10 febbraio 2016
ASSOLO
di Laura Morante [Italia, Francia, 2015, ’97]
con Laura Morante, Piera Degli Esposti, Francesco Pannofino, Lambert Wilson, Marco Giallini
Assolo è la seconda opera di Laura Morante da regista, è un film sulla vita di una donna molto, molto fragile. Flavia (interpretata dalla stessa Morante) è una cinquantenne insicura, la conosciamo attraverso il sogno che apre il film e che racconta alla sua psicoanalista, la dottoressa Grünewald interpretata da Piera Degli Esposti . Nel sogno Flavia è morta, distesa su un letto. Nella sala accanto sono riuniti gli uomini con cui ha avuto relazioni sentimentali, compresi i suoi due ex mariti e i figli avuti da loro. Dapprima gli ex sono straniati dall’avvenimento, provati dal dolore, poi, pian piano, le loro conversazioni vertono sulle inadeguatezze della defunta.
Flavia, in effetti, sembra sbagliarle tutte nella vita, impegnata com’è a cercare il consenso e l’affetto delle persone che la circondano. Non riesce a tagliare i ponti con nessuno: gli ex e le loro nuove compagne (che le paiono migliori di sé), l’amante francese bugiardo conclamato, ecc.
Si sente sempre sola, inetta, e questo suo affannarsi per essere considerata la lascia priva delle energie e della determinazione necessarie per raggiungere gli altri obiettivi della vita, a partire dalla patente automobilistica che prova da tempo a conseguire.
Insomma, Flavia sembra un vero disastro, sia al lavoro dove subisce umiliazioni e persino alle lezioni di tango dove, con altre donne agée, sembra destinata a far da tappezzeria. Peggio di lei c’è solo l’amica, interpretata da Angela Finocchiaro, che spia l’ex consorte nascondendosi in auto e gli urla invettive.
L’unico affetto gratuito sembra venirle dal cane dei vicini che a volte accudisce, ma che le verrà sottratto. Per fortuna la vita non è così impossibile come Flavia se la immagina: alcuni incidenti le faranno scoprire che l’autostima e la libertà sono sempre stati a portata di mano.
In questa commedia corale, i coprotagonisti sono molti da Pandolfini, Alberti, Crescentini, Grimalda, Giallini; c’è un clima di autobiografismo generazionale, le vicende di Flavia sono, infatti, iscritte in un clima collettivo. Certo il film alterna momenti riusciti a momenti in cui sembrano prevalere cliché, forse per raccontare tanta insicurezza ci sarebbe voluta una presa più salda, una struttura più forte, un po’ come accade nei film di Woody Allen.
Da segnalare la colonna sonora di Nicola Piovani.
Dorothy Parker
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi