PGT, in particolare sulle aree ferroviarie, e i regolamenti vigenti: il regolamento del verde, linee guida di gestione per la fascia ferroviaria in esercizio.

Una parte della proposta riguarda, inoltre, connessioni trasversali che connettono il sistema principale al Parco Sud, agendo su spazi verdi esistenti da valorizzare e rinaturalizzare, con il disegno di una propria rete ecologica urbana capace di connettere il sistema oasi identificato (San Cristoforo + Porta Romana) e connesso (linea ferroviaria in attività), con le aree rurali che circondano Milano. Saranno gli usi temporanei, e definitivi, di spazi in attuale o futura dismissione e/o destinazione a verde, a offrire l’opportunità di riqualificazione urbana.

Il progetto propone quindi delle oasi urbane sul modello di Londra, già implementate con successo come elemento di marketing territoriale. Propone la riqualificazione e la riappropriazione degli spazi urbani, con una gestione idonea allo sviluppo della biodiversità ma anche alla possibilità, per il cittadino, di vivere questa biodiversità. Una pianificazione di dettaglio ha infatti tenuto conto di una vision del verde particolare, che potremmo definire come “wild-Urban”.

Qualcosa di nuovo per Milano, ove il cittadino, grazie a un’attenta pianificazione che lo inserisce garbatamente in un ambiente naturale mediante appositi percorsi, potrebbe godere di una natura vera ma fruibile, con la quale potrà essere in contatto sensoriale senza che in questo esista un’incompatibilità.  Lo studio ha prodotto inoltre le linee guida per la gestione delle fasce ferroviarie, pensate per essere un’esperienza riproponibile su tutte le linee gestite da RFI in Italia e come best practice aziendale per i gestori su scala nazionale ed europea, che garantisca anche la sostenibilità economica con minori costi di manutenzione e miglioramento della qualità ambientale (minori necessità d’intervento su sistemi autoctoni).

Ne è ultimo prodotto, non in senso di importanza, uno studio minuzioso delle possibili connessioni atte alla connessione del corridoio principale – delle due oasi – al sud di Milano. Emerge, qui, l’importanza generale degli argini del Lambro meridionale, la cui gestione potenzialmente diversa potrebbe ridare naturalità a un’area già vocata, con uno sforzo economico relativamente basso.

 

Guido Trivellini e Marina Trentin

 

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