5 aprile 2016

M4, COME MODIFICARE I RAPPORTI TRA AMMINISTRAZIONI E CITTADINI


In qualità di residente membro del Comitato Foppa Dezza Solari, ho vissuto e vivo da vicino la vicenda della M4 e ritengo forse utile fare alcune riflessioni a margine dell’articolo “M4 o degli impicci di due assessori“, pubblicato nello scorso numero di ArcipelagoMilano. Dal resoconto fatto da Beltrami Gadola appare evidente come l’Amministrazione sia entrata nel merito di questa vicenda con tempi decisionali lunghi il che ha comportato la necessità di confrontarsi con situazioni critiche a cantieri già aperti, subire la protesta da parte dei residenti nonché favorire il proliferare di comitati.

01editoriale_11FBRiprendendo la già citata lettera del Responsabile Unico del Procedimento, ingegner Tarricone, del 13 agosto 2014, nella quale si richiamava la possibilità per il Comune di sciogliersi dal vincolo per inadempienza contrattuale da parte di SPM4, si lascia intendere come non solo non si colse questa opportunità, decisione forse troppo radicale e possibile fonte di richiesta di ingenti danni, ma non si ritenne neanche il caso di approfittare di questo punto di forza per rivedere alcune criticità progettuali già chiaramente rilevabili dal Progetto Definitivo e fonti delle attuali proteste da parte dei residenti.

Oltre alla lettera del RUP ne esiste un’altra che merita pari attenzione da parte dei cittadini. Mi riferisco al fax di tre cartelle che la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia inviava in data 10 luglio 2013 al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e al Comune di Milano nel quale, preso atto della mancanza degli elaborati necessari e dell’incompletezza delle informazioni, dichiarava l’impossibilità di esprimere il parere di competenza relativo a quanto in oggetto (Metropolitana Linea 4 Lorenteggio Linate). Il fax elenca cinquantun ambiti monumentali tutelati e nove profili paesaggistici che, in base al tracciato, sarebbero stati interessati in maniera più o meno diretta dai lavori. Perso atto di ciò la Direzione Regionale demandava alla Soprintendenza di Milano l’approfondimento delle valutazioni nonché l’espressione del parere di competenza.

Il 20 agosto 2013, la Soprintendenza di Milano, con una lettera di undici righe, rispondeva esprimendo parere favorevole, richiamando e confermando il contenuto di lettere risalenti all’ottobre 2007 e al luglio 2009, concludendo che in sede di esame degli elaborati esecutivi sarebbero state formulate le necessarie prescrizioni riguardanti le varie interferenze dell’opera con gli ambiti urbani di particolare sensibilità. Forse una rinuncia a ottenere i chiarimenti richiesti dalla Direzione Regionale ripiegando su future prescrizioni da concordare in corso d’opera? Altra riprova dello squilibrio delle forze in campo.

In conclusione, leggendo altre cronache di molti fatti analoghi di cui è costellato il Paese, si comprende come qualsiasi Amministrazione preferisca, in genere, attendere una eventuale reazione di protesta da parte dei cittadini piuttosto che confrontarsi con le imprese costruttrici, certamente più determinate e con notevoli disponibilità economiche che consentono loro di argomentare in giudizio la richiesta di risarcimento di danni.

Ma ci sarebbe una terza via per arrivare a scelte condivise, lo strumento del Pubblico Dibattito, che se attivato potrebbe evitare alla Pubblica Amministrazione di trovarsi a discutere di danni con le imprese evitando nel contempo disagi ai cittadini a cantieri già aperti. Peccato che in Italia non esista ancora la volontà di istituire una legge al riguardo.

Il risultato di un approccio alle problematiche infrastrutturali fondato su di serio e preventivo confronto tra cittadini, Consiglio comunale e Amministrazione, risulta comunque evidente nel caso del Comitato Foppa Dezza Solari che forse avrebbe dovuto rappresentare la regola, non l’eccezione.

Paolo Chiaramonti


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