9 marzo 2016

DIGITAL FABRICATION: TECNOLOGIA PER I BAMBINI CON NEUROLESIONI COMPLESSE


TOG è un posto molto bello dove superspecialisti erogano ai bimbi terapie riabilitative di alto livello e lo fanno in regime di totale gratuità, senza alcun sostegno da parte delle istituzioni, ma attraverso una ricerca fondi indefessa e a largo raggio. La Fondazione TogetherToGo Onlus (TOG) è una Fondazione milanese che nel 2011 ha creato un Centro di eccellenza per riabilitare bambini con lesioni neurologiche complesse, soprattutto Lesioni Cerebrali Infantili e Sindromi Genetiche con Ritardo Mentale. Il centro TOG, accreditato presso la Regione Lombardia, cura attualmente 107 bambini neurolesi erogando tutte le terapie psicomotricità e, accanto a questo, sostiene scuola e famiglia impegnate nel difficile compito di permettere a questi bimbi di raggiungere il loro massimo potenziale. La missione di TOG è la parte riabilitativa, non quella diagnostica che è a carico delle migliori strutture neuropsichiatriche e genetiche di Milano e dintorni.

05noja09FBL’equipe di TOG è costantemente ingaggiata nello sforzo di dare, dal punto di vista riabilitativo, il meglio ai bambini che segue ed è questa apertura del campo mentale che la porta a interfacciarsi con il mondo delle stampanti 3D. Uno degli aspetti della riabilitazione dei bambini neurolesi ha a che fare con la creazione di ausili che permettono di vincere contratture e deformità che sono sempre in agguato, nella lesione neurologica, in quanto è lesa l’armoniosa architettura che coinvolge comando cerebrale, muscolatura e strutture tendinee. Tradizionalmente gli ausili sono standardizzati, piuttosto costosi e, per questo, non sostituibili con la velocità che la crescita dei bambini richiedono.

Gli operatori di TOG, che posseggono una grande competenza in campo cinesiologico e biomeccanico, vedono nella tecnologia delle stampanti 3D una possibilità di ovviare a questi inconvenienti a patto che l’expertise neuromotorio sia rispettato. Si tratta di costruire con le stampanti 3D ausili perfettamente calibrati sul bambino, ottenuti con posizionamenti specifici delle parti del corpo interessate, leggeri ed esteticamente piacevoli, poco costosi e sostituibili velocemente, non appena la situazione si trasforma.

Per questo alla fine del 2014 TOG partecipa a un concorso organizzato da AXA, chiamato “Nati per Proteggere” e lo vince, aggiudicandosi un premio del valore di 50.000 euro grazie al quale acquista due stampanti 3D, i programmi per la progettazione e i materiali di stampa. Dunque piccole docce per garantire una postura corretta dei bambini, seggioline modellate per garantire che si siedano in modo da tutelare le articolazioni, splint che combattano l’intrarotazione di una manina plegica vengono digitalizzate e stampate in 3D: l’operazione è corretta solo se la competenza informatica e tecnologica si associa con la competenza dei professionisti della cinesiologia.

Ma l’avventura non si ferma qui perché, nella sua continua strada di perfezionamento, TOG incontra un Laboratorio di fabbricazione digitale, Open Dot, in cui design, tecnologie digitali e artigianato si fondono. Il tema è la creazione di oggetti che non siano seriali, che siano a basso costo disegnati e co-progettati da più autori che collaborano per rispondere alle esigenze di soggetti che hanno particolari esigenze: in questo caso i piccoli di TOG.

Ma quali sono gli oggetti? Non sono solo gli ausili di cui abbiamo parlato, ma possono essere infiniti gli oggetti che servono ai piccoli neurolesi e che sono calibrati sulle loro necessità e capacità: possono essere penne o pennelli che permettono loro di scrivere e disegnare nonostante le loro difficoltà nella presa di uno strumento, anche elementare come una matita; tazze o bicchieri che possono essere impugnati anche se un braccio e una mano hanno una funzionalità ridotta; giochi utilizzabili da bambini con capacità di comunicazione limitate; oggetti di posizionamento o locomozione speciali, ma favorenti l’integrazione con gli altri bambini perché fatti artigianalmente in modo da diminuire il divario (a volte tutto mentale) tra normale e chi non lo è; strumenti di riabilitazione cognitiva resi accessibili anche a bambini molto deficitari.

L’elenco potrebbe continuare perché lo scopo di tutto è permettere al bambino il raggiungimento del massimo della sua autonomia, incentivandolo nell’inserimento alla vita sociale attraverso strumenti adatti, esteticamente belli e utili alla sua vita: da qui nasce il progetto “L’oggetto che non c’è” presentato il 22 febbraio scorso a Milano da TOG e Open Dot. Il percorso coeso e integrato tra TOG e Open Dot si articola su vari fronti:

la progettazione di un software dedicato agli operatori clinici di TOG per consentire la scansione e la digitalizzazione della parte corporea interessata e la conseguente creazione degli ausili ortopedici in cui il know how di Open Dot supporta l’esperienza medico-sanitaria e le competenze specifiche di TOG per sviluppare innovazione cinesiologica.

il re-design di oggetti, sistemi cognitivi, giochi, ausili di vita quotidiana: Open-Dot e TOG ridisegnano, insieme alle famiglie e ai bambini, “oggetti di vita” per i piccoli con deficit motori, cognitivi, comunicativi e comportamentali per favorirne le attività e l’integrazione.

la co-progettazione con alcune università per affrontare il tema della disabilità esplorando l’approccio maker. Al tavolo del progetto ”L’oggetto che non c’è“ partecipano gli studenti della NABA, Domus Academy (Enrico Bassi di Open Dot insegna in entrambe le scuole), l’Università di Gent (Niel Liesmons): tutti per progettare e produrre “oggetti” su misura, fatti con strumenti facili ed economici, capaci di risolvere i veri problemi della vita dei piccoli neurolesi.

 

Antonia Madella Noja

Segretario generale della Fondazione TOG

 

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