24 febbraio 2016

IL RUOLO DEL DECISORE PUBBLICO NELL’EVOLUZIONE DEL COMMERCIO URBANO


Il cibo e il commercio alimentare sono, in questa fase storica, al centro di un forte interesse da parte dei media e dell’opinione pubblica. Il successo – quanto meno in termini di pubblico – dell’Esposizione Universale 2015 può senz’altro essere letto anche come manifestazione di una più diffusa attenzione verso i temi dell’alimentazione e delle problematiche a essa correlate, dal rapporto tra cibo e salute al più ampio tema delle risorse alimentari e della sostenibilità dei modelli vigenti. Non è sbagliato pensare che questa maggiore sensibilità, unita alle trasformazioni sociali che hanno interessato la città negli ultimi decenni, finisca a sua volta per influenzare l’offerta stessa e le forme attraverso cui essa si manifesta.

10abdu07FBPer Milano le attività legate allo scambio commerciale sono storicamente elementi di grande valore economico e di identità culturale. La produzione e la commercializzazione, in particolare dei prodotti agricoli, è stata per secoli la matrice di quei legami stretti tra Milano e il suo territorio; si tratta di una lunga tradizione di distribuzione alimentare capillare, attraverso la rete dei mercati di diverse tipologie: mercati coperti e mercati all’aperto su area pubblica con varie modalità di organizzazione spaziale e specializzazione merceologica, a fianco del commercio di vicinato o delle medie strutture di vendita alimentare che, soprattutto negli ultimi decenni, si sono diffuse in città.

Pur in un contesto di crisi e di trasformazione del settore, la localizzazione di attività commerciali, oggetto anch’esse di significative innovazioni di formato, è stata inoltre negli ultimi decenni un veicolo rilevante di operazioni di rinnovo urbano, attraverso la rifunzionalizzazione di spazi dismessi, esito della trasformazione economica della città. Rispetto a questa situazione di sfondo, negli anni più recenti si è sviluppata una forte e crescente attenzione per la qualità del cibo, la sua provenienza, le modalità con cui viene prodotto e distribuito: un vero cambiamento di prospettiva economica, sociale e culturale che, nel caso di Milano, sembra avere trovato già nel periodo di Expo 2015 nuovi motivi di fertilizzazione. Questo quadro in movimento richiede anche una maggiore dinamicità delle politiche pubbliche, dal punto di vista della governance dei processi innovativi che attraversano le trasformazioni.

Proprio l’innovazione dei modelli gestionali nei mercati comunali, ad esempio, è la chiave di sopravvivenza di queste realtà, soggette costantemente a condizioni esogene immateriali e materiali che possono determinare fasi di crisi per questo servizio commerciale urbano: tipicamente nel primo caso pensiamo alla modifica degli orientamenti dei consumatori e quindi delle scelte degli stessi nel campo del commercio alimentare (lo possiamo chiamare Mercato con la m maiuscola) mentre, nel secondo caso, le caratteristiche di un contesto urbano in cui una struttura è inserita possono sancirne il successo o il fallimento in rapporto all’attrattività della struttura stessa, così come in rapporto all’interesse degli operatori a scegliere quel luogo per svolgere la propria attività commerciale.

Il ruolo cui viene chiamato il decisore pubblico non può essere quello di chi assiste semplicemente a queste dinamiche e alle trasformazioni urbanistiche che esse comportano, in termini, ad esempio, di logistica e di viabilità, di consumo di suolo e di esigenze di rifunzionalizzazione di spazi pubblici e privati. L’esame delle policy attuabili, proprio in rapporto ai formati consolidati, ma anche a quelli innovativi, Mercato Metropolitano su tutti, è necessario per formulare proposte e per rilanciare questioni aperte nel dibattito pubblico, al fine di definire obiettivi nel breve e nel lungo periodo, che è poi il compito cui è chiamata la politica ai vari livelli decisionali. Anche il decentramento amministrativo, in cui chi scrive opera dal 2011 come presidente della Commissione Urbanistica, Commercio e mercati, Turismo, può ricavarsi un ruolo determinante definendo indirizzi politici e azioni concrete nel sostegno al commercio urbano e al suo ruolo di motore pulsante di un quartiere. Sebbene forse si sia persa negli anni una dimensione di comunità, tipica del paese di provincia, c’è la sensazione che oggi a Milano, nel 2016, sopravvivano ancora forme di identità locale.

È quindi responsabilità del decisore pubblico alimentare questa predisposizione naturale del territorio, per non lasciarla come retorica dichiarazione di intenti scritta in qualche delibera amministrativa, bensì per utilizzarla come chiave di lettura in grado di garantire qualità urbana, grazie agli interventi mirati che si possono mettere in atto per sostenere le attività commerciali e la loro capacità di costruire legami e tessuto sociale.

 

Mattia Abdu

 



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