5 aprile 2016

AMMINISTRATIVE: TRA QUESTUANTI DEL VOTO E RISCHIO MARGINALITÀ


La lista dei candidati milanesi della sinistra sembra completa e il panorama della campagna elettorale non fà che confermare che nulla è cambiato, come se il mondo a ogni scadenza fosse sempre lo stesso da almeno vent’anni a questa parte e il ruolo delle città immutato. Chi si aspettava cambiamenti resta deluso e comunque correttezza vuole che per dare un giudizio finale si aspettino i programmi dei candidati, ossia della loro lista.

01editoriale12FBBisogna cominciar a parlare di questi programmi. Il Testo Unico sull’ordinamento degli enti locali (267 del 2000) all’articolo 73.2 recita “Con la lista di candidati al consiglio comunale deve essere anche presentato il nome e cognome del candidato alla carica di sindaco e il programma amministrativo da affiggere all’albo pretorio. Più liste possono presentare lo stesso candidato alla carica di sindaco. In tal caso le liste debbono presentare il medesimo programma amministrativo e si considerano fra di loro collegate”.

Questa norma riguarda al momento tre liste per Sala sindaco: la lista del Pd con capolista Majorino, la lista Sinistra X Milano con capolista Daria Colombo e la lista Italia dei Valori. L’elaborazione del programma dovrebbe partire dalla manifestazione di sabato scorso al Siam, organizzata dal Pd, che attorno a 30 tavoli mette 1.000 cittadini milanesi a confrontarsi e a fare proposte. Confronto aperto ovviamente ai sostenitori delle tre liste. Personalmente penso che le iniziative “simil Leopolda” siano più che altro operazioni di visibilità elettorale, venate di demagogia, più che di elaborazione programmatica. Ne parla anche Eleonora Poli su queste stesse pagine.

Comunque vadano le cose, questo benedetto programma, conseguenza anche della questua dei voti fatta da Sala, dovrà tenere insieme tante anime, anime che in passato su molti temi rilevanti sono sembrate inconciliabili: i temi dell’ambiente, dei diritti civili, dell’urbanistica e del decentramento amministrativo. Ma anche anime ideologicamente troppo diverse, in particolare se si vuol aggregare anche l’anima della Compagnia delle Opere ormai molto presente alle manifestazioni del Pd. Contro quest’allargamento Franco Monaco, deputato Pd prodiano di nascita, con una lettera al direttore di Repubblica (31.03.2015) intitolata “I partiti e i candidati non sono taxi per le lobby” ha preso le distanze, ma questa non credo sia la posizione prevalente nel suo partito avviato ormai a diventare la balena rosa, senza avere la storica capacità della DC, la vera unica balena (bianca).

Ecco: nei programmi la regola del massimo comun denominatore porta al minimo dei contenuti reali ed è quello che accadrà. I cittadini saranno chiamati a votare un programma omnibus del quale non sappiamo che farcene mentre avremmo bisogno un programma dai contenuti forti e precisi che indichi con chiarezza gli obbiettivi e il percorso per arrivarci, come dire: cosa, in che tempi, con quali risorse, con che scala delle priorità e nell’interesse di chi. Non vorrei sentire ancora parlare genericamente del bene comune senza declinazione di soggetti.

Ci sono in campo altre tre liste, minori ma ci sono, i Radicali e due che indicherò con i nomi dei candidati sindaco, perché le si identifica meglio: la lista Basilio Rizzo e la lista Luigi Santambrogio.  Per i Radicali il programma non è un problema: dopo aver proposto un’alleanza con chiunque fosse disposto sia a destra sia a sinistra a sostenere i loro referendum, di fronte a cortesi dinieghi hanno deciso di correre da soli. I referendum sono il nucleo duro del loro programma che per il resto appare oggi generico e forse per loro irrilevante..

Le altre due liste hanno connotati in parte comuni e in parte mostrano punti di forza diversi. Unite da una forte opposizione alla candidatura Sala, la lista Rizzo sembra più interessata ai temi della legalità, quella di Santambrogio, forte dell’appoggio dei socialisti milanesi, sembra più attenta ai problemi della buona amministrazione civica, anche molto attenta ai problemi della città metropolitana, problema scomparso totalmente dai radar degli altri candidati e a proposito del quale il sindaco uscente Giuliano Pisapia non ha lascato nulla a chi rivendica la continuità con lui se non disinteresse e inadeguatezza. Per loro il programma è tutto da fare ma sanno di rivolgersi a un elettorato molto attento e sensibile.

Queste due ultime liste hanno all’orizzonte un problema e una responsabilità non di poco conto. Tutto lascia prevedere che al ballottaggio Sala e Parisi arriveranno quasi alla pari e dunque per loro si porrà il problema in due scenari diversi, determinato dalla quantità del loro successo al primo turno: se Sala sarà aperto a un accordo e lo chiederà, accettare e con quale contropartita. L’altro scenario sarà, volenti o nolenti, accettare la situazione per quello che è: la probabile irrilevanza.

Un’ipotesi alternativa: prima che scadano i termini utili, trovare un accordo tra queste due liste per un candidato unico che, anche in caso di mancato accordo con Sala, garantirebbe quasi certamente una presenza in consiglio comunale con l’obbiettivo, ridotto ma fondamentale, di fare il cane da guardia della sinistra contro i deragliamenti di una futura Giunta a guida Pd che si prospetta, in continuità col passato, troppo sensibile ai poteri forti e a un “consociativismo” del fare che a Milano abbiamo già sperimentato.

Luca Beltrami Gadola

P.S. Ma non avevamo detto che si dovrebbe fare qualunque cosa pur di non riconsegnare la città alla destra?

 



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