9 marzo 2016

musica – I QUARTETTI “VIENNESI” DI MOZART


I QUARTETTI “VIENNESI” DI MOZART

Martedì scorso 1° marzo abbiamo goduto la seconda serata della “integrale” dei Quartetti per archi di Mozart eseguiti – come è giusto che sia ma raro che avvenga – in ordine cronologico; se la prima serata era stata dedicata al Quartetto di Lodi e ai sei Quartetti cosiddetti “milanesi” – scritti nei due anni complessivamente trascorsi da Mozart nel nostro paese grazie ai tre viaggi ch’egli fece fra il dicembre 1769 e il marzo 1773 – questa seconda serata ha visto il Quartetto di Cremona eseguire i sei Quartetti cosiddetti “viennesi”, scritti fra il 17 luglio ed il 24 settembre del 1773, cioè poche settimane dopo il suo rientro dal terzo viaggio, durante una breve permanenza nella capitale ove si era recato nella speranza di ottenere un incarico stabile.

musica09FBNei settanta giorni trascorsi a Vienna il ragazzo (aveva poco più di diciassette anni, oggi in Italia sarebbe un liceale) scrive tutti e sei i Quartetti – composti da ben 24 movimenti, poiché mentre i “milanesi” avevano tre movimenti ciascuno, ai “viennesi” ne viene aggiunto un quarto, generalmente un “Menuetto” (sic) – concludendo così un momento magico che non si ripeterà se non nove anni dopo quando, alla fine dell’82, rimetterà mano a questo genere e scriverà – questa volta però in due anni – i sei Quartetti più famosi, quelli dedicati ad Haydn.

Dei primi sette Quartetti avevo scritto che “erano particolarmente interessanti per aver messo in evidenza il progredire del giovanissimo Mozart nella scrittura di una delle più alte espressioni musicali“; ma proprio da questo punto di vista i sei successivi sono ancor più sorprendenti. Infatti non solo il loro progredire dal primo al sesto è ancor più evidente, ma è anche concentrato in un tempo brevissimo; inoltre fra i “milanesi” e i “viennesi” vi è anche un radicale cambio di ispirazione e di linguaggio. In Italia Mozart aveva visitato – oltre a Milano, ove si era trattenuto a lungo – Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Torino, Venezia e altre città minori, aveva conosciuto e frequentato i grandi compositori italiani e aveva avuto modo di ascoltare i melodrammi che imperversavano in quei teatri “all’italiana” di cui ogni città degna di questo nome era dotata; rientrato a casa si è improvvisamente immerso nel clima culturale austroungarico dominato da Haydn e in quello germanico ancora influenzato da Bach, scomparso solo ventitré anni prima.

Così, mentre nei Quartetti milanesi si sentono una morbidezza e un lirismo molto italiano, i viennesi risentono sensibilmente – a dispetto del più che gioviale carattere mozartiano – dell’austerità asburgica e persino di quella luterana; si pensi alle fughe – non solo quelle interamente sviluppate ma anche gli accenni nei canoni e nei fugati tutti di evidente derivazione bachiana – che Mozart introduce nei secondi e che sono quasi assenti nei primi, scanditi piuttosto da ritmi di danza.

C’è da aggiungere che nei Quartetti dell’estate del 1773 cambia proprio l’atteggiamento e l’umore di Mozart; in Italia era in qualche modo in vacanza, scopriva giorno dopo giorno un mondo diverso, più divertente ed eccitante di quello della corte salisburghese in cui era cresciuto; soprattutto, grazie alle presentazioni che suo padre aveva ottenuto da nobili e prelati, si presentava ovunque come enfant prodige e come tale era vezzeggiato e coccolato. Nella capitale dell’impero, invece, ospite della vedova del capocuoco di corte, alloggiato alla bell’e meglio per un soggiorno relativamente breve (quanto concessogli dal terribile arcivescovo Colloredo che negli stessi giorni si era allontanato da Salisburgo), preso dalla preoccupazione di costruirsi la carriera di musicista, è ovvio che il ragazzo perda un po’ di sicurezza e di freschezza, che si senta meno libero di “inventare”, che debba essere più guardingo e azzardare di meno. Di tutto ciò i sei Quartetti viennesi sono spie e testimoni se si osservano come certe timidezze siano più riscontrabili nei primi Quartetti e scemino poco a poco, mano a mano che la scrittura procede, fino ad arrivare all’ultimo che è decisamente il più riuscito, sta più in alto di tutti (Abert), è l’unico in una tonalità minore (il magico re) e si conclude, guarda caso, con una grandiosa Fuga.

Gaia Varon, nella sua sempre bella introduzione al concerto, ha fatto osservare che anche Haydn – che aveva già scritto i primi 36 Quartetti (ne scriverà in totale più di sessanta!) nei dieci anni che corrono fra il 1762 e il 1772 – farà passare altri nove anni prima di rimetter mano al Quartetto d’archi, che riprenderà solo nell’81 quando, diventato amico di Mozart (erano iscritti alla stessa loggia massonica) scriverà i sei Quartetti cosiddetti “Russi”. È curioso osservare anche come Mozart abbia dedicato ad Haydn i successivi sei Quartetti del 1782/1784, così come undici anni dopo (siamo nel 1795) farà Beethoven con le sue prime tre Sonate per pianoforte dell’opera 2; dediche tutte assolutamente anomale in quanto offerte a un collega compositore – ancorché celeberrimo e molto più anziano di loro (aveva 24 anni più di Mozart e 38 più di Beethoven) – anziché a un aristocratico o a un regnante nella speranza di averne un incarico oppure, come capiterà più tardi in epoca romantica, ad una amata. È questa una delle testimonianze del forte legame, tutto viennese, che tiene insieme i tre grandissimi compositori. Manca Schubert – nel 1795 non era ancora nato (nascerà due anni dopo) – che si consumerà nella ammirazione dei tre geni e in particolare di Beethoven.

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


9 aprile 2024

VIDEOCLIP: LA MUSICA COME PRODOTTO AUDIOVISIVO

Tommaso Lupi Papi Salonia






20 febbraio 2024

SANREMO 2024: IL FESTIVAL CHE PUNTA SUI GIOVANI

Tommaso Lupi Papi Salonia



20 febbraio 2024

FINALMENTE

Paolo Viola



6 febbraio 2024

QUANTA MUSICA A MILANO!

Paolo Viola



23 gennaio 2024

MITSUKO UCHIDA E BEETHOVEN

Paolo Viola


Ultimi commenti