5 aprile 2016

SEA: IL FALLIMENTO NON È SCONGIURATO


Qualche giorno fa è apparsa sui giornali la notizia (molto sottotono) di un giudice del Tar Lombardo accusato di falsità ideologica. Da quanto sta emergendo nel processo in corso al Tribunale di Milano, secondo l’accusa, il giudice avrebbe depositato una sentenza opposta a quanto stabilito in camera di consiglio insieme ai due colleghi. La sentenza emessa nel maggio del 2013 aveva ritenuto “illegittimo” il provvedimento della Commissione europea che aveva imposto il recupero, da parte dello Stato italiano, di 452 milioni di euro ordinato nei confronti di SEA Handling, la controllata di SEA che gestisce i servizi di terra a Linate e Malpensa.

02balotta12FBPer tenere in vita un’azienda inefficiente e con alti costi di gestione nel periodo in cui si stava liberalizzando il mercato aeroportuale, SEA ha assicurato, tra il 2002 e il 2010 alla sua controllata iniezione di liquidità per 360 milioni di euro che in realtà erano veri e propri aiuti di Stato, aiuti per tener lontano qualsiasi competitore. Il gestore pubblico degli aeroporti di Milano ha coperto le perdite di SEA Handling per sette anni. SEA rischiava una maximulta europea passata, con il peso degli interessi, a 452 milioni di euro e il sicuro fallimento. Il TAR bloccò la decisione delle Commissione europea con un abuso di competenze senza precedenti.

Nell’udienza è emerso quello che si sospettava. “Lapsus calami” (errore nello scrivere), cosi il giudice del Tar si è giustificato durante il processo a suo carico. Sono sempre più chiari i contorni dell’incredibile vicenda che portò Il 22 maggio del 2013 il giudice Andriano Leo, Presidente (oggi in pensione) della terza sezione del TAR Lombardia a cambiare l’ordinanza stabilita in camera di consiglio con i suoi due colleghi sul caso SEA Handling e aiuti di stato.

Il giudice era preoccupato per i posti di lavoro, non del fatto che si fosse stampellata un’azienda obsoleta che ha impedito ad altre di entrare sul mercato e di creare nuovo lavoro con aziende e servizi più efficienti e non controllate direttamente dalla politica.

Questa preoccupazione gli era probabilmente stata trasmessa da Domenico Giordano, altro giudice del Tar della Lombardia che si occupò all’epoca dell’assegnazione del ricorso che poi fu trattato dalla terza sezione presieduta da Leo. Prima dell’interrogatorio dell’imputato, infatti, era stato ascoltato come il dott. Giordano che in qualità di teste ha anche raccontato di avere avuto, prima del deposito della sentenza al centro del processo, un colloquio con “l’avvocato Surano, capo dell’Avvocatura del Comune di Milano, che era preoccupata per la decisione che doveva essere presa dal Tar”.

Le notizie avute dal Giudice imputato sulle preoccupazioni dell’avvocatura del Comune di Milano, proprietario di SEA, dimostrano che non può esserci stato un errore ma che, tra un assetto garantito e monopolista e uno aperto e liberalizzato, il giudice ha scelto il primo evitando così a SEA e al Comune di Milano una figuraccia facendoli vivere ancora sonni tranquilli ai danni dei consumatori e della libera concorrenza

Dopo l’incredibile sentenza che ha visto il tribunale amministrativo sospendere un provvedimento europeo, ora la Commissione prenderà presto una decisione sul caso SEA Airport Handling accusata anche di continuità con la vecchia SEA Handling beneficiaria di aiuti di Stato di cui Bruxelles aveva chiesto il recupero. Una vicenda sconfortante se si pensa che sia avvenuta a Milano e che abbia interessato una giunta di sinistra-sinistra che dovrebbe essere più attenta agli interessi dei consumatori/utenti, anteponendoli agli interessi aziendali delle sue partecipate dalla ATM all’A2a. Aziende fondamentali per l’ambiente e la qualità della vita dei cittadini da non tenere artificiosamente al riparo della concorrenza, il vero stimolo all’efficienza per avere servizi con standard europei  anche a Milano.

 

Dario Balotta

 

 

 

 

 



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