23 novembre 2009

CON IL NUOVO PGT SI TORNA ALLA MILANO MEDIOEVALE?


Sono stati pubblicati sul sito del Comune il piano delle regole e dei servizi del nuovo PGT, che è sottoposto in questi giorni al parere dei consigli di zona e delle parti sociali ed economiche che lo renderanno entro trenta giorni. Poi andrà all’inizio di dicembre in consiglio comunale per l’adozione.

Con il documento di piano pubblicato in luglio per la procedura di Valutazione Ambientale Strategica le caratteristiche del piano urbanistico che regolerà Milano nei prossimi anni sono chiare. Se il centro sinistra vincerà le elezioni nel 2011 potrà cambiarlo e sarà opportuno che lo faccia se non si vuole che Milano torni a una densità edilizia da città medioevale.

Il PGT completa il disegno di cementificazione della città iniziato dall’on. Lupi nel 1999 con il nuovo regolamento edilizio, proseguito dalla Regione nello stesso anno con il recupero dei sottotetti e con la legge 9/99 sui Programmi Integrati di Intervento, confermato dalla legge urbanistica regionale 12 del 2005 promossa dalle stesse forze politiche, proseguito con il piano casa di Formigoni, completato ora dal nuovo PGT a cui seguiranno sicuramente ulteriori modifiche del regolamento edilizio, e, dulcis in fundo, una legge regionale che ridarà la possibilità di demolire gli edifici artigianali bassi tra gli edifici residenziali e ricostruirli in altezza togliendo luce e visuale a chi abita intorno.

Recentemente il Sindaco Moratti ha nominato una Commissione per il Paesaggio i cui membri hanno scarsa o nulla esperienza sulla tutela paesaggistico-ambientale prescritta dalla legge urbanistica e dal codice dei beni culturali e ad essa saranno affidate le autorizzazioni edilizie dei prossimi anni.

E dove non si costruisce fuori terra si costruisce sotto terra, con parcheggi sotterranei che eliminano alberi di alto fusto nelle piazze e viali alberati per sostituirli con alberelli “da parcheggio”.

Quali sono le caratteristiche negative del PGT rispetto all’attuale PRG?

E’ stato eliminato qualunque limite all’indice di utilizzazione territoriale, cioè alla superficie edificabile per ogni mq di terreno. Attualmente questo indice è pari a 1 metro quadro per metro quadro, e quindi 3 metri cubi di volume per metro quadro. In futuro si partirà da un indice minimo di 0,65 mq/mq e di 1 mq/mq fino a 350 metri dalle stazioni della metropolitana, delle metrotramvie e ferrovie e si potranno acquistare sul mercato diritti edificatori per costruire ulteriori piani o demolire le abitazioni e ricostruirle più grandi.

Questo si potrà fare nel centro storico con un piano attuativo controllato dal Comune e nel resto della città con una concessione edilizia convenzionata dal punto di vista planivolumetrico. Nel secondo caso i vicini non potranno presentare osservazioni.

Il piano delle regole impone dei limiti di altezza rispetto agli edifici esistenti ma questi limiti sono facilmente aggirabili con le concessioni edilizie convenzionate e sembra che il consiglio comunale potrebbe addirittura eliminarli. In compenso sono stati eliminati i limiti minimi sulla dimensione dei cortili, che ostacolano il rialzo degli edifici. Le indicazioni sui sottotetti, risultato di una dura battaglia degli anni scorsi contro gli obbrobri sui tetti di Milano, sono sparite.

Aspettiamoci la chiusura di qualunque buco di cortina, la copertura di tutti i frontespizi ciechi, la costruzione di nuove residenze nei cortili alte almeno quanto le case intorno. Qualunque spazio edificabile tra le case sarà riempito e chi ha qualche visuale e un po’ di sole lo perderà.

Dato che questi diritti costeranno, ci si può aspettare che gli ampliamenti saranno effettuati prevalentemente nelle aree centrali e semicentrali di Milano, dove le densità edilizie sono già elevatissime, chiamate nel PGT ambiti contraddistinti da un disegno urbano riconoscible (ADR).

Su una media cittadina di 7.000 abitanti a chilometro quadrato, tra le più elevate d’Europa, le zone più dense della città, esterne al centro storico che ha solo 10.000 abitanti a kmq a causa degli uffici, arrivano a punte tra i 19.000 e i 22.000 abitanti nelle zone Buenos Aires Venezia, Loreto, XXII Marzo, Washington, Selinunte, e di 15000-19000 abitanti nelle zone Ticinese, Città Studi, Corsica, Porta Romana, Umbria Molise, Navigli, Padova, Isola, Maciachini, Tibaldi, Monterosa de Angeli, Bande Nere, Giambellino, Tortona, Sarpi, Ghisolfa.

Tutte zone in cui ogni abitante arriva ad avere solo dai 3 ai 10 mq di servizi indispensabili alla persona rispetto al minimo di legge di 18 mq (tutti dati ricavati dall’allegato sugli 88 Nuclei di Identità Locale del Piano dei Servizi). La media attuale su Milano è di 14 mq/abitante in base a quest’allegato, anche se la relazione del piano dei servizi parla di 21 mq/abitante aggiungendo quelli programmati.

Per quanto riguarda i servizi per i nuovi abitanti, la stima è di un abitante per 50 mq di superficie dell’appartamento, assolutamente irrealistica visti i costi delle case a Milano e la loro tipologia, non villette singole ma appartamenti in condominio. Quindi anche la dotazione prevista di 40 mq di servizi indispensabili ad abitante futuro (1.635.00) non sarà mai raggiunta perché con le volumetrie previste gli abitanti saranno molti di più.

Peraltro i calcoli del PGT evidenziano un deficit di 8 milioni di euro tra quanto il Comune incasserà dalle nuovi costruzioni e quanto costerà fornire i servizi alla nuova popolazione. questo vuol dire che prima si costruirà e poi si dovrà costruire ancora di più per incassare i soldi necessari per fornire i servizi, in una eterna rincorsa. I grandi progetti della città pubblica sbandierati dalla giunta e affidati alla progettazione delle archistar sono solo fumo negli occhi, non ci saranno mai i soldi per realizzarli.

Grazie alla densificazione i residenti di Milano aumenteranno di almeno 400.000 unità, una città di media grandezza, con la speranza di sottrarli ai comuni di prima e seconda cintura dove sono andati ad abitare grazie ai prezzi più bassi, che a loro volta stanno cementificando tutto il loro territorio.

Una concorrenza tra comuni a chi costruisce di più per avere più residenti che pagano gli oneri di urbanizzazione.

A fronte di una densificazione in aree già troppo dense e del peggioramento della vivibilità in queste parti della città il Comune acquisirà gratuitamente delle aree su cui costruire i servizi che mancano ai cittadini attuali e a quelli futuri e per creare gli spazi verdi che sono necessari.

Si spera anche di salvare le rimanenti aree agricole e le cascine a rischio di sfratto da parte dei proprietari delle aree del Parco Sud. Ma a quali costi per la vivibilità del resto della città?

Non sarebbe meglio impedire gli sfratti non dando alcuna speranza ai proprietari di questi terreni di poterli un giorno edificare?

Invece gli si regala dei diritti edificatori, 0,20 mq/mq, che potranno vendere a chi costruirà in città.

Il Comune sostiene che non consumerà altro suolo agricolo e con la perequazione sposterà le volumetrie altrove; ma in questo modo peggiora la qualità di vita nei luoghi dove viviamo, e ci rimarrà solo la consolazione di andare in campagna il fine settimana.

Ma la densificazione non è sufficiente per assorbire i diritti edificatori che si creano nel Parco Sud, ben 3,5 milioni di metri quadrati. Il Comune stima che un terzo andranno nelle aree già costruite, un terzo nelle zone marginali del Parco Sud dove si potrà comunque costruire (circa il 20% del Parco) e un terzo ad aumentare ulteriormente le volumetrie nelle aree di trasformazione: le aree ferroviarie dismesse, le caserme, le aree industriali dismesse e altre aree a cui è già stato dato un indice di edificazione elevatissimo, da 1,2 a 3,3 mq / mq).

In queste aree gli edifici raggiungeranno altezze notevoli, creando ombre intorno e traffico indotto.

Non si è avuto neanche il coraggio di eliminare i posti auto per le funzioni terziarie servite dai mezzi pubblici.

Cosa possono fare i milanesi? Chiedere come minimo che la perequazione urbanistica non si applichi nelle zone che superano la densità media attuale (7.000 abitanti a kmq) oppure chiedere la previsione di un indice massimo di 1 metro quadro a metro quadro, come attualmente in vigore. Questa è l’unica garanzia per avere ancora qualche spazio libero in città e non essere soffocati dal cemento. La densificazione può essere realizzata nei quartieri esterni della città, definiti Aree di Rinnovamento Urbano (ARU) nel PGT, quartieri che hanno basse densità e parecchi servizi per abitante ma non nel resto di Milano.

Il piano Beruto di fine ottocento aveva previsto degli isolati residenziali abbastanza grandi perché all’interno ci fossero dei giardini, poi vi hanno costruito degli edifici artigianali, ora vogliono riempirli di nuove case. Stiamo tornando ai quartieri densi delle città medioevali, con tanti piccoli cortili, demoliti a fine ottocento per motivi igienici. Allora intorno c’erano i boschi e le campagne, ora ci sono altri comuni che hanno costruito tutto, e non ci rinunceranno se Milano aumenterà le sue case, anzi costruiranno ancora di più per abbassare i prezzi. Poi ci troveremo con il territorio distrutto e le case vuote in mano alle banche per il fallimento delle operazioni edilizie. A Milano ci sono attualmente 80.000 appartamenti vuoti e uffici vuoti pari a 15 Pirelloni.

Ma intanto qualcuno ci avrà guadagnato, la mafia con il movimento terra, le imprese edilizie per la costruzione, cave e imprese varie per la fornitura del materiale. Mentre i politici che gestiscono l’operazione fanno appello alla sussidiarietà e citano a sproposito Don Giussani.

Michele Sacerdoti



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.



Ultimi commenti