16 marzo 2016

arte – LA FOTOGRAFIA DI HERB RITTS, TRA SOGNO E REALTÀ


LA FOTOGRAFIA DI HERB RITTS, TRA SOGNO E REALTÀ

La nuova mostra ospitata al Palazzo della Ragione è una vera sorpresa: poco conosciuto ai non addetti ai lavori, Herb Ritts, ha il dono di rendere in fotografia il concetto di leggerezza. Corpi umani, tessuti, elementi naturali e paesaggi si intersecano e nelle immagini vengono elevati fino a perdere tangibilità per assumere un’aura astratta. Ritts inizia la sua carriera fotografica sul finire degli anni settanta guadagnandosi la reputazione di miglior fotografo sia in campo artistico che commerciale. Oltre a produrre ritratti per riviste di moda (fra gli altri Vogue, Vanity Fair e Rolling Stones) Ritts realizza le campagne pubblicitarie per Calvin Klein, Gianfranco Ferrè, Gianni Versace, Giorgio Armani, Levi’s, Pirelli, Polo Ralph Lauren, Valentino e altri. Ma non solo: dal 1988 dirige alcuni video musicali e commerciali, per i quali ricevette anche numerosi premi. È un maestro di straordinaria sensibilità artistica.

arte10FBIl percorso espositivo si sviluppa attorno alle tematiche più presenti nel suo lavoro: in primo luogo i ritratti, che hanno contribuito a creare la mitologia di alcune delle celebrità più acclamate dello star system mondiale. Da quelle della musica: da Madonna a Michael Jackson, da David Bowie a Tina Turner, fino ad arrivare a Jennifer Lopez e Britney Spears; alle icone del cinema, come un giovanissimo Richard Gere, fotografato ancor prima del suo esordio sul grande schermo, o Reese Witherspoon, Brad Pitt, Penelope Cruz, Elizabeth Taylor. Inoltre, i paesaggi e le suggestioni africane: il continente nero ha sempre esercitato un enorme fascino su Herb Ritts, al punto da dedicargli numerosi viaggi, anche a pochi giorni dalla sua morte. Le forti sensazioni che quella terra era in grado di comunicargli trovano spazio in sorprendenti reportage, tra volti e deserti.

Così come recita il titolo della mostra, le immagini di Herb Ritts vivono in perfetto equilibrio grazie al dosaggio attento degli elementi naturali, l’esaltazione del corpo in movimento, l’evidenza dei volti, in un ambiente dominato dalla luce naturale. Nella sua fotografia c’è tanto equilibrio quanta fragilità, portati dall’incontro con la realtà, dal peso delle cose e del tempo: il mondo di Ritts non è reale, ma è un racconto di come l’autore (e noi con lui) vorrebbe (vorremmo) che fosse. Herb Ritts è questo, assenza di tempo, assenza spazio: solo leggerezza ed equilibrio.

Herb Ritts In equilibrio fino al 5 giugno 2016 Palazzo della Ragione Fotografia piazza dei Mercanti Milano; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 20.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30; biglietto € 12/10/6

 

A PALAZZO REALE RIVIVE LA BELLE ÉPOQUE CON ALFONS MUCHA

Tra decori, fiori e riccioli l’Art Nouveau ha invaso le stanze di Palazzo Reale con una grande mostra dedicata ad Alfons Mucha: fino al 20 marzo, infatti, sarà possibile fare un tuffo nel passato camminando tra sale color pastello, stucchi e specchi che insieme a poster e disegni raccontano lo stile liberty europeo. Con oltre 220 opere la mostra “Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau” propone al pubblico un percorso capace di ricostruire il gusto elegante, prezioso e sensuale del tempo attraverso le creazioni dell’artista ceco, gli arredi e le opere d’arte decorativa di artisti e manifatture europei attivi nello stesso periodo storico.

La vita e la carriera dell’artista si alternano e si intrecciano con il gusto dell’epoca attraverso mobili e oggetti di arte decorativa; l’esposizione prende il via dal grande poster Hommage respectueux de Nestlé realizzato per celebrare il sessantesimo anno di regno della regina Vittoria mentre la serie Les Arts mostra la capacità dell’artista di trasmettere emozioni diverse mediante il topos dell’immagine femminile, spaziando dal malinconico lirismo della Poesia all’energia della Danza.

La mostra si sviluppa per temi iconografici in modo da evocare atmosfere e suggestioni che possano stupire e coinvolgere il visitatore. La prima sezione è dedicata al teatro e a Sarah Bernhardt grazie ai quali Mucha acquisì notorietà internazionale. Si prosegue con la vita quotidiana: dalle scatole dei biscotti Lefevre-Utile, alle tavolette di cioccolato Idéal passando per i profumi e i prodotti per l’infanzia, tutti esempi del grande virtuosismo che consente all’artista di unire il sublime e il quotidiano.

Il tema chiave della terza sezione è l’immancabile figura femminile, sviluppato in due sale contigue, e che mira a evidenziare la duplice e contrastante concezione che i contemporanei avevano della donna, talvolta idealizzata in una creatura angelica, elegante e aggraziata, talvolta immaginata come femme fatale, accattivante e seducente, ma sempre capace di incarnare il valore universale della bellezza giovanile, espressa attraverso linee serpentine ed eleganti movenze.

La sezione dedicata al giapponismo affronta il tema dell’influenza dell’arte esotica e orientale sulla produzione europea, riscontrabile soprattutto nella preferenza per il segno grafico e marcato, per l’appiattimento bidimensionale e per gli accostamenti cromatici sgargianti e originali. Il mondo animale è invece rappresentato nella quinta sezione, dove è raccolto un repertorio di oggetti d’arte decorativa caratterizzati dalla presenza di animali emblematici, come il pavone, il serpente, la libellula e le creature acquatiche.

All’importanza dei materiali preziosi nell’immaginario Art Nouveau è dedicata la sesta sezione, mentre il tempo è protagonista della settima, rappresentato simbolicamente attraverso le grafiche dei calendari, delle stagioni e delle parti del giorno ideate da Mucha. Chiude la mostra la sezione dedicata all’immaginario floreale, in particolare rose, ninfee, iris e gigli, che letteralmente “invadono” la produzione Liberty e Art Nouveau.

Ma la mostra non si esaurisce: alle opere dell’artista sono affiancate una serie di ceramiche, mobili, ferri battuti, vetri, sculture e disegni di artisti e manifatture europei affini a quella medesima sensibilità squisitamente floreale e sinuosa che caratterizzava un certo filone del modernismo internazionale. Scopo della mostra è dunque quello di restituire appieno l’idea di un’epoca ricca e sfaccettata, facendo dialogare le invenzioni di Mucha con gli ambienti e le decorazioni contemporanee così da ricostruire il clima magico e sfavillante della Belle Époque.

Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau fino al 20 marzo 2016 Palazzo Reale – Piazza del Duomo 12, Milano Orari apertura lunedì 14,30 – 19,30 martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9,30 – 19,30 giovedì – sabato 9,30 – 22,30 Biglietti: Intero 12 € Ridotto 10 € Ridotto speciale 6 €

 

AL LAC, MARKUS RAETZ VISTA LAGO

A Lugano, a settembre, è stato inaugurato uno spazio che, per chi si occupa di arte e cultura, si avvicina molto all’idea di paradiso terrestre. Si chiama LAC (Lugano Arte e Cultura) ed è il nuovo centro culturale dedicato alle arti visive, alla musica e alle arti sceniche; ha meno di un anno ma già si candida a diventare uno dei punti di riferimento culturali della Svizzera.

Al LAC, incredibile edificio a tre piani pieno di luce e affacciato sul lago, hanno sede il Museo d’Arte della Svizzera italiana (MASI), nato dall’unione tra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte della città di Lugano, e una sala concertistica e teatrale da 1000 posti, interamente rivestita in legno e dotata di una speciale conchiglia acustica modulare e rimovibile, che accoglie un ampio calendario di spettacoli performativi e concerti.

La prima mostra monografica ospitata dal MASI è dedicata a Markus Raetz, poco conosciuto ai più, è uno dei protagonisti della scena artistica svizzera contemporanea e artista sorprendente. L’esposizione nasce da una collaborazione con il Kunstmuseum di Berna e il Musée Jenisch di Vevey che ne hanno ospitato le prime tappe nel 2014; quella a Lugano assume particolare rilevanza non solo perché è la prima personale dedicata all’artista in Ticino, ma soprattutto perché include l’installazione intitolata “Chambre de lecture”, mai presentata al pubblico fino a ora.

Oltre 150 opere guidano il visitatore nel percorso artistico di Raetz dagli anni Settanta a oggi: tra parole, paesaggi e vedute, volti e fisionomie si segue il pensiero dell’artista come guardando un filo di fumo che corre, si arrotola e si sfugge via. Grazie a un approccio al tempo stesso ludico e concettuale questi soggetti, in apparenza semplici e accessibili, rivelano nelle creazioni di Raetz la complessità della realtà che ci circonda. Ampio spazio è dedicato all’opera incisa, ambito prediletto dall’artista che negli anni ha esplorato le varie tecniche calcografiche alla ricerca di una sempre maggiore libertà creativa. Le sperimentazioni grafiche di Raetz sono accompagnate da una parallela ricerca in ambito plastico come testimoniano le numerose sculture incluse nell’allestimento: si tratta sovente di opere che si trasformano sotto lo sguardo dello spettatore mutando aspetto e significato a seconda del punto di vista scelto. Una parola può quindi trasformarsi nel suo esatto contrario o il profilo del celebre artista Beuys apparire al tempo stesso come la sagoma di una lepre: nelle sculture di Raetz coesistono gli opposti e niente è come appare di primo acchito.

Presentata in uno spazio dedicato e distinto rispetto all’allestimento della mostra, la Chambre de lecture costituisce un ideale punto di partenza per avvicinarsi alla poetica di Markus Raetz. L’installazione è composta da 432 profili in filo di ferro modellati dall’artista e sospesi ordinatamente davanti alle pareti di una stanza. I profili si animano al più lieve spostamento d’aria, dando vita a una serie di affascinanti dinamiche. Contemplando il movimento delle teste si è portati al contempo a sorridere e riflettere. Come spesso avviene nelle opere di Markus Raetz, il passaggio dalla dimensione più universale a quella intimistica della fruizione è senza soluzione di continuità.

Lugano dista meno di 80 km da Milano e la proposta culturale del LAC è tale per cui il viaggio vale davvero la pena. Se questo può incentivare: il prossimo weekend è previsto brutto tempo, e la prima domenica del mese l’ingresso è gratuito.

LAC Lugano Arte e Cultura Piazza Bernardino Luini 6, Lugano Orari: Ma – Me, Do: 10:30 – 18:30 / Gi – Sa: 10:30 – 20:00 Intero: chf 15.- / Ridotto AVS/AI, over 65 anni, gruppi, studenti 17-25 anni: chf 10.- /Ingresso gratuito <16 anni, la prima domenica del mese

 

 

IL SIMBOLISMO, O DELLA PRIMAVERA SPIRITUALE DELL’ARTE

È una giovane donna che emerge dalle tenebre con un libro aperto tra le mani colei che accoglie i visitatori e li introduce in un mondo soggettivo e onirico fatto a volte di luci soffuse, colori scuri e immagini demoniache e talaltre di luce e chiarore per una realtà di perenne primavera. Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra è la grande mostra inaugurata all’inizio di febbraio a Palazzo Reale e mette per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a dipinti, sculture e un’eccezionale selezione di grafica, provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private. Davvero si può parlare in questa occasione di grande mostra: oltre 2000 mq, con 24 sale per 21 sezioni che analizzano e offrono differenti declinazioni per un movimento a diffusione europea che ha segnato l’epoca a cavallo tra ‘800 e ‘900. Accomunate da una continua fuga dal quotidiano e dalla ricerca del superamento della realtà, ogni nazione trova la propria declinazione e i propri caratteri mantenendo come comuni denominatori, tra gli altri, la dimensione onirica, il mondo eroico della mitologia, l’amore erotico, la spiritualità.

Come all’epoca, anche nella mostra, letteratura, poesia, teatro e pittura sono continuamente intrecciate: testi, citazioni e frasi escono da cornici disegnate su pannelli come a creare immaginari collegamenti tra le opere e i visitatori, o come a suscitare aggiuntive suggestioni per facilitare l’immersione nell’atmosfera a cavallo tra i due secoli.

Tema ricorrente nel percorso, accentuato in alcune sezioni, è quello dell’acqua, metafora della vita: elemento primario in riti e rappresentazione magiche nell’800 trova nuova forza acquisendo un ruolo speciale. Apprezzata dagli artisti sul piano decorativo e luministico, ma soprattutto per le molteplici suggestioni evocative: sfuggente, cristallina o torbida, sorgente di vita ma anche pericolo letale, rivelatrice di paure inconsce o creatrice di stati ipnotici con il suo moto ondeggiante. Tra le altre La sirena (1893) di Giulio Aristide Sartorio, raccoglie in sé l’essenza del periodo: protagonista una giovane sirena dai fulvi capelli rossi mollemente abbandonata in un’onda verde, e un fanciullo bruno che la cinge; poco oltre alcuni teschi che suggeriscono la fine che la giovane vittima farà tra le braccia della donna.

Una delle sezioni più scenografiche della mostra saranno poi le sale dedicate alla Biennale del 1907: una straordinaria vetrina di confronto tra l’arte italiana più evoluta, cresciuta anche dal confronto con le grandi mostre della Secessione di Berlino e di Vienna. Giulio Aristide Sartorio è presente con l’imponente ciclo pittorico Il poema della vita umana, realizzato per la Biennale del 1907, la stessa dove venne allestita la famosa Sala dell’Arte del Sogno che ha rappresentato la consacrazione ufficiale del Simbolismo in Italia.

A conclusione del percorso espositivo lo spettatore attraversa l’atmosfera orientaleggiante e fantastica delle Mille e una notte, il ciclo decorativo realizzato da Zecchin alla vigilia della Grande Guerra, che lo lascia ancora più trasognante e spaesato quando superata la tenda nera si trova catapultato un secolo dopo nel bookshop della mostra.

Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra fino al 5 giugno 2016 Palazzo Reale piazza Duomo Milano orari lunedì 14.30 – 19.30 / martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 / giovedì e sabato 9.30 – 22.30 biglietti € 12/ 10 / 6

 

 

LA FONDAZIONE PRADA E LA RIGENERAZIONE CULTURALE DI MILANO

Il 9 maggio il sempre più vasto mosaico culturale di Milano si è arricchito di un importantissimo e preziosissimo tassello: la Fondazione Prada. La celebre stilista Miuccia Prada e il marito Patrizio Bertelli hanno regalato al capoluogo lombardo uno dei più interessanti interventi culturali visti in Italia in materia di arte, ma anche di architettura e, soprattutto, di rigenerazione urbana. Le vecchie distillerie di inizio Novecento sono state restaurate, ristrutturate, trasformate e integrate per offrire ai visitatori una superficie di 19.000 mq dove trovano posto non soltanto spazi espositivi per le varie mostre temporanee, ma anche un cinema, un’area didattica dedicata ai bambini, una biblioteca e il Bar Luce concepito dal regista Wes Anderson che si ispira ai celebri caffè meneghini e già diventato “cult” nel giro di pochi giorni.

La molteplicità e la versatilità degli spazi della Fondazione consentono un’offerta culturale estremamente variegata. Sono attualmente aperte al pubblico le mostre “An Introduction”, nata da un dialogo fra Miuccia Prada e Germano Celant, “In Part” a cura di Nicholas Cullinan e le installazioni permanenti di Robert Gober e di Louise Bourgeois presso la “Haunted House”, una struttura preesistente che, rivestita di uno strato di foglia d’oro, acquista un’aura altamente immaginifica e imprime un segno forte ed evidente nel paesaggio urbano di Milano. Ma è “Serial Classic” la mostra più sorprendente: Miuccia Prada abbandona momentaneamente la passione per il contemporaneo per rivolgersi al passato, all’arte antica dove sono scolpite le origini della nostra cultura. Salvatore Settis  e Anna Anguissola curano magistralmente una mostra che presenta l’ambiguo rapporto fra l’originale e la copia nell’arte greca e romana.

Un allestimento geniale presenta più di sessanta opere che dialogano fra di loro e con lo spazio esterno circostante attraverso ampie vetrate. Il modello perduto, giustamente sfocato, giunge ai nostri giorni attraverso le innumerevoli imitazioni, emulazioni o interpretazioni commissionate dalla ricca aristocrazia romana. Ed ecco che il solido blocco di marmo prende vita e si circonda di un’aura di sacralità ancora oggi percettibile. Gli spazi rivisti da Rem Koolhaas e dal suo studio OMA consentono a una vecchia fabbrica di trovare nuova vita in un tempio che ospita personaggi della mitologia, guerrieri e divinità quali Venere e Apollo con opere provenienti dai più importanti musei del mondo, dai Vaticani al Louvre. La Fondazione Prada diventa oggi il modello di quella inevitabile e illuminata collaborazione che deve esserci fra pubblico e privato per il beneficio dei cittadini milanesi, italiani e di tutti i visitatori stranieri che iniziano a intravedere nel laboratorio creativo di Milano la nuova Capitale Europea

Giordano Conticelli

Fondazione Prada – Largo Isarco 2 Milano (M3 Lodi T.I.B.B.) orari: tutti i giorni h10-21 biglietti: 10€ ridotto 8€ gratuito minori 18 anni e maggiori di 65

 

 

PIETÀ RONDANINI: LA NUOVA CASA ASPETTA I MILANESI

Dopo una vicenda travagliata durata alcuni anni, la Pietà Rondanini trova finalmente pace in un Museo a lei interamente dedicato. Dopo sessant’anni trascorsi nell’allestimento di BBPR nella Sala degli Scarlioni del Museo d’Arte Antica, l’ultimo lavoro di Michelangelo, quello forse più intimo ed emozionante, raggiunge una nuova collocazione, anch’essa densa di valore e simbologia. È l’antico Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco, realizzato nella seconda metà del Cinquecento per i soldati della guarnigione spagnola colpiti dalla peste, che porta in sé, per sua natura, l’essenza del dolore e della sofferenza. Termina così il percorso durato tre anni, da quando si è riconosciuta l’esigenza di dare rinnovato valore alla scultura michelangiolesca, che l’ha vista al centro di accesi dibattiti sia nel mondo politico che in quello culturale e si conclude in un evento di grande festa cittadina dove l’opera preziosa torna a Milano e ai milanesi in occasione dell’inaugurazione del palinsesto di Expo in città.

«Il nuovo allestimento ribalta completamente la visione a oggi consueta dell’opera: entrando i visitatori vedranno infatti la scultura di spalle e scorgeranno per prima cosa ciò che Michelangelo scolpì per ultima, la schiena della Madonna ricurva sul Cristo, rendendo ancora più intensa l’emozione per l’opera», afferma l’architetto Michele De Lucchi, cui è stato affidato il progetto allestitivo. «Solo girando attorno alla statua si vedrà la parte anteriore, con il Cristo cadente sostenuto dalla Madre: una prospettiva assolutamente inedita, voluta per mettere in risalto quella dimensione della scultura, incompiuta, prima impossibile da osservare nella sua completezza».

Un allestimento che invita alla contemplazione e al raccoglimento di fronte all’opera incompiuta di Michelangelo e che forse, più di ogni altra, racchiude nell’abbraccio dei due corpi il senso dell’amore. L’ingresso nel museo conduce ad un’immersione che coinvolge tutti i sensi grazie al profumo del legno, il silenzio che inevitabilmente cala di fronte alla scultura e alla penombra che avvolge la sala concentrando la luce solo sulla statua.

Museo Pietà Rondanini_Michelangelo – Milano, Castello Sforzesco, Cortile delle Armi

L’ingresso al Museo della Pietà Rondanini è compreso nel biglietto unico per i Musei del Castello Sforzesco al costo di 5 euro (ridotto 3 euro) acquistabile presso la biglietteria dei Musei del Castello Sforzesco

 

 

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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