12 aprile 2016

LA CITTÀ METROPOLITANA DA FARE. ADESSO!


La Città Metropolitana, dopo un lungo vagare di Governo in Governo per 25 anni è finalmente atterrata con la legge Delrio. In questi 25 anni ci sarebbe stato tutto il tempo per varare una legge ben fatta e invece ci troviamo di fronte a un provvedimento quantomeno frettoloso il cui impianto sembra più frutto di un lavoro burocratico che di un lavoro politico, eppure il contenuto avrebbe dovuto essere di natura intensamente politica. Comunque ormai questo nuovo ente locale c’è, anche se in una forma discutibile. Il problema è farla comunque vivere perché risponda ai problemi di trasformazione e sviluppo di una parte importante del territorio italiano.

01editoriale13FBL’inadeguatezza della legge Delrio ha però avuto l’effetto di rimuovere sostanzialmente il problema dall’agenda politica, quasi un residuo mnestico fastidioso a indicare un’attività poco o nulla gratificante per chi vi si dedichi.

Non può e non deve essere così: questo “nuovo” ente locale è indispensabile per garantire crescita, sviluppo e più complessivamente migliore qualità della vita: direttamente a tre milioni di cittadini e indirettamente a tutto il Paese.

Al tema della Città Metropolitana e in particolare al suo Piano Strategico abbiamo dedicato questo numero di ArcipelagoMilano, raccogliendo insieme nove contributi, tra loro complementari, per offrire ai nostri lettori un panorama e un’informazione utili ad aprire un dibattito che riporti in primo piano questa ineludibile questione, tutt’altro che secondaria, alla vigilia delle elezioni amministrative milanesi animate da una campagna elettorale movimentata e che merita qualche considerazione.

Corrado Passera si è ritirato, con disappunto di molti dei suoi, eppure era stato il primo a candidarsi ufficialmente (giugno 2015): la lunga campagna forse l’ha logorato. Subito dopo di lui era sceso in campo Pierfrancesco Majorino (luglio 2015), perdente alle primarie e solo a novembre dello scorso anno Beppe Sala ha sciolto le sue riserve. Stefano Parisi è “sceso in campo” il 10 febbraio scorso: l’ultimo, il colpo di genio di Silvio Berlusconi.

Oggi la competizione è rimasta a due. Quella che per il Pd doveva essere una scampagnata si è trasformata in un’arrampicata difficile.  Parisi ha ridato entusiasmo a un elettorato disorientato e sperduto e dall’altra parte sembra che la candidatura di Sala stia perdendo smalto.

Certo chi entra per ultimo in una campagna elettorale ha il vantaggio di conoscere i temi forti della propaganda del suo avversario e può inseguirlo e incalzarlo ma non sembra questo il problema milanese. I due avversari per il momento sono orientati a dar corpo a una proposta politica frutto della strategia “un uomo, un voto”: ascoltare i cittadini, andare nei quartieri, nei mercati, partecipare ad avvenimenti sportivi, mostrarsi aperti, alla mano, disponibili, promettere attenzione ai problemi minuti della gente. Classico e un po’ banale. Poco diversificante persino sui temi sensibili come la sicurezza: difficilissimo far passare messaggi di diversità.

La sinistra dunque avrebbe tutto interesse a rimettere sotto i riflettori la questione Città Metropolitana, se è vero, come io credo, che l’elettorato di sinistra sia portato a votare più di testa che di pancia. Un tema lasciato in disparte per le ragioni ricordate in questo numero di ArcipelagoMilano.

Inutile dire che parlare di Città Metropolitana non è né semplice né facile, eppure indispensabile, a meno che si rinunci a parlare agli elettori milanesi del loro futuro, che non si esaurisce in più “verde”, più aria pulita, meno consumo di suolo, più partecipazione, più edilizia sociale e più legalità: tutti obiettivi importanti ma che preferirei considerare “condizioni” necessarie ma non sufficienti a garantire un vero futuro.

 

Luca Beltrami Gadola

 



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