23 marzo 2016

IL DIURNO COBIANCHI E IL DIURNO VENEZIA: DUE STORIE A CONFRONTO


Il Diurno Cobianchi fu costruito nel 1924 sotto via Silvio Pellico, con ingresso da piazza del Duomo, su commissione di Cleopatro Cobianchi, che ne aveva realizzati altri in tutta Italia. Gi arredi erano della ditta Bega di Bologna, e probabilmente il progettista fu l’architetto e designer Melchiorre Bega. Nel 1999 l’amministrazione Albertini decise di spostarvi l’ufficio informazioni della Galleria Vittorio Emanuele e affidò il progetto, del costo di circa 3 milioni, allo studio Benevolo, sfrattando per finita locazione l’agenzia di viaggi Cobianchi. Nella primavera del 2000, in attesa dell’avvio dei lavori, furono rubati una parte dei banconi di gusto déco, le sedie da barbiere in ghisa, i tavolini della manicure e la rubinetteria dei bagni e ne feci denuncia in Procura, senza seguito perché il Comune, titolare dei beni, non si attivò.

10sacerdoti11FBInvece di restaurare integralmente il Diurno, con la ristrutturazione furono distrutti i bagni creando un locale anonimo, sostituiti i banconi rubati con copie moderne, sostituito gran parte del pavimento in piastrelle di graniglia con inserti a mosaico, asportato il rivestimento ceramico delle pareti. Fu aperta una nuova scala verso via Tommaso Grossi, creati dei lucernari di dubbio gusto su via Silvio Pellico, creato un nuovo ascensore dietro la scala originale, ritrovati resti romani sotto il pavimento (poi coperti con lastre di vetro), unito il salone con alcune cantine. Sono rimaste intatte la scala di discesa e alcune lampade, ma complessivamente l’atmosfera del Diurno è andata distrutta insieme alla perdita della sua funzione originaria.

Invece dell’ufficio informazioni del comune vi andò per un breve periodo l’Apt; fu quindi utilizzato come centro informazioni per l’Area C e nel periodo Expo fu utilizzato come Expoincittà Lounge per incontri, dibattiti, dj-set. Dopo aver tentato per tre volte di destinare il Cobianchi a uso commerciale, il Comune di Milano ha lanciato in gennaio un bando per concederlo a progetti indirizzati a realizzare attività ricreative, culturali e di aggregazione sociale, eventi, laboratori e seminari in prosecuzione ideale con le attività di Expoincittà.

La perdita del Diurno Cobianchi come testimonianza dei bagni pubblici di inizio ‘900 ha reso ancora più importante il restauro dell’Albergo Diurno Metropolitano sotto piazza Oberdan, che si è conservato intatto fino ai nostri giorni. Fu costruito tra il 1924 e il 1926 per iniziativa degli ingegneri Marcello Troiani, Carlo Cavacini e Giuseppe Masini in concorrenza con il Diurno Cobianchi. Gli interni di gusto decò si devono quasi certamente a Piero Portaluppi, in base a ricerche recenti di Stefano Masi e Pierfrancesco Sacerdoti.

Occupa una superficie di circa 1200 metri quadrati (88 metri per 14) ed è diviso in due parti: il salone degli artigiani verso corso Buenos Aires e il reparto bagni verso via Tadino che occupa due terzi della lunghezza e ospita sei bagni di lusso con vasca e i bagni semplici con doccia o vasca. Dall’ingresso principale verso corso Buenos Aires si accede all’atrio, occupato negli ultimi anni da un’agenzia viaggi e da un fotografo, e al salone, provvisto di due navate laterali che ospitavano barbiere, parrucchiere per uomo e donna, manicure e pedicure. Dal salone si accede al reparto bagni, il cui corridoio d’ingresso ha come fondale una fontana con statua in bronzo di Igea, dea della salute, dello scultore e ceramista Luigi Fabris (Bassano del Grappa 1883-1952).

Nella piazza si conservano due colonne di cemento, che contengono i condotti di scarico dei fumi della caldaia e dell’aria viziata. Sopra le scale di accesso vi erano due pensiline, di cui solo quella su via Tadino si è conservata, ma senza vetri di copertura, quella verso corso Buenos Aires è stata rimossa quando è stata costruita la Linea 1 della Metropolitana. L’accesso al Diurno avviene oggi dalla scala di accesso alla metropolitana, che ha sostituito quella originaria. Una parte dell’atrio e i gabinetti che si trovavano dall’altra parte della scala sono stati demoliti.

Nel 1985 il reparto bagni fu chiuso e ne 1990 il resto fu dato in concessione al Consorzio Oberdan Servizi, costituito dagli artigiani che vi lavoravano. Quasi tutti lasciarono il Diurno alla metà degli anni Novanta, vendendo una parte degli arredi che consideravano di loro proprietà. L’ultimo barbiere, Carmine Aiello, fu allontanato dal Comune di Milano il 16 giugno 2006 a causa di un contenzioso legale. Successivamente, in seguito alla rottura di un lucernario di vetrocemento provocata dalla ruota di un mezzo per la pulizia dell’AMSA, i lucernari vennero coperti con asfalto all’esterno e rinforzati con tubi Innocenti all’interno.

Nel 2005 il diurno fu sottoposto a vincolo monumentale e tra il 2000 e il 2006 fu studiata una convenzione con la Provincia per ospitarvi prima gli uffici e gli archivi della Cineteca Italiana, poi altre iniziative culturali in connessione con lo Spazio Oberdan. La provincia rinunciò nel 2011 al progetto per mancanza di fondi, avendo stimato un costo dei restauri di almeno 5 milioni di euro. Con l’elezione della giunta Pisapia e su mia sollecitazione, in quanto la struttura si stava rapidamente degradando per l’umidità, il Comune pensò di restaurare in Diurno con mezzi propri per ospitare lo sportello energia o altra funzione, attraverso l’emissione di un bando di concessione a privati.

La situazione è cambiata con l’arrivo all’assessorato ai lavori pubblici di Carmela Rozza, che aveva visto il Diurno ancora funzionante e se era appassionata, e l’attribuzione degli interni a Piero Portaluppi, che ha portato ad un forte interesse del Fai in un affollato convegno del 4 febbraio 2013 a Villa Necchi, che ho contribuito a organizzare.

Dopo l’apertura del Diurno nelle giornate del Fai di Primavera, il 22 e 23 marzo 2014, con code di molte ore, il Comune ha deciso di affidare il Diurno al Fai e di restaurare la parte esterna nel quadro di un progetto di recupero di piazza Oberdan dell’arch. Loredana Brambilla, con parziale pedonalizzazione. L’arch. Emilio Mancini si è occupato dei restauri. Sono state restaurate le colonne e la pensilina, rinforzata la soletta, rifatta la pavimentazione con un disegno che evoca la planimetria del Diurno sottostante, rimosse le edicole e le attività commerciali, ingrandite e ridisegnate le aiuole intorno agli alberi, posati nuovi lucernari che danno luce all’interno.

La piazza è stata inaugurata il 4 dicembre scorso da Rozza del Comune e Magnifico del Fai e sono state organizzate delle aperture al pubblico con visite guidate da volontari del Fai, comprese le Giornate di Primavera del 19-20 marzo. Nel maggio 2015 il Fai ha firmato una convenzione con il Comune che prevede la valorizzazione del Diurno con “interventi di restauro e conservazione che garantiranno l’apertura al pubblico e il recupero dei mestieri  legati ai servizi che erano un tempo forniti in tale luogo, organizzando percorsi formativi rivolti agli studenti o ad attività di alternanza scuola lavoro che consentiranno di ritrovare la sua peculiare funzione originaria di servizio al pubblico aggiornata alle attuali esigenze delle collettività”.

Al contrario di quanto successo con il Diurno Cobianchi con le amministrazioni di centro-destra, l’amministrazione Pisapia ha inteso mantenere l’immagine del Diurno Venezia quanto più possibile simile a quella originaria, anche se sembra difficile la riattivazione dei bagni e dei relativi impianti. L’interesse per questo luogo dimostrato dai milanesi, molti dei quali l’hanno conosciuto ancora funzionante e hanno trasmesso al Fai preziose testimonianze, sembra garantire la sua conservazione nel tempo.

 

Michele Sacerdoti

 



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