17 febbraio 2016

IL POST PRIMARIE: TRE CANDIDATI MANAGER E LE PRATERIE A SINISTRA


Il weekend delle primarie milanesi definisce quelli che sono i tre contendenti alla poltrona di sindaco che si sfideranno la prossima primavera: Beppe Sala, Stefano Parisi e Corrado Passera. Tre personaggi dall’identikit molto simile, se non addirittura sovrapponibili: manager di primissimo piano in multinazionali cardine per l’economia e la finanza italiana che hanno ricoperto, in anni differenti, ruoli chiave nel panorama politico e pubblico nazionale. Uomini per tutte le stagioni e per tutti, o quasi, gli schieramenti politici: nei loro curriculum le nomine alla dirigenza pubblica, o ad alte cariche ministeriali, sono arrivate tanto da governi e giunte di centrodestra che di centrosinistra.

02telesca06FBTre competitors dalla storia pressoché identica, facce della stessa medaglia e della stessa Italia, paese convinto da vent’anni di berlusconiano della necessità di avere manager, e non politici, impegnati in politica. Una visione aziendalistica della cosa pubblica ben rappresentata in primis da Matteo Renzi, l’uomo dagli slogan degni del miglior pubblicitario, l’ideatore di slides riassuntive di programmi politici (sovente, poi, smentite dai fatti).

Non a caso, e non solo per spirito di satira, si è levata la voce di una mozione per un ticket tra i tre candidati, così da riassumere sotto un unico nome tre percorsi dai numerosi (fin troppo) punti di contatto. Una soluzione che potrebbe giovargli guardando da vicino le coalizioni che si troverebbero a guidare nella gazzarra elettorale. Parisi ha dichiarato di essere l’uomo giusto per unire le diverse anime del centrodestra, dalla Lega a Lupi: una missione dal sapore tolkieniano viste le profonde spaccature tra le diverse anime della destra, a partire dagli strali quasi quotidiani che Salvini lancia nei confronti di NCD.

Sala, dal suo canto, troverà a supportarlo una coalizione disunita dopo la serrata campagna elettorale delle Primarie: da un lato Majorino e Balzani che gli garantiscono un supporto “condizionato”; dall’altro pezzi di minoranza Pd e SEL poco inclini a sostenere l’ex uomo di fiducia di Letizia Moratti. Passera, infine, candidato del suo partito Italia Unica, attira le attenzioni dei centristi, ma è condannato a essere schiacciato nel mezzo tra Parisi e Sala.

Ecco che allora la parte politica che si ritrova priva di rappresentanti (e candidati) nella corsa verso Palazzo Marino è proprio la sinistra, orfana e già nostalgica del sogno arancione rappresentato dalla Giunta Pisapia, senza una voce e un volto ufficiali: perché in realtà la situazione è molto fluida, e già tanti soggetti politici stanno ragionando sulla costruzione di una lista civica per Milano, con incontri e dibattiti pubblici. Lo spazio a sinistra c’è, vi sono delle vere e proprie praterie in fatto di programma, progetti, ambizioni e visioni della città. C’è da riprendere mano a quanto solo in parte fatto dalla Giunta uscente: penso a scelte ancora più radicali e coraggiose in fatto di ambiente, mobilità sostenibile e Area C; nuove soluzioni dell’emergenza abitativa; (ri)utilizzo del suolo e degli spazi pubblici a fini collettivi e sociali.

Ci sono poi proposte ambiziose da considerare, in cui credere per rilanciare Milano nella sua veste di laboratorio per nuovi modelli di politica nazionale: su tutti spiccano forme di sostegno al reddito strutturali, che vadano ad ampliare il raggio d’azione e la platea dei soggetti attualmente interessati dalle forme di sussidio vigenti a livello locale. Ci sono eredità ingombranti e scomode, su tutte la gestione del dopo Expo. Ci sono, infine, le tante (e buone) pratiche amministrative messe in campo nell’ultimo quinquennio, iniziando dalla brillante gestione dei flussi migratori alla registrazione delle unioni civili omosessuali, da ereditare con soddisfazione: si peccherebbe d’arroganza e di superbia gettando il bambino con l’acqua sporca. Tutto questo senza dimenticare il nuovo assetto e la nuova organizzazione del territorio, con l’ente Città Metropolitana a guidare le nuove Zone, avviati a diventare dei municipi con maggior autonomia e raggio d’azione.

Grandi sfide che si possono affrontare avendo fondamenta solide sulle quali innalzare la propria costruzione politica: in tal senso il soggetto civico che potrà prendere forma a sinistra non deve essere un rassemblement instabile e male assortito, una specie di Unione in salsa meneghina. Deve trattarsi, piuttosto, di un progetto credibile e nel quale i soggetti promotori credano non solo per la prossima scadenza elettorale, ma anche per traguardi più lontani. Un soggetto politico che possa reggersi sicuro sulle proprie gambe, con la schiena ben dritta e lo sguardo rivolto al futuro, capace di affrontare serenamente (o quantomeno saggiamente) anche un risultato negativo alle urne.

Si potrebbe iniziare dalla scelta di un candidato sindaco credibile e di spessore che rifugga da personalismi di sorta; che sia la voce e il rappresentante di un progetto d’amministrazione cittadina sentito, diffuso e condiviso; che abbia a sostegno una squadra unita e preparata; che voglia innanzitutto parlare alle persone e con le persone. Don Tonino Bello affermava che la politica fosse un’arte “nobile e difficile”: tocca divenire artisti instancabili per dipingere la Milano che vorremmo.

 

Emanuele Telesca

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti