10 febbraio 2016

L’INVASIONE DEGLI ULTRACORPI URBANI


È il titolo di un film di fantascienza del 1956, tratto da un romanzo che in quei tempi ebbe grande successo sull’argomento, diventando in breve un “cult” per gli appassionati di quei film. Si trattava della sostituzione della personalità umana, durante il sonno, da parte di extraterrestri che piovevano dallo spazio e creavano, al fine di conquistare la terra, dei replicanti mantenendone identico l’aspetto esterno.

05zenoni05FBSembra proprio quello che sta succedendo a Milano nel campo dell’architettura dove molti fabbricati vengono colpiti dall’invasione di “ultracorpi”che mantengono le funzioni interne ma cambiano radicalmente l’involucro esterno specie nella parte superiore con inserimenti senza senso che perturbano fortemente la scena e il paesaggio urbano della città.

Ma mentre nel film l’amministrazione pubblica locale intervenne grazie a un allarme lanciato da un attento scienziato riuscendo così a debellare l’invasione, nel nostro caso è la stessa Amministrazione Pubblica attraverso tutte le sue articolazioni che fa piombare sulla città questa serie di “ultracorpi edilizi” che annullano la personalità architettonica degli edifici colpiti senza alcun rispetto del concetto di “continuità” che Rogers aveva individuato come compatibile per lo sviluppo e trasformazione delle storiche città nel tempo.

In questi interventi la continuità non c’è. E non c’è traccia della contestualizzazione, documento da allegare a ogni progetto e richiesto dalla Commissione Edilizia degli anni ’80/’90 perché il progettista spiegasse la genesi del progetto.

Dobbiamo ricordare che tutto ha origine dalla legge per l’utilizzo dei sottotetti che partita come interessante metodologia di intervento per utilizzare volumi esistenti in modo diffuso senza pesare sulle urbanizzazioni, e migliorare il contenimento energetico del fabbricato, si è trasformata in un intrico legislativo nel quale Regione e Comune hanno dato il peggio della loro cultura amministrativa della città, assieme ai contributi negativi della Commissione del Paesaggio. Per cui alla fine i sottotetti spariscono e danno luogo a un ultimo piano alto 2,40 mt con copertura a terrazzo con i corpi tecnici in bella vista a completare lo squallore architettonico e commerciale di queste nuove residenze (il sottotetto si può considerare “House”, l’ultimo piano alto 2,40 è solo una “Bad-Home”, differenza fondamentale per la qualità della vita)”.

Alien in piazza Wagner, del quale ho parlato su ArcipelagoMilano è della stessa categoria dell’edificio sull’angolo di via dei Giardini con Fatebenefratelli illustrato con una lettera del 18 novembre al Corriere da Walter Monici.

Sono certamente i peggiori di una proliferazione di “ultracorpi”che stanno prendendo possesso di Milano posandosi come nei casi citati, su pregevoli e dignitosi edifici ottocenteschi ormai definitivamente degradati da questi inopportuni interventi.

Ma gli “ultracorpi” colpiscono anche le facciate su importanti strade milanesi come quella in Corso Buenos Aires descritta da Sacerdoti su ArcipelagoMilano dove pur lasciando lo stesso volume si produce un lifting che più maldestro e offensivo penso non si potesse fare. Ricordo che a Vienna da più di 20 anni l’architetto Hundertwasser ha dimostrato come una ristrutturazione di alcune case popolari in isolati a cortina può essere piacevole, moderna ma anche sfrontata, allegra, e contemporaneamente rispettosa dei ritmi delle costruzioni adiacenti (la continuità !) diventando addirittura oggetto delle visite organizzate ai monumenti cittadini. Vincendo così alla grande il derby cittadino per l’evoluzione civile della città contro l’ “ultracorpo” di Hollein davanti a Santo Stefano.

In questi ultimi anni c’è qualcosa che non va a Milano, dove nel disinteresse dei politici uniti dalla loro insufficiente cultura architettonica, sembra prevalere la cultura dei componenti la Commissione del Paesaggio nominata dagli stessi politici. Questa Commissione affascinata dagli scatoloni vetrati invece di tutelarlo il paesaggio milanese lo imbastardisce, facendo perdere così le peculiari caratteristiche urbane di una storica città europea. Commissione che non è riuscita a fermare i progettisti megalomani che intervengono come elefanti in una cristalleria nei siti dove esiste un disegno urbano da rispettare e che andrebbe sviluppato con la continuità di cui parlava Rogers.

Sorprendente è anche il mancato dibattito tra progettisti e all’interno delle loro associazioni, restando la difesa dall’invasione degli “ultracorpi” a pochi singoli architetti ospitati da Luca Beltrami Gadola su ArcipelagoMilano e ai quali cominciano ad affiancarsi cittadini di diversa cultura e sensibilità come Walter Monici che esprimono il loro dissenso condiviso da Isabella Bossi Fedrigotti attraverso la sua rubrica sul Corriere. E ora anche da Alessandra Corica su Repubblica del 14 dicembre ultimo scorso dove va finalmente sulla stampa un altro dei cavalli di battaglia di ARCHXMI: i ponti sui Navigli e quelli della cintura ferroviaria, infrastrutture di valore storico ma resi invisibili dalla pubblicità che li soffoca.

 

Gianni Zenoni

Vice Pres. di ARCHXMI

 



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