16 marzo 2016

PARCHI: UNA VISIONE VERDE CHE SPEZZA LA FRAMMENTAZIONE


La proposta di Lanzani e Longo mi piace. Mi piace innanzitutto perché è una visione e non un rimedio. Perché è una visione alta e coraggiosa che restituisce dignità ai parchi indicando una sostenibile opzione per il loro futuro, senza replicare i difetti del passato. I parchi che oggi noi abbiamo in Lombardia languono proprio perché pezzo dopo pezzo sono stati divisi tra loro, svuotati da atti scellerati di depotenziamento, da una sottile e pervasiva idea che sono cose inutili e contro lo sviluppo (follia!), da una deregulation locale, da una sistematica riduzione dei finanziamenti (una vera e propria emorragia che non ha prodotto la morte dei parchi solo grazie al lavoro di chi nei parchi si è dato da fare oltre misura).

10pileri10FBI parchi regionali non crescono da decenni come pure i parchi locali, anzi crescono i consumi di suolo dentro di loro. Abbiamo pure assistito alla decapitazione del parco nazionale dello Stelvio per assecondare una assurda logica spartitoria obbediente al dictat della burocrazia politica e del localismo. Assurdo! Lanzani e Longo invece ci propongono accorpamenti e fusioni non per compiacere il demagogico imperativo della sparizione di enti inutili (e i parchi non lo sono!), ma per generare un’idea nuova di verde, più funzionale, più capace, più utile e dignitosa per i cittadini e in grado di far del bene ai parchi.

La frammentazione ha da sempre limitato gli sguardi, accorciato le prospettive e ci ha abituato a considerare i parchi delle grandi aiuole regionali con tutt’attorno l’urbanizzato. Invece dobbiamo ribaltare le visione e immaginare che tutto è un parco interrotto, ogni tanto, dall’urbanizzato. Se quello dei parchi è un sistema, sistema sia davvero. Se i parchi devono diventare qualcosa di grande, occorre aiutarli a scrollarsi di dosso i miserevoli attacchi cementizi proprio generando un modello culturale alto. E quello di Lanzani e Longo lo è.

Un progetto di sistema deve essere l’occasione per una ‘pedagogia verde’ in grado di aprire gli occhi ai cittadini perché i parchi sono un’opportunità e non un orpello. Ma non siamo ingenui. La visione di Lanzani e Longo deve depositarsi in un corpo di regole chiare che la sostengono e le danno possibilità concreta, cosa che al momento non c’è. Anzi c’è il contrario, a ben vedere. Già perché, ricordiamolo, non sono pochi gli ettari urbanizzabili lombardi negli oltre 1500 PGT che sono impropriamente in aree agricole strategiche e in parchi, sfuggendo a controlli ma soprattutto facendoci notare che, ancora oggi, comuni e tecnici vedono i parchi e le aree agricole come ‘cose’ da predare e non risorse con cui immaginare un futuro.

Ed è qui che bisogna lavorare in termini culturali, di visione e di regole. La visione proposta da Lanzani e Longo ha bisogno di un lavoro di accompagnamento culturale e pedagogico che la faccia diventare fortemente desiderabile da parte dei cittadini e dei politici. Noi, università e quindi centro culturale per definizione, possiamo fare la nostra parte, ma non da soli. Occorre che si levi un po’ dal basso e un po’ in modo trasversale un coro che dica chiaramente che il futuro del territorio sarà in progetti come questo che non sono solo belli, ma che ci permettono di girare pagina su alcuni difetti cronici del governo del territorio facendo leva su visioni forti e, come dico sempre, ‘fuori scala’ rispetto ai nostri modi piccini di pensare. E molto si può fare.

Ad esempio il contratto di rete ecologica nel varesotto, generato grazie al progetto LifeTIB di LIPU e Fondazione Cariplo, ci dimostra che ci sono anche gli strumenti procedurali e amministrativi per fare il salto e generare sistema. Ma non basta la buona volontà. Su un’altra scala, se ci pensate, anche il progetto VENTO fa lo stesso: è una visione concreta di come si potrebbe rigenerare il territorio potenziando la visione di paesaggio oltre i confini fisici e culturali, creando un nuovo filo narrativo desiderabile, spiegando quanto lavoro dignitoso si genererebbe (e a impatto zero) e approfittando di un mezzo leggero e bello come la bicicletta (turistica).

Ma anche qui occorre uscire dall’occasionalità e dagli schemi a-sistemici. Chiudo facendo allora una proposta a Lanzani e Longo che consiste nell’immaginare che i terminali sud delle loro proposte di green lungo Adda, Lambro e Ticino si incontrino proprio lungo un altro parco, interregionale e nazionale, che è incredibile non avere già: il parco del Po.

 

Paolo Pileri



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