12 aprile 2016

IL PIANO TERRITORIALE DELLA LOMBARDIA E L’IRRIDUCIBILE CONSUMO DI SUOLO


La Regione Lombardia ha pubblicato a febbraio la proposta di variante al PTR, Piano Territoriale Regionale, che dovrebbe attuare quanto previsto dalla LR 31-2014 su riduzione del consumo di suolo e rigenerazione urbana (della legge se ne era parlato nell’articolo del 5.11.2014. La proposta, sulla quale si stanno svolgendo le consultazioni istituzionali e pubbliche previste dalla legge, sarà inviata nelle prossime settimane al Consiglio Regionale per i due successivi passaggi di adozione e approvazione finale. Il percorso potrebbe quindi concludersi entro il prossimo autunno e il piano essere operativo entro l’anno, a meno di intoppi lungo il percorso.

11pompilio13FBLa variante punta a ridurre il consumo di suolo agricolo attraverso la definizione di criteri che saranno sviluppati e attuati a cascata nei piani provinciali e comunali. Si occupa anche di quella che in gergo tecnico viene chiamata “rigenerazione urbana”, ossia una pianificazione urbanistica che concentra l’attenzione e gli interventi sul recupero delle aree dismesse e degradate, sulla riorganizzazione delle città esistente, frenando l’ampliamento urbano verso la campagna.

Nelle zone più urbanizzate, dove si trovano le aree dismesse e le percentuali più elevate di consumo di suolo, il nuovo PTR prevede l’intervento diretto della regione attraverso la redazione di specifici piani territoriali regionali d’area, che sostituiranno i piani provinciali e comunali su alcuni dei temi urbanistici più importanti. Si tratta di una modifica radicale rispetto alla vigente legge regionale sul governo del territorio (LR 12-2005), la quale delega in modo quasi completo la pianificazione urbanistica ai comuni. Preso atto dell’uso poco oculato in questi anni della delega da parte dei comuni (anche se ci sono eccezioni), la Regione decide di intervenire direttamente mettendo in gioco il proprio principale strumento di pianificazione.

Con riferimento al consumo di suolo la variante propone di ridurre le aree programmate nei piani comunali vigenti, che sono di molto sovradimensionate rispetto ai reali fabbisogni. Secondo il PTR i piani dei comuni includono 343 km2 di aree programmate, 168 km2 delle quali sono aree agricole esterne agli abitati. Per dare un’idea la superficie complessiva del Comune di Milano è di 182 km2.

Le aree programmate interne agli abitati (soprattutto aree dismesse e degradate, ma in qualche caso anche aree agricole) sono dunque 175 km2, come dimensione pari al 5% della superficie complessiva delle aree urbane esistenti in Regione che è di 3.270 km2. Tale dimensione è probabilmente più che sufficiente per coprire i fabbisogni dei primi 5 anni di validità dei PGT, come si evince dai calcoli dello stesso PTR.

Le previsioni insediative che attualmente insistono sulle aree agricole esterne potrebbero quindi essere di molto ridotte, senza per questo penalizzare il soddisfacimento dei fabbisogni locali, ma con il grande vantaggio di spingere al riuso delle aree dismesse e degradate interne all’abitato.

Invece la Regione nel PTR adotta una strategia molto timida che alla fine del lungo e complesso percorso di modifica a cascata – PTR, piani provinciali, piani comunali – porterà per i primi 5 anni ad una riduzione pari a circa il 10-12% dei 343 km2 di aree programmate. Un po’ più di determinazione nel perseguire l’obiettivo sarebbe stata auspicabile, e possibile senza grosso sforzo, visto il contenuto tasso di crescita della popolazione e l’attuale scarsa domanda di nuovi spazi per attività produttive.

La LR 31-2014 aveva tra i suoi obiettivi dichiarati di indurre gli enti locali ad abbandonare quella pratica di eccessivo sovradimensionamento che ha interessato i piani comunali dal dopoguerra ad oggi. Invece è proprio il PTR attuativo della legge ad invitare i comuni a mantenere un rilevante sovradimensionamento, di molto superiore ai fabbisogni, di fatto confermando la logica espansiva che nei decenni ha portato il territorio della Lombardia nelle condizioni di spreco e irrazionale uso del suolo, congestione e diffusa conurbazione che abbiamo oggi sotto gli occhi.

Qualcuno potrebbe obiettare che le percentuali indicate dalla Regione sono un minimo e non è vietato ai comuni di applicare riduzioni maggiori. È vero, ma più nella teoria che nella pratica. È evidente che potere contare su indicazioni più coraggiose del PTR aiuterebbe i comuni a resistere alle pressioni locali. Ridurre il consumo di suolo non è facile, si toccano tanti interessi, serve l’azione coordinata degli enti a tutti i livelli, ognuno dei quali deve assumersi le proprie responsabilità al meglio.

Sviluppare insediamenti sulle aree agricole è più semplice, e fino a che la dotazione di aree agricole fabbricabili nei piani comunali è abbondante, molto più ampia dell’effettivo fabbisogno futuro stimato, la rigenerazione urbana voluta dal PTR non si attiverà. In un periodo relativamente favorevole, per la domanda di aree molto debole, la Regione perde con questo PTR l’occasione per attivare nei piani comunali, senza grandi sforzi e con l’aiuto dei PTCP, un ragionamento più ampio sulla riorganizzazione di quanto già programmato, e di fatto fallisce proprio su quelli che dichiara essere gli obiettivi e le ragioni principali di questa variante del PTR, attuativa della LR 31-2014, intitolata “Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato”.

Marco Pompilio

 

Per commenti più approfonditi e analitici dei contenuti del PTR si vedano gli articoli dedicati nella rivista Millennio Urbano al seguente link http://www.millenniourbano.it/tag/ptr-lombardia/

 

 

 



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