5 aprile 2016

musica – CHI HA PAURA DI VIVALDI?


CHI HA PAURA DI VIVALDI?

… tutti invece sanno che cosa è un sonetto o un endecasillabo, un romanzo o una novella, ma conoscono anche l’iconografia della pietà e il concetto di natura morta, la differenza tra commedia e tragedia, e così di seguito con tutte le arti che avvicinano e frequentano. Perché la musica è così sconosciuta? Come mai gli amanti della musica non si spendono per apprenderne le basi teoriche e saperne un po’ di più?”. Così Paolo Viola ne L’Ascoltatore Impertinente, pag. 253.

musica12FBEbbene, sabato 19 marzo, ore 12.00, al Teatro Carcano una piccola folla si è data appuntamento “per saperne un po’ di più”. La locandina annuncia: “Chi ha paura di Vivaldi?” Al centro del palcoscenico i musicisti dell’Ensemble La Barocca con il Maestro e Direttore Ruben Jais. Sul lato sinistro, un leggio e un narratore. Diavolo di un narratore. Con il suo eloquio dal registro colloquiale e dalla garbata cadenza partenopea coinvolge il pubblico del quale riesce a interpretare le curiosità. Inizia col porre delle domande al direttore: “Ma la musica sa parlare? Come riesce la musica a rappresentare tipi umani, a descrivere fenomeni naturali?

Risponde da par suo Ruben Jais. Prima spiega, rivolto al pubblico, in cosa consista la forma “concerto”, poi, grazie all’intervento degli strumentisti, come Vivaldi riesca a rendere i suoni della natura: ecco il canto degli uccelli in primavera, il gocciolare dell’acqua e il freddo dell’inverno, il languore che prende i viventi nella calura estiva …, insomma tante suggestioni suscitate dagli archi … e il pubblico se ne lascia incantare.

Il nostro narratore si inoltra poi nella vita di Vivaldi, mettendone in luce gli aspetti più singolari: “Quando si dice nascere male. Aveva il naso adunco, a manico di pistola. Era stretto di petto …” Insomma un elenco di “sfortune”, ma anche la somma “fortuna” di nascere a Venezia. Ed ecco una serie di immagini apparire sullo schermo e ne esce così uno spaccato della Venezia del tempo.

E il rapporto con le autorità ecclesiastiche? Sappiamo che era stato ordinato sacerdote – ah le madri che per salvare i figli in pericolo fanno i voti più strampalati – ma l’Inquisizione non si fida di un artista e gli proibisce di dire Messa. Un artista: “Cioè un pazzo! Insomma una persona squilibrata, non di gran conto, che nelle dimore dei potenti è considerata alla stregua di un servitore.

Per quaranta anni insegnerà al Conservatorio femminile del Pio Ospedale della Pietà a Venezia. Intanto la sua fama, a dispetto dei pregiudizi e dell’alterigia dei potenti, corre per l’Europa. Anche il giovane Johan Sebastian Bach rimarrà colpito dalle sue opere, tanto da trascrivere per clavicembalo sei dei dodici concerti per violino. E pensare che viene “dimenticato per due secoli. Solo nel 1926 infatti viene scoperto l’archivio delle sue opere con tanti inediti”.

È il momento di immergersi ne Le Quattro Stagioni. La direzione di Ruben Jais – già ci aveva sapientemente preparato alla forma “concerto” e alla specificità di quella creazione – e il magnifico solista, Gianfranco Ricci, regalano all’uditorio, con l’esecuzione di Inverno ed Estate, un altro momento di felicità.

Nel 1741, a 63 anni, il prete rosso morirà. Si trovava a Vienna, dove era stato invitato dall’imperatore Carlo VI. Il narratore, Antonio Lubrano, così conclude: “La polvere dei secoli ha ricoperto non solo l’archivio delle sue opere ma anche le date fondamentali della vita di Antonio Vivaldi: solo nel 1963 infatti si è accertata con esattezza la data della sua nascita e nel 1938 quella della morte, grazie a un vecchio registro del Duomo di Santo Stefano a Vienna. Accanto al nome le istruzioni per la cerimonia. Una annotazione breve, agghiacciante: “Funerale dei poveri: due soli tocchi di campana”.

E così il pubblico, attento, curioso ed emozionato, sembra fare da controcanto alla “lamentazione” posta come incipit al presente articolo. E c’è da credere che il medesimo interesse si manifesterà anche negli appuntamenti successivi, sempre al teatro Carcano:

sabato 9 aprile ore 12,00: Chi ha paura di Bach?

sabato 14 maggio ore 12,00: Chi ha paura di Händel?

 

Maria Matarrese Righetti

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questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 

 



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